Festival
dei Due Mondi, Spoleto. Martedì 2 luglio 2013
Foto Andrea Kim Mariani |
Un concerto “tra tradizione
e modernità”, è così che la Banda di Finanza offre nel suo repertorio sia brani
di Verdi, Wagner e Mascagni – tutti autori che quest’anno compiono i loro
secolari compleanni -, sia brani della musica moderna, da Marinelli fino a
Ellington e a Sparke.
La Banda, diretta dal
Ten. Col. Leonardo Laserra Ingrosso, apre il concerto, come di consuetudine, con la
Marcia di Ordinanza della Guardia di Finanza; dopodiché siamo pronti per
entrare nel vivo della serata musicale. Si tratta di un programma di certo non
scontato quello portato al Teatro Romano, perché, accanto ai brani più famosi,
abbiamo modo di ascoltare anche brani che difficilmente vengono proposti in
scena. Si parte così da una sinfonia strumentale di Verdi poco conosciuta,
quella dall’opera l’“Aroldo”, di cui l’orchestra ci propone due movimenti, un
andante e un allegro. Questa sinfonia ha un sapore ballabile e bandistico e
questa dimensione rilassata e divertita ce la propone molto bene l’Orchestra
della Guardia di Finanza e ci allieta con queste note non molto conosciute del
Maestro italiano.
Si prosegue con un
brano conosciuto, Ouverture del Tannhäuser di Wagner, dove, a dire il vero, l’orchestra
un po’ si perde – sicuramente influenzata dal fatto dell’impossibilità di fare
uso degli archi, visto che la Banda di Finanza dispone di un orchestra per soli
fiati. La magnifica opera wagneriana, che ci racconta il rapporto tra Amore
spirituale e Amore carnale, è sicuramente una delle composizioni più intense
della storia della musica. Gli strumenti arrivano al massimo della propria intensità
sonora, cosa che crea un’atmosfera di sospensione, quasi cristallizzata all’interno
di un circolo di forze straordinariamente prorompenti di forza. Gli archi sono
un gruppo strumentale troppo importante per dare questa straordinaria
sensazione; i fiati da soli non ce la fanno, anzi, delle volte finiscono per
banalizzare la composizione per costruire marcette al posto di crescendo impareggiabili per intensità
timbrica.
Finito Wagner tocca a
Mascagni, anche in questo caso con un brano non tra i più celebri: “Il Sogno”,
dal “Guglielmo Ratcliff”. Pezzo di un’intensità magnifica e suonato
splendidamente dall’orchestra, “Il Sogno” riassume le caratteristiche del
compositore Mascagni: lirismo, emotività, intensità sonora, elementi che si
possono ravvisare nel brano, molto più popolare, “Intermezzo della Cavalleria
Rusticana”. Finisce qui la prima parte del concerto e cominciamo così a
lasciarci alle spalle la tradizione per approdare a composizioni più moderne. È
il caso della colonna musica del “Gladiatore” – strana scelta che non s’incastra
molto bene con il resto del programma -, presentata in quest’ambito con immagini
video proiettate sullo sfondo; è il caso del “Concerto per Sax e Orchestra” di
Molinelli, dove troviamo solista il bravissimo Gabriele Rosetti, capace con il
suo sassofono di darci una prova di tecnica e di espressione, per questo brano
dai toni ballabili del tango, che anche l’orchestra sa comunicare per il meglio.
Ci mancano solo due ultimi punti di arrivo per concludere la serata, il primo è
“Orient Express” di Sparke, scritto nel 1986. Il compositore ci vuole
raccontare un viaggio nel prestigioso treno e lo fa con una grande consapevolezza
formale e con l’abilità di un pittore ci mette davanti agli occhi le immagini
del suo soggetto: il suono del fischietto del capo stazione, i tamburi che
simulano l’andamento del treno… sono pochi elementi che “disegnano” l’Orient
Express con efficacia e che l’orchestra interpreta ottimamente.
Nella scena moderna
della musica il Jazz ha rivestito un ruolo fondamentale e il programma non
poteva che terminare con uno dei protagonisti di questo genere musicale: Duke
Ellington, di cui vengono presentati una serie di pezzi. La Banda della Guardia
di Finanza è molto brava nell’esecuzione di questo repertorio, attenta alle
coloriture, espressiva nel ritmo swing. I solisti possono dare finalmente
sfoggio delle proprie capacità individuali, perché, si sa, nel Jazz non esiste
la preminenza di uno strumento, ma tutti i componenti sono considerati solisti.
L’Orchestra non ci
lascia senza prima averci deliziato di due fuori programma dalla “Turandot” di
Puccini e dall’ “Aida” di Verdi. Il concerto si conclude con l’Inno Nazionale
Italiano; un concerto che, a parte le pecche di cui ho parlato prima – l’esecuzione
del Tannhäuser e l’inserimento in programma del “Gladiatore” – è stato
piacevole e ha messo in luce le ottime capacità, esecutive e di scelta del
repertorio, della Banda della Guardia di Finanza, diretta dal bravo Maestro Ten.
Col. Leonardo Laserra Ingrosso.
Stefano Duranti
Poccetti
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