LA
PRESA DEL POTERE DA PARTE DI LUIGI XIV
FRANCIA 1966 90' COLORE
(la
prise du pouvoir par louis XIV)
REGIA:
ROBERTO ROSSELLINI
INTERPRETI:
JEAN-MARIE PATTE, RAYMOND JOURDAN, GULIO CESARE SILVAGNI, DOMINIQUE VINCENT,
KATHARINA RENN
EDIZIONE
DVD: SI', distribuito da FELTRINELLI
1661: la morte del
cardinale Mazarino, reggente del regno di Francia e figura-chiave nella
repressione del movimento insurrezionale della Fronda, porta al trono il poco
più che ventenne Luigi XIV (Patte), futuro Re Sole. Con l'aiuto del fedele
Colbert, Luigi mette in atto una serie di provvedimenti per assicurarsi un
regno forte e duraturo, cambiando le sorti del Paese: accentra su di sé ogni
potere; si sbarazza dell'intrigante sovrintendente Fouquet; esclude la madre,
Anna d'Austria, e il fratello dal Consiglio della Corona; separa la borghesia
parlamentare dalla nobiltà, relegando quest'ultima ad un ruolo di pura
rappresentanza; fa costruire la reggia di Versailles come simbolo imperituro
della propria magnificenza; incentiva la produzione industriale e la
realizzazione di infrastrutture; attua una politica estera nel segno di un forte
espansionismo, sottraendo all'Olanda l'egemonia sui traffici marittimi.
L'ultimo acuto di
Rossellini e il miglior frutto della svolta "didattica" e televisiva
che ha caratterizzato la parte finale della sua carriera. Commissionato dalla
TV di stato francese ma da noi regolarmente distribuito nelle sale, il flim è
un magistrale saggio di cinema storico, perfetto nel coniugare istanze
didascaliche ed esigenze narrative, piglio cronachistico e digressioni
aneddotiche: queste ultime, apparentemente spurie rispetto al contesto
semi-documentaristico del film, sono in realtà funzionali, tanto quanto le
sequenze "storiche" (e forse più di esse) alla rappresentazione dei
meccanismi del potere, che Rossellini esplora in tutte le sue sfaccettature,
dagli aspetti economici e politici (le conversazioni di Luigi con Mazarino e
Colbert) a quelli legati agli immutabili rituali di corte e alla monotona
quotidianità della vita privata del re, che fa tutt'uno con la sua attività
pubblica poiché "IL PRIVATO E' POLITICO". E' questo lo spunto
rosselliniano più interessante del film, la riflessione intellettuale più
profonda: rendendoci partecipi delle insindacabili liturgie che scandiscono la
vita intima del monarca (il risveglio, la vestizione, i pasti, la caccia...),
Rossellini ci mostra quanto esse siano determinanti nel consentire al potere di
autolegittimarsi e quindi di autoconservarsi, come il giovane sovrano dimostra
di sapere perfettamente; è proprio in virtù di tale consapevolezza che Luigi
cura maniacalmente il proprio look -facendo tendenza, come diremmo noi oggi-,
proponendosi come modello estetico di riferimento per i nobili, e si immerge
con grande entusiasmo nel progetto Versailles: la superiorità del re e la sua
indispensabilità per il popolo ("BISOGNA CHE OGNI SUDDITO DIPENDA
UNICAMENTE DAL RE, COME IN NATURA TUTTO DIPENDE DAL SOLE") debbono
emergere tanto dalla dimensione pubblica quanto da quella privata, unite
idealmente per assicurare un posto nella storia e una promessa d'eternità ad un
uomo dall'ambizione smisurata. L'attività politica, nella visione
"totale" di Luigi, non può essere disgiunta dall'immagine personale
del re, poiché il corpo del re è il corpo dello Stato e la salute del re
rispecchia quella della Francia...l'immagine come veicolo di consenso, ovvero:
il culto della personalità (ancora oggi prepotentemente praticato, specie nel
nostro paese) in anticipo di 300 anni sulle dittature del '900!!! Ad ogni
risveglio, ad ogni bagno, ad ogni pranzo o battuta di caccia la presenza di
decine di sguardi ossequiosi che pregano con il re, lo osservano mentre mangia,
cavalca, gioca e perfino mentre espleta le proprie funzioni fisiologiche,
consente a Luigi di verificare il proprio prestigio presso la corte e, tramite
essa, presso il popolo. Ogni quotidiano rito privato (ma fatalmente pubblico,
trattandosi del re) equivale quindi ad un sondaggio sulla tenuta della
monarchia, di cui lo stesso Luigi si serve abilmente per avere costantemente il
"polso della situazione". Oltre a ciò, per mantenere il consenso, bisogna
garantire al popolo panem et circenses, e distrarre i nobili da pericolosi
progetti eversivi facendo leva sulle loro debolezze e aspirazioni, quali il
perenne desiderio di agio e la volontà di uniformarsi allo stile di vita di un
re che si pone volutamente come modello desiderabile ma irraggiungibile... del
resto, l'ambizione manifesta di Luigi è quella di eguagliare lo splendore del
sole, progetto che il re mostrato da Rossellini persegue con sistematica
razionalità, tanto da non far sembrare esagerato affermare che il film sia un
breve saggio di fenomenologia del potere.
Esprimendo le
convinzioni artistiche e personali maturate negli ultimi anni di vita (il film
come strumento di divulgazione culturale -principalmente storica- ; la
televisione quale mezzo di comunicazione privilegiato -il media del futuro- per
veicolare il sapere; un cinema del mostrare e non del dimostrare), Rossellini
attua una sorta di recupero del neorealismo degli esordi e, ottimizzando al
massimo un budget non esorbitante, sceglie la via di una rappresentazione
teatrale, raccolta, quasi cameristica, rifuggendo da ogni tentazione
agiografica, per tratteggiare, con chiarezza ed incisività esemplari, una
figura complessa e di capitale importanza per la storia moderna dell'Europa quale
quella di Luigi XIV. Il rigore, l'obiettività, la concisione e la densità delle
tematiche storiche proposte fanno de "LA PRESA DEL POTERE DA PARTE DI
LUIGI XIV" l'esempio migliore del cinema didattico teorizzato dal regista,
una vera e propria lezione di storia impartita col cinema (utilissima per le
scuole, oltre che per chi volesse saperne di più sul Re Sole), ma anche un
saggio su come fare storia attraverso il cinema.
L'edizione DVD,
pubblicata da FELTRINELLI nella collana "LE NUVOLE", propone il film
insieme ad un libro dedicato all'argomento.
Francesco Vignaroli
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