Sesto
film diretto da Terrence Malick, il regista di “The tree of life”, Palma d’oro
del Festival di Cannes 2011.
Neil
(Ben Affleck)e Marina (Olga Kurylenko) sono una coppia innamorata. Una storia
che di amore si nutre. C’è l’appartenenza, il desiderio, la passione, la voglia
di essere un’unità. Ma l’Amore, quello vero e assoluto, è composto da due
facce: la gioia e il dolore. Un sentimento la cui forma ricorda un
elettrocardiogramma: inevitabilmente comporta picchi di benessere quanto
devastanti crolli in abissi. Iniziano le discussioni, i tradimenti, la ricerca
di altro che possa soddisfare bisogni o solo addolcire una pillola tanto amara
da far contorcere lo stomaco. Si diventa estranei, si perde ogni tipo di
contatto con l’altro e con se stessi. Si osserva una vita che scorre come il
tempo o come l’acqua di un fiume da spettatori e non più da protagonisti.
Marina guarda fuori dalla finestra, Neil gira per casa, ma quelle mura sembra
non riconoscerle e quelle pareti sono sempre più bianche e asettiche. Si passa,
dunque, da un concetto come:<l’amore ci rende uno.
Due. Uno. Io in te, tu in
me. Andrò ovunque andrai>, alla fase in cui consapevolezza, rimpianti e
ragione prendono il sopravvento:<Che cos’è quest’amore che ci ama? (…)Pensavi
che avessimo tutta la vita, che il tempo non esistesse>; per poi vivere il
distacco totale:<tu non hai bisogno di niente, tu sei libera>. Tre stadi
che caratterizzano un ciclo. Non si può riempire un abisso di aria, diceva
Emily Dickinson. Malick non utilizza solo parole per esprimere il concetto
d’amore, bensì si avvale del supporto visivo: l’uso di immagini sublimi e di
sfumature cromatiche atte a rendere il colore l'elemento che rappresenta al
meglio, in un prodotto filmico, il senso narrativo. Tramonti e giornate
soleggiate si intervallano a stagioni autunnali e invernali. Poi vengono girare
scene in ambienti chiusi, cupi e bui. Tutto ciò non è casuale. Emmanuel Lubezki
è il direttore della fotografia di “The tree of life” come di “To the wonder”.
Il regista e il suo director of photography conoscono perfettamente l’importanza
dell’impatto sensoriale: lo spettatore deve immergersi nelle inquadrature
lasciandosi cullare dalle note che accompagnano l’immagine. Ancora una volta un
contenitore esteticamente impeccabile e un contenuto dall’indubbio spessore. Si
parlava del ciclo della vita nel film precedente; adesso Malick mostra l’amore
in tutte le sue forme e non dà scampo a nessuno:<l’amore non è solo un
sentimento, l’amore è un dovere. Si deve amare. L’amore è un comando>. Sono
queste le parole del prete che ascolta la confessione di tutti i fedeli in
dubbio o in crisi. Ed egli stesso invoca l’amore di Dio; l’unico suo grande
amante. È egli stesso che in un momento di titubanza deve appellarsi a una
forza energetica più potente, capace di dare e togliere serenità
con la stessa rapidità e imprevedibilità.
Francesca
Saveria Cimmino
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