Intervistiamo
il pianista Francesco Attesti, un grande interprete del repertorio romantico e
non solo…
Ciao
Francesco, mi permetto di darti del tu, sperando che la cosa non ti dispiaccia.
Ti faccio veramente i miei complimenti per la tua carriera, che ti porta oggi a
essere considerato uno dei pianisti più importanti per quanto riguarda il
repertorio romantico. Potresti per iniziare farmi una breve sintesi della tua
formazione artistica, mettendo in risalto i punti focali della tua carriera?
Ho
seguito il normale iter di studi con diploma in pianoforte in Italia presso il
Conservatorio "Cherubini" di Firenze, per poi seguire corsi di
perfezionamento in varie città Europee con grandi Maestri come Sergio
Perticaroli, Hector Moreno e Jacques Rouvier, che sono risultati fondamentali
nella mia preparazione artistica. Ho vinto premi in concorsi internazionali e
questo mi ha permesso di abituarmi al pubblico e allo stress da concerto. Ho
quindi cominciato molto presto a fare concerti, già prima che mi diplomassi
avevo un'attività abbastanza intensa e questo mi ha aiutato a calarmi
"nell'arena" fin da subito. I concerti all'estero per importanti
istituzioni sono stati fondamentali per la mia attività. Esibirmi a Salisburgo,
Mosca, San Pietroburgo, Londra e New York sono state esperienze molto formative
e allo stesso tempo emozionante.
Mi
rendo conto di una cosa leggendo il tuo curriculum, dimmi se mi sbaglio: la tua
carriera si è sviluppata molto più all’estero, dove hai veramente ottenuto dei
risultati sorprendenti, rispetto al tuo Paese. Se ho ragione a fare questa
osservazione, sai dirmi perché secondo te questo, nel bene o nel male, è
avvenuto?
Sì,
in effetti, la maggior parte dei miei concerti, oltre l'80%, si sono svolti e
si svolgono all'estero. Credo che ciò dipenda da un'apertura maggiore e nel non
aver dovuto operare tramite le solite raccomandazioni che sono necessarie in
Italia. Mi spiego: ritengo che negli altri Paesi si venga considerati e
premiati rispetto alle proprie capacità e null'altro. Qui da noi, se non si è
sponsorizzati da qualcuno si fa ben poca strada e questo l'ho provato sulla mia
pelle.
Come
vedi il tuo Paese, l’Italia?
Osservando
come vanno le cose all'estero, per il nostro Paese non si prospetta un futuro
roseo, in tutti i campi, dall'economia alla cultura, ma in particolare vedo
difficilissima la situazione della musica colta. Negli ultimi anni si è
distrutta una tradizione centenaria di grande musica e la responsabilità è di
tutti, nessuno escluso. Inoltre, se si continuano ad esaltare degli pseudo
musicisti e si ergono a paladini della poesia e della musica persone mediocri,
non è certo questa la soluzione al problema.
Qual
è stata la tua più grande emozione in carriera?
Sono
state molteplici in verità, ma se dovessi elencarne un paio sicuramente il
concerto al Conservatorio di Mosca, o quello alla Columbia University di New
York. Potrei però anche menzionare un episodio molto toccante e triste: il 4
ottobre 2009 morì mio zio e io, la stessa sera, dovevo suonare a Miami un
concerto che prevedeva l'esecuzione della Sonata Op. 35 di Chopin con la Marche
Funèbre, quasi un segno del destino. Credo che quello sia stato il concerto più
difficile della mia vita.
Se
si può dire, qual è stata invece la tua esperienza che ricordi più
negativamente?
Ho
avuto la fortuna di non averne e sono comunque fermamente convinto che in
musica non esistono esperienze totalmente negative, c'è sempre qualcosa da
imparare.
So
che il tuo compositore prediletto è Chopin, puoi dirmi il perché? Cos’ha per te
Chopin in più rispetto ad altri?
Chopin
è davvero il poeta del pianoforte, il compositore per eccellenza di questo
strumento. É quello che riesce a far vibrare le corde del mio animo e quindi
quello che sento più profondamente. Quando si suona Chopin, il pubblico
risponde con un fremito di approvazione e gratitudine nei Paesi di qualsiasi
latitudine e ciò è il segno distintivo del grande compositore polacco. La sua
musica malinconica, drammatica ed eroica allo stesso tempo è davvero cibo per
l'anima.
Altri
compositori o repertori che prediligi?
Amo
tutta la buona musica, ma se parliamo di classica amo tutti i grandi
compositori, oltre che esplorare repertori meno frequentati. Amo comunque Bach,
Mozart, quasi tutti i compositori romantici e tardo-romantici. Dicono che ho
sonorità giuste per Debussy e Ravel, ma ultimamente non li inserisco spesso nei
programmi da concerto.
C’è
un concerto in cui hai suonato che ti è rimasto particolarmente impresso?
Sicuramente
il concerto al Conservatorio di Mosca. Suonare in una sala leggendaria dove si
sono esibiti i più grandi pianisti del mondo, da Richter a Gilels, da
Rachmaninoff a Horowitz, mi ha fatto provare delle sensazioni uniche e, forse,
irripetibili, oltre che farmi provare una grande emozione.
Stare
seduto su quel panchetto da pianoforte, davanti alla tastiera, ti trasforma?
Penso
di sì. Molte persone me lo hanno fatto presente dopo i concerti. Ciò è normale;
ogni pianista si protende e si impegna per dare emozioni ed esprimere al meglio
le idee musicali, esiste solo il pianoforte in quei momenti. Una sorta di
trasfigurazione è altamente probabile.
Che
cosa significa per te il pianoforte? Liszt disse: “Il mio pianoforte, per me,
conta quanto la nave per il marinaio, quanto il corsiero per l'Arabo, forse
ancora di più, dato che il mio pianoforte, fino ad ora, è la mia parola, è la
mia vita [...] lì sono contenuti tutti i miei desideri, i miei ricordi, tutte
le mie gioie e tutti i miei dolori”. Invece per te? Che cos’è “Il mio
pianoforte”?
Liszt
non avrebbe potuto spiegarlo meglio. In effetti il pianoforte rappresenta tutta
la mia vita. Sento una vera e propria necessità fisica di averlo accanto e
suonarlo. Il pianoforte è per me certamente un veicolo per esprimere le
sensazioni, idee, sentimenti e tutto il mio "io" interiore. Si
possono dire tante cose con la musica, molte di più che con le parole.
Cosa
pensi del pianismo italiano in questo momento?
Credo
che l'Italia abbia un'eccellente tradizione pianistica e tantissimi giovani che
possono diventare a pieno diritto i protagonisti della scena concertistica
internazionale. Negli ultimi anni ci sono sempre più musicisti emergenti che
riescono a vincere premi nei concorsi più prestigiosi. Sarebbe bello che il
nostro Paese si prendesse cura di loro, più di quanto stia facendo adesso.
Francesco
Attesti perché si differenzia dagli altri esecutori?
Non
amo molto parlare del mio modo di suonare, ma, se dovessi riassumere,
direi
che cerco di estremizzare al massimo le modalità espressive e differenziare
moltissimo le varie sonorità, che devono essere sempre rotonde e piene. Ciò
richiede un lavoro enorme nella fase di studio, oltre che prendersi una buona
dose di rischi durante l'esecuzione. Amo cercare e sperimentare sempre
soluzioni diverse.
Puoi
dirmi qual è un pianista che apprezzi in particolare in questo momento? Ti
confido che io sono un grande amante di Kissin.
Kissin
è certamente uno dei più grandi! Adoro comunque Martha Argerich, la più grande
al momento, e Krystian Zimerman.
Vuoi
parlami della tua esperienza alla guida dell’Istituto di Musica di Monte San
Savino?
Ho
iniziato questa nuova avventura due anni fa, un po' preoccupato di non riuscire
a conciliare i miei impegni concertistici con la direzione di una Scuola di
Musica. Abbiamo comunque raggiunto molti successi, vari allievi vincono
regolarmente nei Concorsi e il livello musicale si sta alzando notevolmente.
Quest'anno abbiamo inoltre rappresentato a Milano un'operetta musicale per
bambini dal titolo “Brundibàr”, in occasione del 70º anniversario dalla prima
esecuzione che venne fatta nel campo di concentramento di Terezin. É stato un
momento educativo e toccante per i ragazzi che vi hanno partecipato. Spero di
poter raggiungere a breve gli altri obiettivi che ci siamo prefissati.
Ne
ho molti; innanzi tutto ho in mente di registrare un paio di nuovi CD e un DVD.
Uno dei due CD sarà dedicato agli autori italiani per tastiera di inizio '700,
mentre l'altro sarà dedicato all'arte della variazione. Poi ho in mente varie
"sfide" personali con nuovi repertori, soprattutto per pianoforte e
orchestra, ho infatti vari inviti negli Stati Uniti da parte di alcuni
direttori.
Prima
di concludere, vorrei che tu mi parlassi di una cosa che con la musica non
c’entra, ma che c’entra con la tua vita… la tua passione per il volo!
Diciamo che è una passione repressa. Ho avuto
un momento della mia vita in cui amavo davvero intraprendere la carriera come
pilota. Adesso volo spesso, ma non in cabina di comando e, ovviamente, non è la
stessa cosa.
Curata da Stefano Duranti Poccetti
Complimenti!!!Condivido il tuo forte sentimento per F.Chopin! Lucia
RispondiEliminaBravo Franci!!!!! Mariella
RispondiEliminapiace questo elemento. Marco
RispondiEliminaComplimenti Maestro.. Donato
RispondiEliminaCiao Francesco ,sei un grande PIANISTA ad alti livelli! Grazzie a te OORTONA e'sempre i turne! Claudio
RispondiEliminagrande Francesco! Barbara
RispondiEliminacomplimenti vivissimi. Cento
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