Festival
dei Due Mondi, Spoleto. Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti, Venerdì 13 luglio 2013
Foto Fabrizio Galeazzi |
Chi
è la “vecchia”? Chi è la vecchia rimasta uccisa insieme alle altre cinque? Chi
è l’assassino? C’è l’assassino? Ci
poniamo tante domande enigmatiche seguite da tante risposte dubbie di fronte a
“The Old Woman”, quasi un “sommario dell’assurdo” dell’opera di Daniil Kharms,
un sommario che vede come scenario quello che ci fa pensare a uno spettacolo di
varietà; “spettacolo di varietà serio”, rallentato, decontestualizzato dal suo
originario spazio meramente comico, a favore di una dimensione melanconica,
misteriosa, quasi ipnotica. I due personaggi, quasi due Petrolini, due clown,
due maschere uscite dai teloni di un circo, si muovono tra le nebbie di questa
atmosfera onirica, immaginaria; questa atmosfera che pare un po’ quella di un
videogioco o ancora di un cartone-animato, dalle forme alterate dell’arredamento
scenico, dalle luci intense, “acriliche” e irreali. Si muovono i due personaggi
in una dimensione da sogno, da incubo; si muovono al rallenti, si muovono come
se quello che vediamo fosse solo un ricordo, una visione, un “mai accaduto”,
happening straordinario e irraccontabile. Si muovono sulla scena come due
uomini sbarcati sulla luna ed emettono grida, strida, discutendo discorsi
assurdi, incomprensibili, ermetici, inarrivabili. I loro gesti, le loro
“danze”, sono urla interiori, provenienti da chissà quale mondo, da chissà
quale tormento.
Nato
dalla genialità di un professionista immenso, capace di rendere la scena un
luogo di prestigio, un trucco ottico, luogo di giochi di luce e di colori di
pregevole fattura, luogo di vicende ieratiche e arcaiche, luogo di orologi a cui
sono cadute le lancette, lo spettacolo di Wilson si ferma qui e non riparte. Si
ferma al suo incommensurabile valore estetico e formale, che con l’andare
avanti della messa in scena diviene stuccoso, ridondante, ripetitivo e
prevedibile, con i suoi cambi di scena, tante finte chiusure che non fanno
altro che far sperare nella fine, quella vera, della rappresentazione. Ottima
prova comunque dei due attori, le cui voci ovattate e microfonate risuonano per
tutto lo spettacolo come evocazioni di un mondo lontano e imprendibile.
In
corollario, per dirla con un banale proverbio, direi “Tanto fumo e niente
arrosto”, vale a dire: “Tanto estetismo, ma la sostanza dov’era caro Maestro?”.
Stefano
Duranti Poccetti
Robert Wilson
Mikhail Baryshnikov
Willem Dafoe
THE
OLD WOMAN
regia,
ideazione scene e luci Robert Wilson
con
Mikhail Baryshnikov e Willem Dafoe
di
Daniil Kharms
adattamento
di Darryl Pinckney
musiche
a cura di Hal Willner
costumi
Jacques Reynaud
collaboratore
alle scene Annick Lavallée - Benny
lighting designer A.J. Weissbard
assistenti alla regia Lynsey
Peisinger / Tilman Hecker
sound
design Marco Olivieri
direttore
di scena Jane Rosenbaum
direttore
tecnico Reinhard Bichsel
capo
macchinista Paolo Felicetti
supervisione
alle luci Marcello Lumaca
assistente
ai costumi Micol Notarianni
assistente
di produzione Sarah Pujol
truccatrice
Natalia Leniartek
delegato
di produzione Simona Fremder
un
progetto di Baryshnikov Productions, Change Performing Arts e The Watermill
Center
commissionato
e coprodotto da
Manchester
International Festival
Spoleto
56 Festival dei 2Mondi
Théatre
de la Ville Paris / Festival d´Automne
DeSingel
Antwerp
produzione
esecutiva CRT Milano / Centro Ricerche Teatrali
in
lingua inglese con sottotitoli in italiano a cura di Prescott Studio, Firenze
ti consiglio di leggere almeno qlc di Kharms per cercare di capire chi è la vecchia, che è l'assasino e le risposte alle altre domande che ti sei posto. http://www.sevaj.dk/kharms/kharmseng.htm
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