05 luglio, 2013

Philippe Bianconi e i poetici “Preludes” di Debussy. Di Stefano Duranti Poccetti


Festival dei Due Mondi, Spoleto. Chiesa Sant’Eufemia, giovedì 4 luglio 2013

Foto Andrea Kim Mariani
La Poesia delle composizioni di Debussy ci allieta in questa tarda mattinata musicale, dove il pianista Philippe Bianconi esprime al meglio l’anima “espressionista” di questi pezzi, come schizzi di colore sul mondo, come piccoli carmi. Il Maestro francese infatti si approcciava al mondo come un Artista che voglia dipingere i diversi particolari della vita; come un Poeta che con poche parole è capace di descrivere l’oggetto e di renderci il significato interiore che questo oggetto ha per lui.
Nonostante la Chiesa di Sant’Eufemia, come quasi tutte le Chiese, non sia molto adeguata dal punto di vista acustico per un recital di pianoforte, in realtà il suo scenario stupendo diventa uno stimolante contenitore atmosferico di Musica.
Bianconi è attento ed espressivo sulla tastiera; sa renderci la Poesia, il significa nascosto della Musica debussyniana. Il concerto inizia con “D’un cahier d’esquisses”, per proseguire con un altro brano: “Masques”, ma infine si giunge al soggetto principale della giornata: il secondo libro dei “Préludes”. È eccezionale in quest’ambito come Debussy riesca a descrivere con brevi composizioni i soggetti scelti. In “Les Fées sont d’exquises danseuses” (Le fate sono danzatrici squisite), per esempio, l’autore ci racconta con un andamento “rapido e leggero” la danza delle fate. Ci sembra proprio di immaginarle davanti a noi con i loro attitude e con i loro arabesque, leggere nell’aria, rapide come il vento; in “Ondine” (Ondina), Debussy crea un andamento scherzoso proprio per mettere in luce la corsa giocosa delle onde, che tra loro s’incontrano e si scontrano in un fluido e ludico glissando ballerino. Tutto giunge al termine con l’esplosione dei “Feux d’artifice”, composti da veloci e potenti note suonate sulla tastiera.
Debussy è stato uno dei pionieri – forse il pioniere – del “nuovo lirismo”, è riuscito a dimostrare che le modulazioni romantiche non erano l’unico modo per creare, appunto, una sensazione romantica e lirica. Seppur dissonanti, se pure a volte quasi “swing”, i suoi brani sono lirici quanto quelli di uno Schumann, di un Liszt o di un Beethoven, anche se in un modo diverso. Bianconi ci rende proprio questo per il  meglio: il prezioso lirismo debussyniano e lo fa con una grande tecnica, ma soprattutto con una grande capacità espressiva.
Gli applausi del pubblico sono infiniti e il pianista non ci lascia, senza prima avere eseguito “Clair de lune”.

Stefano Duranti Poccetti




pianista Philippe Bianconi

Claude Debussy (1862-1918)

D’un cahier d’esquisses (1903)
Très lent

Masques (1904)
Très vif et fantasque

Préludes (II livre) (1912-13)
Brouillards: Modéré
Feuilles mortes : Lent et mélancolique
La puerta del Vino: Mouvement de Habanera
"Les fées sont d’exquises danseuses": Rapide et léger
Bruyères: Calme
"General Lavine"-eccentric-: Dans le style et le mouvement d’un cake-walk
La terrasse des audiences du clair de lune: Lent
Ondine: Scherzando
Hommage à S. Pickwick Esq. P.P.M.P.C.: Grave
Canope: Très calme et doucement triste
Les tierces alternées: Modérément animé

Feux d’artifice: Modérément animé

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