“Se sei famosa, la
gente crede di avere il diritto di dirti in faccia qualunque cosa, come se
questo non potesse ferirti. A volte penso che sarebbe meglio evitare la
vecchiaia e morire giovane. Ma vorrebbe dire non completare la propria vita,
non riuscire a conoscersi completamente”.
Ho deciso di aprire
il mio articolo con una delle frasi più significative pronunciate da una delle
più grandi dive del cinema hollywoodiano, Marilyn Monroe (1° giugno 1926 – 5
agosto 1962). Attraverso questo commento
è riuscita a far capire perfettamente quello che in realtà era, una donna
fragile, sensibile e stanca dei continui attacchi da parte della stampa e della
società dell'epoca.
Sono passati
cinquantuno anni dalla sua morte, ma questa sembra non essere mai avvenuta, in
quanto Marilyn Monroe può essere definita un mito, un'icona impressa ancora
oggi nella nostra società. Si spense all'età di trentasei anni, vissuti
passionalmente, ma nello stesso tempo segnati dai ricordi di un'infanzia
terribile, caratterizzata da un padre assente sin dall'inizio e da una madre
malata di mente, da tre matrimoni andati in fumo e dagli scandali legati alla
sua relazione extra coniugale con John Kennedy.
Ciò che la rese il
mito che oggi tutti noi conosciamo fu “quel qualcosa in più”, quella sua
sensualità tutta al naturale, quel suo modo di fare un po' ingenuo, tutte
caratteristiche che la Fox notò e che la portarono al grande successo. Dopo un
inizio come modella per alcune riviste avvenne il suo incontro con il cinema,
inizialmente con piccole parti in film quali Giungla d'asfalto ed Eva contro
Eva (1950). In seguito arrivò la gloria vera e propria con Gli uomini
preferiscono le bionde (1953), la commedia musicale che la catalogò come “la
bionda svampita e attratta dalla ricchezza” attraverso la famosissima battuta
“I diamanti sono i migliori amici delle ragazze”. Seguirono Come sposare un
milionario (1953), La magnifica preda e Follie dell'anno (1954), Quando la
moglie va in vacanza (1955), film rimasto nella storia per la celebre scena in
cui il vestito bianco di Marilyn viene sollevato dall'aria provocata dal
passaggio di un treno della metropolitana, Fermata d'autobus (1956), Il
principe e la ballerina (1957), A qualcuno piace caldo (1959), Facciamo l'amore
(1960) e Gli spostati (1961).
Attraverso questi
film Marilyn venne presentata agli occhi della società come l'attrice bella e
stupida, incapace di recitare ruoli seri e difficoltosi, ma nello stesso tempo
come il mito irraggiungibile, un'icona a cui vennero affidate grandissime responsabilità
nei confronti del mondo intero. Tutto ciò non fece altro che alimentare quel
senso di solitudine e amarezza presente in lei sin dall'infanzia e che la portò
alla depressione e all'uso di barbiturici. In realtà Marilyn non era questo. Aveva delle grandi
doti attoriali che purtroppo non sono mai state prese in considerazione dai
registi dell'epoca in quanto ciò che importava loro era il suo corpo. A tal
proposito il 6 agosto 1962 il N.Y. Tribune scriveva: “L'attrice è stata vittima
della sua incapacità di adattare la sua sensibilità e le sue ambizioni alle
caratteristiche di quell'ambiente artificiale in cui viveva e lavorava. Le sue
limitate capacità di attrice erano ignorate. Hollywood vendeva il suo corpo.
Questa è stata la tragedia di Marilyn, questa è la tragedia di Hollywood.”
Ancora oggi il
dibattito sulla sua morte è aperto, infatti le opinioni sono due: suicidio,
avvenuto attraverso un uso eccessivo di medicinali, o omicidio, associato alla
famiglia Kennedy e principalmente alla figura di Jacqueline, moglie del
presidente americano. In ogni caso la relazione con quest'ultimo ha portato la
nostra diva ad aumentare il suo senso di smarrimento e di abbandono che
l'affliggeva già da tempo.
Nel 2013 Marilyn è
ancora un volto popolare. Ancora oggi infatti sono molti i film, i telefilm
e gli spettacoli teatrali che la ce la
presentano come protagonista. Per citarne alcuni, il film Marilyn, tratto dal
libro di Clark Colin La mia settimana con Marilyn, uscito nelle sale cinematografiche nel 2012, in
cui la Monroe è interpretata direi perfettamente da Michelle Williams; Smash,
serie televisiva che narra le vicende di una compagnia teatrale intenta a
realizzare un musical sulla vita di Marilyn Monroe; e infine lo spettacolo
teatrale Marilyn: gli ultimi tre giorni (2012) diretto da Elisabetta Villaggio
e interpretato da Agnese Nano, in cui vengono presentate, come capiamo dal
titolo, le ultime 72 ore della sua vita.
Molto interessante è
stata inoltre la mostra su Marilyn Monroe realizzata l'anno scorso al Museo
Ferragamo di Firenze. Qui sono state esposte, oltre alle fotografie che la
ritraggono, le varie scarpe realizzate per lei da Salvatore Ferragamo e i suoi
abiti più famosi, sia quelli privati che quelli di scena. Un modo eccezionale
per ricordarla.
È la stella per
eccellenza, è l'irraggiungibilità, colei che veniva vista sul grande schermo e
veniva imitata e sognata nella vita reale. In fondo il divismo cos'è se non
questo, se non Marilyn Monroe?
Maria Pettinato
"Norma Jean & Marilyn" è un altro film da prendere in considerazione. Sara
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