Festival
dei Due Mondi, Spoleto. San Simone, 30 giugno 2013
Foto Andrea Kim Mariani |
Due televisori che
mandano immagini di mare; una superficie sabbiosa in cui sono disposte poltrone
da aereo, una cassa in scena, un dj che mette dischi in una parte del luogo
scenico – delimitato da un cerchio. All’arrivo siamo accolti da uno stuart che
ci saluta, come se ci stessimo per imbarcare per un viaggio.
Questi sono pochi ma
efficaci elementi, che ci portano nel mondo de “L'Île des esclaves”, ultimo capitolo
de “La Trilogie des Îles” di Irina Brook, una fiaba che ci insegna come guarire
dalla superbia e dall’arroganza.
Gli attori giungono
in scena, si svestono e si rivestono: sono agitati perché stanno per affrontare
un viaggio. Si tratta di Iphicrate e di Euphrosine e dei loro rispettivi
schiavi Arlequin e Cléanthis. S’imbarcano, ma, poco dopo, c’è un incidente e i
protagonisti si ritrovano in un’isola straordinaria e “patafisica”, L’Ile des
Esclaves appunto, regno di Trivelin (prima stuart dell’aereo, ora Re, sciamano,
mago), che obbliga i nuovi arrivati a seguire la Giustizia della sua
Repubblica. L’Isola degli Schiavi è un luogo in cui gli schiavi possono, in
qualche modo, vendicarsi dei propri padroni arroganti e dove così può avvenire
uno scambio di ruoli in cui è lo schiavo a diventare padrone e il padrone
schiavo. Ciò avviene con un vero e proprio cambiamento esteriore e fisico: i
personaggi in scena si scambiano nomi e vesti e a cominciare da questo momento
può iniziare la vendetta di Arlechin e di Cléanthis, una vendetta giocosa,
intenta a mettere in ridicolo i rispettivi padroni; una vendetta, che, però,
come spiega Trivelin, non deve essere una vendetta per la vendetta, ma una
vendetta finalizzata al fare scoprire ai padroni i propri errori e la propria
arroganza, cosa che alla fine in effetti accade – anche grazie agli
interrogatori di Trivelin -, ma questo non prima che anche Arlechin e Cléanthis,
trovatosi nella parte dei signori, siano tentati di comportarsi con la loro stessa
crudeltà e con la loro stessa attitudine a fare dell’apparenza il proprio stile
di vita. Ma per fortuna, nonostante stiano per cadere nello stesso errore, alla
fine sono presi dalla pietà per loro e comprendono che l’arroganza e la
crudeltà non sono sani modi di vivere. Sano è confrontarsi con le persone alla
pari, senza farsi influenzare dal ceto sociale. Nel finale troviamo i quattro
personaggi a fare un picnic sulla sabbia: sono spogliati delle loro vesti e
sono in perfetta sintonia tra di loro; sono armonici, parlano, si abbracciano:
hanno scoperto la parità, il sano modo di vivere.
Irina Brook ci porta
davanti agli occhi uno spettacolo vitale e fresco, capace di fare uso in modo
nuovo della Commedia dell’Arte e capace di fare uso in modo veramente
suggestivo dell’elemento, che il padre chiamerebbe “popolare” o “teatro
ruvido”, del circo, del varietà, del “comico”; è il comico in effetti a portare
avanti tutta la vicenda, è il teatro ruvido a trascendere la tragicità tramite
il ridicolo. Quello del teatro ruvido – scusate la ripetizione – è un tema
forte, materico e sostanzioso, che dimostra come la Commedia possa essere una
parola da scriversi con la “C” maiuscola. Materico è anche il modo di recitare
degli attori, “Commedia dell’Arte senza maschere”, ritmi scenici e rapidi
perfettamente collaudati, emozioni che arrivano al pubblico in modo
sostanzioso, forte, concreto.
È una grande prova
quella degli attori in scena, sempre espressivi, paradossalmente immedesimati
in quei ruoli estranianti della Commedia dell’Arte, così veri in quel mondo
straordinariamente patafisico. Sono guidati da una regia perfetta e organica,
da un eccellente testo di Pierre Marivaux e da un particolare personaggio sulla
scena, Trivelin: deus ex machina,
Aedo, narratore omnisciente; poi sciamano, stregone; allo stesso tempo umano e
non umano, mortale e immortale: Trivelin è un semidio, il semidio paladino
della Giustizia.
Stefano Duranti
Poccetti
Irina
Brook
LA
TRILOGIE DES ILES
Tre
storie di vendetta, perdono, amore e libertà
un
progetto ideato, adattato e diretto da Irina Brook
L’Ile
des Esclaves
di
Pierre Marivaux
(nuova
produzione)
personaggi
e interpreti
Iphicrate
Hovnatan Avedikian
Arlecchino
Jeremias Nussbaum
Trivelin
Augustin Ruhabura
Euphrosine
Isabelle Townsend
Cléanthis
Ysmahane Yaquini
Tempête!
tratto
da William Shakespeare
personaggi
e interpreti
Caliban
Hovnatan Avedikian
Prospero,
Stefano Renato Giuliani
Ariel Scott Koehler
Ferdinand, Trinculo Jeremias Nussbaum
Miranda
Ysmahane Yaquini
Une
Odyssée
tratto
da Omero
personaggi
e interpreti
Professore,
Tiresia, Marinaio, più ruoli Renato
Giuliani
Marinaio,
Poseidone, Hermes, più ruoli Scott Koehler
Ulisse,
Telemaco Jeremias Nussbaum
Penelope,
Polifemo, Circe, Lotofaga Ysmahane Yaquini
aiuto
regia Geoffrey Carey
responsabile
di compagnia Renato Giuliani
scenografie
Noëlle Ginefri-Corbel
ingegnere
suono Samuel Serandour
ingegnere
luci/direttore tecnico Thibault Ducros
costumista/assistente
scenografo Philippe Jasko
segretario
di produzione Angelo Nonelli
coordinamento
di produzione Virginia Forlani
produzione
CRT Artificio Milano
in
coproduzione con Irina’s DreamTheatre Parigi
in
collaborazione con Spoleto56 Festival dei 2Mondi
in
lingua francese con sottotitoli in italiano
lo
spettacolo Une Odyssée è particolarmente consigliato alle famiglie e ai
ragazzi.
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