Una
Trilogia con il tema del “viaggio magico” quella che Irina Brook ha portato al
Festival dei Due Mondi di Spoleto 2013, una Trilogia composta da tre Spettacoli
- Une Odyssée, Tempête!, L'Île des esclaves -, ciascuno indipendente dall’altro
dal punto di vista della consecuzione narrativa, dipendente invece dal punto di
vista tematico, dove la spiaggia di un’isola diventa l’ambientazione delle “Magie”
portate in scena dalla bravissima regista, che riesce a portarci un modo di
fare Spettacolo veramente unico, che io chiamerei semplicemente “Teatro” (o il
“Teatro che ho sempre sognato” o, ancora, il “Vero Teatro”); poi dalle oniriche
scenografie di Noëlle Ginefri-Corbel e infine, non per importanza ma per
consecuzione, dai suoi straordinari attori - Hovnatan
Avedikian, Renato Giuliani, Jeremias Nussbaum, Augustin Ruhabura, Isabelle
Townsend, Ysmahane Yaquini, Scott Koehler -, che distruggendo l’esteriore forma
attoriale arrivano a un contatto vicino, puro, vero, con il pubblico in un
continuo scambio sinergico di “energie materiche” e spirituali.
Presento
a seguito le tre recensioni da me scritte sulla Trilogia, che finalmente,
potendo ciascuna di loro porre al giusto posto, posso “rilegare” e presentare ensemble.
Ambientazione
mistica e suggestiva delle messe in scena è stata San Simone, ex-chiesa che si
adatta perfettamente a luogo scenico. Non appena entriamo al suo interno ci
accorgiamo che c’è un filo conduttore che collega le tre rappresentazioni: si
tratta del “retroscena”, il “dietro le quinte” che non è più una parte
invisibile dello Spettacolo, ma ne diventa invece perfettamente individuabile dagli
Spettatori; Spettatori che, prima di
sedersi ai loro posti, attraversano un vero e proprio “mercato di attrezzature
teatrali”, l’attrezzatura, appunto, gli arredamenti di scena utilizzati per i
singoli atti della Trilogia. Camminiamo e ci giriamo intorno, osservando l’elemento
“pre-spettacolare”. Infine ci sediamo, ed è qui che inizia la Magia…
Atto
I
“Une
Odyssée”. Magia del telo azzurro, magia di Attore
Festival
dei Due Mondi di Spoleto. San Simone, domenica 7 luglio 2013
Foto Patrick Lazic |
Basta un telo azzurro
sullo sfondo – mare, cielo, universo fantastico e mitologico – per creare le
scene di “Une Odyssée”, ultimo tassello (in realtà primo) de “La Trilogie des
Iles”, unico atto mancante di una magia teatrale che giunge così alla conclusione;
questo dopo averci meravigliato e dopo averci fatto comprendere che cos’è il
“Teatro” e che cosa può il Teatro. Irina Brook in effetti ci dimostra che si
può “inventare” il “Teatro che abbiamo sempre sognato”, il Teatro che stupisce
gli operatori non meno degli spettatori insoliti o appassionati, il Teatro che
si pone vicino al cuore, alla carne, alla pelle dello Spettatore. Irina Brook
ci sta dicendo: “Il Teatro è per tutti e non per pochi” e se il Teatro tiene
conto di questa capacità di poter comunicare con la stessa forza al ragazzo
alle prime armi, a un pubblico semplicemente incuriosito o a un critico
esperto, può arrivare a livelli magici e immensi.
Dopo “L’Ile des
Esclaves” e “Tempête!” assistiamo allora a quest’altra pièce di genio della
Compagnia “Irina’s DreamTheatre”, dove lo spettacolo si apre su un’immaginaria
aula scolastica (gli attori-studenti sono in mezzo a noi, tra il pubblico),
mentre il professore sta recitando dei passi della “Odissea” di Omero.
Inizialmente gli studenti sono molto annoiati dalla lezione e si prendono gioco
del professore, tantoché si decide di mettere fine alla lettura accademica, a
favore di una rappresentazione vera e propria dell’Opera; una rappresentazione
che non è solo una rappresentazione, ma un “vivere” realmente da parte degli
attori le vicende che si susseguono: è la magia del Teatro che trasforma
l’intrasformabile, che rende concreto il sogno e che distrugge i noiosi luoghi
comuni di una lezione in classe a favore di un vero e proprio viaggio verso
Itaca.
Insieme allo scenario
del telo azzurro sullo sfondo, esiste un solo altro elemento nell’oggettistica
di scena: un pancale, la “nave” utilizzata dai personaggi per passare da
un’avventura all’altra, da un’isola all’altra, guidati dalla furia di
Poseidone. Il dramma viene trasformato in una vera e propria farsa, luogo di
comicità e di divertimento instancabile, composto da ritmi scenici impeccabili,
dove sono gli attori – Renato Giuliani, Scott Koehler, Jeremias Nussbaum e
Ysmahane Yaquini, creatori ciascuno di diversi personaggi - gli elementi
fondamentali e vitali della mise en scène. Il particolare Teatro di Irina
Brook, infatti, può essere considerato allo stesso tempo Teatro di Attore e
Teatro di Regia, proprio per l’importanza che entrambi questi aspetti rivestono
nel suo particolare universo teatrale, un universo in cui, come negli altri due
atti della Trilogie, sussiste quell’elemento del Varietà e del gioco di
prestigio, con tanto di occhi di bue puntati sul prestigiatore, che sembra
volerci ricordare che il Teatro non è altro che un gioco che debba allietare lo
Spettatore, accanto alle sue possibilità di “trasformarlo”, ponendolo davanti a
un “atto totale” da parte degli Attori, che creano con il Pubblico un dialogo
energetico vicino e ipnotico.
Lo Spettacolo ci
propose una serie di episodi scelti dall’avventura di Ulisse, un Ulisse che per
fuggire dal ciclope Polifemo si nasconde, per le risa del pubblico, sotto una
piccola pecora pelouche; un Ulisse atteso da Penelope e dai suoi “stravaganti
pretendenti” – dall’altezzoso stilista di moda al “suonato” chitarrista Rock;
un Ulisse che incontra nel suo cammino Ermes, Messaggero degli Dei (dove Irina
Brook s’inventa uno straordinario deus ex machina comico, dove il Dio,
arrampicato al di sopra del telo azzurro, cade rovinosamente, uscendo dal luogo
scenico con pentole e vari arnesi appesi per tutto il corpo).
Il tutto si conclude
con il trionfale rimpatrio di Odisseo e con l’uccisione dei proci e con il
successivo ritorno alla dimensione scolastica, a questo punto neanche più
accettata dal professore; dimensione scolastica però “trasformata” e che non
può più scrollarsi di dosso interamente quella meravigliosa aura di magia.
Atto
II
“Tempête!”.
Magie reali sul palcoscenico
Festival
dei Due Mondi, Spoleto. San Simone, sabato 6 luglio 2013
Foto Forster |
Ancora una
straordinaria prova della Compagnia “Dream Theater” di Irina Brook. Avevo avuto
già il piacere di seguire “L’Ile des Esclaves” (terzo atto della “Trilogie des
Iles”), che aveva avuto su di me un impatto magico e meraviglioso; ieri ho
avuto la conferma che quella magia sprigionata con tanta energia non era solo
un caso.
“Tempête!” (secondo
atto), da William Shakespeare, è un testo fin troppo conosciuto per soffermarsi
sulla trama. Mi basterà dire che in questo determinato ambito Prospero diventa
uno chef ristoratore, che, per invidia del fratello – che s’impossessa del
ristorante – viene esiliato in un’isola sperduta e magica. Il regno viene
quindi trasformato in ristorante e questo conferisce al testo shakespeariano
una comicità fresca e vivace. Come abbiamo visto nella “Ile des Esclaves”,
anche qui l’elemento ludico e circense è molto forte, ancora più forte forse,
visto e considerato che La Tempesta è un testo, appunto, sulla magia; un testo
di spiriti – Ariel – e di creature fuori dalla norma – Calibano. Inoltre il
tema della magia non viene toccato solo passivamente, ma viene esteriorizzato
fino a mostrare veri e propri numeri da circo sul palcoscenico. Ariel, per
esempio, a un certo punto dello spettacolo, diventa nel vero senso della parola
un prestidigitatore, anche volutamente un po’ imbranato, che diverte il
pubblico con i suoi giochi di prestigio.
L’arredamento scenico
è veramente suggestivo: l’isola di Prospero si è trasformata in un vero e
proprio ristorante – fornelli, alimenti, pentole, strumenti da cucina…
convivono insieme numerosissimi e alla rinfusa. Altro elemento fondamentale
dell’oggettistica è un attaccapanni, che funge, in qualche modo, da sipario di
entrata e di uscita dei personaggi, anche luogo della loro trasformazione
esteriore e interiore; in effetti il “travestimento” ha un ruolo
importantissimo, visto e considerato che basta indossare un mantello da re per
diventare anche interiormente e oggettivamente sovrano e basta indossare una
giacca magica per diventare mago.
Nonostante la
trasformazione drammaturgica della regista, la pièce non perde niente dei suoi
profondi significati e anche i personaggi, seppur ancora più caricati rispetto
all’originale, rispecchiano, per quanto riguarda il contenuto scenico, quelli
tradizionali. S’indaga così quella domanda a cui ancora oggi sappiamo
rispondere solo per metà: “Che cosa è la libertà?”. Una delle tante risposte
possibili ce la dà Calibano, prima intenzionato a uccidere suo “padre”, poi
pentito del suo pensiero, poi perdonato e lasciato libero da Prospero di
seguire Miranda e il suo amato a Napoli, dove finalmente potrebbe scoprire il
mondo; Infine, proprio ultimo atto del dramma, tornato dal suo padrone, senza
il coraggio di abbandonare l’isola. Che cosa è la libertà? Libertà è scoperta
della novità o libertà è fedeltà verso i propri affetti? Libertà è girare il
mondo o trovare un equilibrio con il mondo e con se stessi? Lasciamo la risposta
in sospeso.
Per quanto riguarda
gli attori – racchiusi all’interno di un particolare universo plurilinguistico,
un universo in cui si parla francese, inglese e italiano -, alla loro
straordinaria, vera, “concreta” interpretazione, alla loro capacità di
raccontarci l’ “invisibile” attraverso un “atto totale”, rimando alla
recensione su “L’Ile des Esclaves”
(http://www.corrieredellospettacolo.com/2013/07/lile-des-esclaves-quando-dire-perfetto.html),
dove già avevo potuto ammirare il loro valore e la loro “verità” scenica. Gli
attori di Irina Brook sono come Re Mida, quello che toccano lo trasformano in
oro, in magia.
Atto
III
“L'Île
des esclaves”. Quando dire “perfetto” basta!
Festival
dei Due Mondi, Spoleto. San Simone, 30 giugno 2013
Foto Andrea Kim Mariani |
Due televisori che
mandano immagini di mare; una superficie sabbiosa in cui sono disposte poltrone
da aereo, una cassa in scena, un dj che mette dischi in una parte del luogo
scenico – delimitato da un cerchio. All’arrivo siamo accolti da uno stuart che
ci saluta, come se ci stessimo per imbarcare per un viaggio.
Questi sono pochi ma
efficaci elementi, che ci portano nel mondo de “L'Île des esclaves”, ultimo
capitolo de “La Trilogie des Îles” di Irina Brook, una fiaba che ci insegna
come guarire dalla superbia e dall’arroganza.
Gli attori giungono
in scena, si svestono e si rivestono: sono agitati perché stanno per affrontare
un viaggio. Si tratta di Iphicrate e di Euphrosine e dei loro rispettivi
schiavi Arlequin e Cléanthis. S’imbarcano, ma, poco dopo, c’è un incidente e i
protagonisti si ritrovano in un’isola straordinaria e “patafisica”, L’Ile des
Esclaves appunto, regno di Trivelin (prima stuart dell’aereo, ora Re, sciamano,
mago), che obbliga i nuovi arrivati a seguire la Giustizia della sua
Repubblica. L’Isola degli Schiavi è un luogo in cui gli schiavi possono, in
qualche modo, vendicarsi dei propri padroni arroganti e dove così può avvenire
uno scambio di ruoli in cui è lo schiavo a diventare padrone e il padrone
schiavo. Ciò avviene con un vero e proprio cambiamento esteriore e fisico: i
personaggi in scena si scambiano nomi e vesti e a cominciare da questo momento
può iniziare la vendetta di Arlechin e di Cléanthis, una vendetta giocosa,
intenta a mettere in ridicolo i rispettivi padroni; una vendetta, che, però,
come spiega Trivelin, non deve essere una vendetta per la vendetta, ma una
vendetta finalizzata al fare scoprire ai padroni i propri errori e la propria
arroganza, cosa che alla fine in effetti accade – anche grazie agli
interrogatori di Trivelin -, ma questo non prima che anche Arlechin e
Cléanthis, trovatosi nella parte dei signori, siano tentati di comportarsi con
la loro stessa crudeltà e con la loro stessa attitudine a fare dell’apparenza
il proprio stile di vita. Ma per fortuna, nonostante stiano per cadere nello
stesso errore, alla fine sono presi dalla pietà per loro e comprendono che
l’arroganza e la crudeltà non sono sani modi di vivere. Sano è confrontarsi con
le persone alla pari, senza farsi influenzare dal ceto sociale. Nel finale
troviamo i quattro personaggi a fare un picnic sulla sabbia: sono spogliati
delle loro vesti e sono in perfetta sintonia tra di loro; sono armonici,
parlano, si abbracciano: hanno scoperto la parità, il sano modo di vivere.
Irina Brook ci porta
davanti agli occhi uno spettacolo vitale e fresco, capace di fare uso in modo
nuovo della Commedia dell’Arte e capace di fare uso in modo veramente
suggestivo dell’elemento, che il padre chiamerebbe “popolare” o “teatro
ruvido”, del circo, del varietà, del “comico”; è il comico in effetti a portare
avanti tutta la vicenda, è il teatro ruvido a trascendere la tragicità tramite
il ridicolo. Quello del teatro ruvido – scusate la ripetizione – è un tema
forte, materico e sostanzioso, che dimostra come la Commedia possa essere una
parola da scriversi con la “C” maiuscola. Materico è anche il modo di recitare
degli attori, “Commedia dell’Arte senza maschere”, ritmi scenici e rapidi
perfettamente collaudati, emozioni che arrivano al pubblico in modo
sostanzioso, forte, concreto.
È una grande prova
quella degli attori in scena, sempre espressivi, paradossalmente immedesimati
in quei ruoli estranianti della Commedia dell’Arte, così veri in quel mondo
straordinariamente patafisico. Sono guidati da una regia perfetta e organica,
da un eccellente testo di Pierre Marivaux e da un particolare personaggio sulla
scena, Trivelin: deus ex machina, Aedo, narratore omnisciente; poi sciamano,
stregone; allo stesso tempo umano e non umano, mortale e immortale: Trivelin è
un semidio, il semidio paladino della Giustizia.
Stefano Duranti
Poccetti
Dal
programma del Festival dei Due Mondi di Spoleto 2013
Irina
Brook
LA
TRILOGIE DES ILES
Tre
storie di vendetta, perdono, amore e libertà
un
progetto ideato, adattato e diretto da Irina Brook
L’Ile
des Esclaves
di
Pierre Marivaux
(nuova
produzione)
personaggi
e interpreti
Iphicrate
Hovnatan Avedikian
Arlecchino
Jeremias Nussbaum
Trivelin
Augustin Ruhabura
Euphrosine
Isabelle Townsend
Cléanthis
Ysmahane Yaquini
Tempête
!
tratto
da William Shakespeare
personaggi
e interpreti
Caliban
Hovnatan Avedikian
Prospero,
Stefano Renato Giuliani
Ariel Scott Koehler
Ferdinand, Trinculo Jeremias
Nussbaum
Miranda
Ysmahane Yaquini
Une
Odyssée
tratto
da Omero
personaggi
e interpreti
Professore,
Tiresia, Marinaio, più ruoli Renato
Giuliani
Marinaio,
Poseidone, Hermes, più ruoli Scott Koehler
Ulisse,
Telemaco Jeremias Nussbaum
Penelope,
Polifemo, Circe, Lotofaga Ysmahane Yaquini
aiuto
regia Geoffrey Carey
responsabile
di compagnia Renato Giuliani
scenografie
Noëlle Ginefri-Corbel
ingegnere
suono Samuel Serandour
ingegnere
luci/direttore tecnico Thibault Ducros
costumista/assistente
scenografo Philippe Jasko
segretario
di produzione Angelo Nonelli
coordinamento
di produzione Virginia Forlani
produzione
CRT Artificio Milano
in
coproduzione con Irina’s DreamTheatre Parigi
in
collaborazione con Spoleto56 Festival dei 2Mondi
in
lingua francese con sottotitoli in italiano
lo
spettacolo Une Odyssée è particolarmente consigliato alle famiglie e ai
ragazzi.
IrinasDreamTheatre
vi invita ad unirvi a noi in un viaggio iniziatico di isola in isola:
un’avventura piena d’azione alla ricerca di sé stessi.
Ogni
isola ci trasporta in un mondo e un’atmosfera differenti, ma al di là delle
apparenze, della sabbia, del mare e del cielo, ci troviamo, in ciascuno di
questi universi, a confronto con interrogativi profondi sulla nostra condizione
umana, sulle nostre emozioni, e sul nostro agire.
Seguiamo
poi Ulisse nelle sue avventure mitiche, nella ricerca del cammino di ritorno
alla sua terra natia. Un cammino irto di prove, dove lo vediamo sfuggire
all’inebriamento dei Lotofagi, vincere in astuzia il sanguinario Ciclope,
resistere ai richiami delle Sirene, o ancora quasi soccombere al fascino
ammaliante della maga Circe prima di riuscire infine a ritrovare la sua
beneamata famiglia a Itaca. Una giornata di astuzie, di prove, di passioni e di
sensualità. E un finale senza alcuna pietà per i pretendenti di Penelope.
Ulisse non perdona: per lui c’è solo la vendetta.
…
Andiamo poi a naufragare sull’isola di Prospero: un luogo all’apparenza magico,
dove regnano musica e incantesimi. Ma vi si può intuire un lato oscuro: l’isola
è sotto il potere di un potente tiranno: l’esoterico mago-chef Prospero. Gli
unici abitanti di questo reame sono sua figlia Miranda, il mostro Calibano ed
uno spirito dell’isola, Ariel, giovani che condividono, ciascuno a suo modo, un
unico sogno: sfuggire al potere patriarcale di Prospero, per conquistare infine
l’indipendenza e la libertà.
Quest’isola
suscita degli interrogativi sugli aspetti più reconditi del cuore dell’uomo:
come può accettare che le persone che amiamo siano libere? Lasciare che siano
sé stesse? Come si può controllare il proprio ascendente e potere per non
abusare degli altri? Ed in ultimo, come riuscire a perdonare?
Per
finire, dopo un atterraggio di fortuna, ci troviamo sull’Isola degli Schiavi.
Un’isola chiaramente utopica dove regnano i principi di giustizia ideale e di
uguaglianza, ispirati al pensiero e agli scritti del Rinascimento e dell’epoca
dei Lumi. Questo è il luogo dove si sperimenta un nuovo modello di società
impostato sul bene comune, sotto lo sguardo attento del misterioso
"governatore" Trivelin, un ex schiavo. Questi, quando dei padroni e
dei servitori capitano sull’isola, ne inverte i ruoli sociali e ne osserva il
comportamento sperando che apprendano la compassione, guarendoli dal loro
egoismo. In quest’isola possiamo realizzare il sogno di un mondo di gentilezza,
generosità, dove compassione e perdono contano più d’ogni altra cosa.
programma
29
giugno ore 19.00 L’île des esclaves
30
giugno ore 18.00 L’île des esclaves
5
luglio ore 19.00 Tempête!
6
luglio ore 17.00 Tempête!
7
luglio ore 15.00 Une Odyssée
7
luglio ore 19.30 L’île des esclaves
10
luglio ore 20.30 Tempête!
11
luglio ore 20.00 Tempête!
12
luglio ore 14.00 Une Odyssée
12
luglio ore 19.00 L’île des esclaves
13
luglio ore 15.00 Une Odyssée
13
luglio ore 20.00 Tempête!
14
luglio ore 16.00 L’île des esclaves
IRINA
BROOK
Figlia
d’arte (il padre è il regista Peter Brook e la madre l’attrice Natasha Parry),
Irina Brook nasce a Parigi e cresce tra l’Inghilterra e la Francia. A diciotto
anni si trasferisce a New York per studiare recitazione con Stella Adler e
comincia a recitare in produzioni Off-off-Broadway. Recita poi a Parigi e a
Londra in diversi film, produzioni televisive e numerosi spettacoli teatrali,
fino a realizzare che la sua vera vocazione è la regia. Moltissime sono le
produzioni teatrali da lei dirette in Europa e nel mondo fin dalla sua prima
creazione a Londra nel 1996, A Beast On The Moon di Richard Kalinoski, la cui
versione francese del 1998, prodotta dal Théâtre de Vidy-Lausanne, presentata
poi in una tournée internazionale, e infine al Théâtre de l’Oeuvre a Parigi,
riceve cinque premi Molière (compreso Miglior Regia e Miglior Spettacolo). In
seguito ai numerosi successi, decide di creare "La Compagnie Irina
Brook" grazie alla collaborazione di Olivier Peyronnaud e della Maison de
la Culture de Nevers et de la Nièvre. Nel 2013 la compagnia diviene Irina’s
DreamTheatre, avviando una collaborazione con i produttori e agenti letterari
parigini Marie Cècile Renauld e Marie-Astrid Perimony. Irina Brook ha
realizzato anche diverse regie d’opera. Nell’aprile 2014 dirigerà, di Donizetti,
L’Elisir D’Amore per il Berlin Deutschesopera, e nell’aprile 2015 il Don
Pasquale all’Opera di Vienna. Oltre ad aver ricevuto diversi premi
internazionali, nel 2002, Irina Brook è stata nominata Chevalier des Arts et
des Lettres dal Ministro della Cultura francese. Con il progetto della Trilogia
al Festival di Spoleto prende avvio una collaborazione produttiva anche con CRT
Artificio e Change Performing Arts di Milano.
NÖELLE
GINEFRI
Diplomata
alla Ecole Nationale des Arts Décoratifs di Nizza con Alain Fleischer, ho
cominciato la mia carriera prima come decoratrice e poi come assistente
scenografa e costumista, al fianco di Patrice Cauchetier per Jean Louis Thamin,
di Emilio Carcano per Alfredo Arias, di Chloé Obolinski per Peter Brook. Nel
1985 ho firmato la mia prima scenografia con Claude Régis al TGP de Saint Denis
per Intérieur di Maeterlinck e in seguito per il teatro e per l’opera con
numerosi registi: Dominique Feret, Alain Olivier, Irina Brook, Simon Abkarian,
Guy-Pierre Couleau, Nicole Aubry, Patrick Sommier, Anne Dimitiadis, Loïc
Corbery, Olivier Broda... Ho lavoraro inoltre per allestimenti in diversi
musei.
THIBAULT
DUCROS
Nato
nel 1961, ho lavorato come ispettore di produzione presso il Consiglio Generale
del dipartimento dell’Essonne, occupandomi del materiale di scena e
dell’accoglienza delle compagnie teatrali in tournée all’interno del
dipartimento. Direttore tecnico della Festa della Scienza dell’Essonne, ho
frequentato corsi di specializzazione nel campo della direzione tecnica e della
sicurezza negli spettacoli. Sono responsabile luci dei concerti che si tengono
periodicamente nei vari comuni dell’Essonne. Dal 2004 sono l’organizzatore
generale della compagnia di Irina Brook.
PHILIPPE
JASKO
Sono
nato a Parigi qualche anno fa… mi piace disegnare, ed ho svolto degli studi di
grafica ed informatica. Dopo diverse esperienze nel campo, ho collaborato come
ingegnere informatico a grandi progetti europei (Bibliothèque de France,
Technocentre Renault…) entrando a far parte di un noto studio di architetti.
Alla ricerca della mia vena artistica, ho preso un diploma all’Institut
d’Etudes Supérieures des Arts di Parigi. Cosí ho cominciato la mia carriera
come creatore di accessori, oggetti e scene per il teatro ed il cinema, tanto
in piccole produzioni che in grosse creazioni internazionali (Carmina Burana au
Cirque d’Hiver, Jeanne au Bûcher à l’Eglise de la Trinité, Musica Sacra…). Dal
2008 ho raggiunto Irina per una ricca e fedele collaborazione sui suoi
spettacoli teatrali e le opere liriche.
HOVNATAN
AVEDIKIAN
Sono
cresciuto in una numerosa famiglia armena di operai, artisti e medici.
I
pasti, le riunioni e le feste svolgevano un ruolo molto importante. Recitare è
diventato presto un modo per esprimermi. Un linguaggio.
Il
mio viaggio è fatto di incontri eccezionali e fiducia reciproca con una serie
di registi di teatro e di cinema. La prima è stata Irina Brook, con la quale
continuo a lavorare e ho stretto naturalmente un forte legame...
Sul
palcoscenico e sul set mi sento a casa (più che nella mia vera casa).
Ciò
che rimane di noi stessi è ciò che diamo agli altri. Il mio sogno è continuare
a credere che tutto possa ancora cambiare.
SCOTT
KOEHLER
Sono
nato ai confini del pianeta e sarei caduto giù se non avessi trovato un piccolo
posto sul palcoscenico del mondo. Appena ho potuto, ho lasciato l’Australia e
ho viaggiato in Europa, Asia e Stati Uniti, incontrando diversi artisti di
teatro, danzatori e burattinai. Per me il teatro ha sempre significato
conoscersi, condividere lo stesso tempo e spazio e stabilire un contatto
diretto tra persone, indipendentemente dal tipo di performance e dal luogo di
provenienza.
JEREMIAS
NUSSBAUM
Come
la maggior parte delle persone, sono nato. Appena uscito dal grembo materno,
invece di piangere, ho fatto la pipì. Ho capito subito che dovevo far ridere le
persone, soprattutto nell’ambiente borghese provinciale della Germania degli
anni ’80. Sono sempre stato sul palcoscenico, anche se a volte il
"palcoscenico" era solo un angolo del salotto. Da adolescente ho
iniziato a girare cortometraggi. A 19 anni mi sono trasferito a Parigi. Qui ho
avuto la fortuna di recitare in alcuni emozionanti progetti cinematografici,
mentre continuavo i miei progetti teatrali e cortometraggi. Recito, scrivo e
faccio film. Mi piace camminare, osservare la vita. Il mio sogno è così
realistico... che per ora non voglio svegliarmi!
ISABELLE
TOWNSEND
Sono
stata attratta dal palcoscenico perché ho cominciato a lavorare come modella in
giovane età, viaggiando da un capo all’altro del mondo, finché un giorno non mi
sono ritrovata sul set di un film. Recitare è stata una tale rivelazione che è
diventata una necessità e una parte fondamentale della mia vita. Che sensazione
nuova e liberatoria potermi esprimere attraverso il corpo e la voce! Inoltre,
ho capito che attraverso il teatro potevo trasmettere questa sensazione ai
giovani portando i miei spettacoli nelle scuole, per condividere un’esperienza
così intensa attraverso un’avventura artistica e poter fare la differenza nelle
loro vite. Ora parto con l’Irina’s Dream Theatre.
Sembra
il titolo di un film, un gioco o un libro. Ma non lo è... è la mia vita...
oppure sto sognando?
AUGUSTIN
RUHABURA
"Papà,
vorrei fare il cantante".
"Neanche
per sogno: niente intrattenitori nella nostra famiglia".
Così
abbandonai tutto. Poi, a 30 anni, giusto per avere una vita un po’ meno noiosa,
entrai in una compagnia teatrale da qualche parte laggiù, nella lontana Africa,
nella mia patria in Ruanda, per recitare in una commedia leggera. E in quel
preciso istante, finalmente, la vita è diventata stupenda; la pozione
miracolosa del palcoscenico mi è entrata nelle vene e non mi
ha
mai lasciato. Ho vissuto momenti difficili ma soprattutto meravigliosi, avendo
la fortuna di incontrare Irina e di poter lavorare con lei dopo così tanti
anni. Il mio sogno è divertirmi, essere felice, condividere la gioia, per
sempre.
YSMAHANE
YAQINI
Sono
nata a Parigi da una famiglia marocchina, all’inizio degli anni ’70, senza né
libri, né teatro, né cinema... Potete immaginare la reazione quando ho
annunciato alla mia famiglia che volevo fare il clown. Nonostante tutto, sono
rimasta fedele al mio ideale... e da allora qualcosa è cambiato nello spirito
della mia famiglia. Il mio ideale mi ha spinto verso il teatro, il desiderio di
condividere la complessità del mondo e degli esseri umani...
E
così si sono aperte delle porte e ho fatto bellissimi incontri artistici, ma
soprattutto degli incontri tra esseri umani, perché per me le due cose si
equivalgono. Quello con Irina è stato uno di questi splendidi incontri…
13
anni fa, e da allora, questa famiglia così originale e unica fa parte della mia
vita. Il mio sogno è che essa continui a crescere per sempre.
RENATO
GIULIANI
Frequentando
il palcoscenico dalla più tenera età, ho esplorato vari stili teatrali come
artista classico, clown, mimo... Durante
questo
lungo viaggio ho conosciuto persone fantastiche e grandi maestri. Il teatro è
sempre stato per me un impegno sociale, umano, culturale e spirituale. Oltre al
mio lavoro di attore, ho creato numerose opere teatrali, liriche e dei
cortometraggi. Il mio sogno è che la mia vita e il mio lavoro proseguano il
loro cammino verso la luce.
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