Tre volte benedetto
Raffaello, Trasfigurazione |
Che le stelle piangano le
loro lacrime di diamante.
Che il cielo muoia a partire
dal cielo.
Che il cielo sia la
sconfinata misura della sua fine.
E che la terra esca dalla
terra in costole di dolore,
sotto il cielo inarcate.
Che il sangue resti nella
carne
e nella carne faccia grumo.
Ma non finiscano in cerchi
di niente
le tue amorevoli carezze.
Ho chiesto tre volte perdono
e chinato la fronte.
Non v’erano tracce nel solco
delle tracce.
Non v’erano preghiere, ma
salmi,
severi e agri,
attorno alle urla degli
innocenti.
Tre volte ho chiesto
perdono,
e mi hai baciato sul capo.
Che le stelle piangano le
loro lacrime di diamante,
che il cielo sia trafitto
dalla terra nera, alta,
come un oceano di preghiere
sparse e nere.
Ma non finiscano in cerchi
di niente, i tuoi occhi.
Ho conosciuto un solo nome, da
dare a ogni cosa;
ed ogni cosa ha portato il
tuo nome.
Tutto ciò che di sconfinato
annienta e acquieta
questa umana misura,
è come un solco di traccia
al vento reso,
come lacrima su dune di
sabbia rovente,
se non saprò difendere la
tua innocenza
da questo mondo impazzito.
E se ogni cosa non avrà il
nome tuo,
avrà quello che Caino dette
alla vendetta.
Ho chiesto tre volte
perdono,
la mia crudeltà, del suo
soltanto
s’abbeverava e saziava,
ma un giorno piegai la mia
fronte,
e mi baciasti sul capo.
Tre volte benedetto perché
dall’amore tuo scelto,
da labbra di petalo, tre
volte benedetto.
Massimo Triolo
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