Come raccontare le
“ossessioni” della nostra società di massa con ironia e senza rinunciare alla
bellezza artistica? Ci pensa lo Scultore Giuliano Corelli a fare questo e lo fa
con la sua esposizione al Palazzo Collicola di Spoleto, mostra che sarà aperta
per tutto il periodo del Festival dei Due Mondi.
È veramente
suggestivo come l’Artista riesca ad unire uno stile scultoreo da antica Grecia a
un’oggettistica contemporanea, ponendo la sua bravura tecnica a fianco di una
evidente e riuscita intenzione di dare una sua opinione riguardo alla nostra
odierna cultura sociale.
Sembra che Policleto
sia tornato tra noi: il marmo delle statue è liscio e levigato, la loro
bellezza è paragonabile a quella dell’Arte antica; ci sono però delle
particolari e sostanziali, “ironiche” differenze. Televisori, telecomandi,
telefoni cellulari, computer… ecco che l’antica statuaria si muove verso di
noi, verso la nostra società; le sue mani non sono più vuote, il suo sguardo
non guarda più verso un punto indeterminato. Le statue guardano un programma
tv, le statue si concentrano sui loro pc, le statue parlano al telefono. Si
tratta delle “ossessioni” della nostra società, delle dipendenze a cui odiernamente
siamo sottoposti e che ci rendono schiavi della tecnologia. A dire il vero i
personaggi di Corelli non sembrano degli “esseri malati”, ma sembrano vivere la
loro situazione con rassegnata tranquillità. Ci chiediamo quindi se l’Artista
vuole darci una speranza: è veramente così dannosa la tecnologia? Oppure con la
consapevolezza di saperla utilizzare nel modo giusto si può trasformare in
un’arma positiva? Le statue di Corelli sono ossessionate o sono riuscite a
superare questo stadio di consapevolezza?
Lasciando la risposta
in sospeso facciamo i complimenti all’Artista, che con un modo “bello e
divertente” sa disegnare un’intera generazione umana.
Stefano Duranti
Poccetti
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