11 luglio, 2013

Giuliano Corelli. Un Policleto un po’ ironico. Di Stefano Duranti Poccetti


Come raccontare le “ossessioni” della nostra società di massa con ironia e senza rinunciare alla bellezza artistica? Ci pensa lo Scultore Giuliano Corelli a fare questo e lo fa con la sua esposizione al Palazzo Collicola di Spoleto, mostra che sarà aperta per tutto il periodo del Festival dei Due Mondi.
È veramente suggestivo come l’Artista riesca ad unire uno stile scultoreo da antica Grecia a un’oggettistica contemporanea, ponendo la sua bravura tecnica a fianco di una evidente e riuscita intenzione di dare una sua opinione riguardo alla nostra odierna cultura sociale.
Sembra che Policleto sia tornato tra noi: il marmo delle statue è liscio e levigato, la loro bellezza è paragonabile a quella dell’Arte antica; ci sono però delle particolari e sostanziali, “ironiche” differenze. Televisori, telecomandi, telefoni cellulari, computer… ecco che l’antica statuaria si muove verso di noi, verso la nostra società; le sue mani non sono più vuote, il suo sguardo non guarda più verso un punto indeterminato. Le statue guardano un programma tv, le statue si concentrano sui loro pc, le statue parlano al telefono. Si tratta delle “ossessioni” della nostra società, delle dipendenze a cui odiernamente siamo sottoposti e che ci rendono schiavi della tecnologia. A dire il vero i personaggi di Corelli non sembrano degli “esseri malati”, ma sembrano vivere la loro situazione con rassegnata tranquillità. Ci chiediamo quindi se l’Artista vuole darci una speranza: è veramente così dannosa la tecnologia? Oppure con la consapevolezza di saperla utilizzare nel modo giusto si può trasformare in un’arma positiva? Le statue di Corelli sono ossessionate o sono riuscite a superare questo stadio di consapevolezza?
Lasciando la risposta in sospeso facciamo i complimenti all’Artista, che con un modo “bello e divertente” sa disegnare un’intera generazione umana.


Stefano Duranti Poccetti

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