Ciao
Marina, potresti per favore raccontarmi in breve di te e della tua formazione
artistica?
La mia passione per
questo lavoro è iniziata con il Teatro e abbastanza casualmente, direi, mi
iscrissi ad una scuola di Teatro, la Leonardo Bragaglia, più per curiosità e
per vincere la mia timidezza. Poco dopo invece l'amore per il lavoro
dell'attore prevalse su tutto e divenne il mio principale scopo di vita.
Dopo i primi due anni
alla Leonardo Bragaglia mi trasferii a Roma e cominciai a fare degli stage di
perfezionamento con Giuliette Mayniel e Christine Cibils del Living Theater, dove
ho imparato a lavorare molto sull'improvvisazione e sulla voce; non contenta
approfondii anche il discorso del movimento corporeo con Lindsay Kemp e Pina
Bausch… devo dire che lo studio per un attore non finisce mai.
Ti
sei formata con personalità veramente rilevanti, come a esempio, come accennavi,
con Pina Bausch; che ricordi hai di lei come donna e come Artista?
Il rapporto con Pina
Bausch è stato molto professionale, sul lavoro pretendeva precisione e totale
concentrazione, ma giustamente, visto che lei era la prima a pretendere questo
da se stessa. Si lavorava molto sull'energia dei movimenti e
sull'improvvisazione, il tutto unito a una grande tecnica di base che spesso
noi attori non abbiamo per quanto riguarda la danza. Sta proprio qui la sua
grandezza umana e posso spiegarla con una risposta che mi diede lei stessa un
giorno durante lo stage, quando gli chiesi: “Ma noi che non abbiamo una base di
danza classica e comunque non siamo dei danzatori professionisti come possiamo
riuscire a starti dietro negli esercizi?”; lei con un'infinita amorevolezza
rispose: “Anche gli elefanti hanno una loro eleganza e possono danzare”... ecco,
questa era Pina Bausch.
Conclusa
la tua formazione cominci a lavorare molto giovane nel mondo del Teatro e lo
fai con personalità veramente importanti e su testi drammatici molto intensi.
C’è una pièce che ti è rimasta più a cuore rispetto alle altre? Perché?
Il Teatro è stato
molto generoso con me, il mio debutto nei grandi Teatri è stato con il Grande
Maestro Mauro Bolognini nel “Berretto a Sonagli” con Paola Borboni, che devo
dire mi ha coccolato come pochi. Ha subito creduto in me, tanto da aspettare
che tornassi dal mio viaggio di nozze per iniziare le prove dello spettacolo e
per accompagnarmi da un suo parrucchiere del cinema per scegliere il colore
adatto ai miei capelli… era un perfezionista in tutto!
La pièce teatrale che
mi è rimasta nel cuore è senz'altro “Cosi è se vi pare”, sempre di Pirandello
con la regia di Bolognini, dove interpretavo Amalia accanto alla grande Alida
Valli, donna e attrice di grande generosità e carisma, di cui diventai amica;
ecco, forse quella fu la tournée più bella della mia vita, principalmente per
il grande rapporto che si creò fra me e Alida, fatto di affetto sincero e complicità,
cosa che ritrovavo anche in scena, e poi con Bolognini, che, improvvisamente,
senza avvisare, veniva a vedere lo spettacolo in una città della tournée,
rimettendoti in prova anche la sera stessa se necessario. Ho imparato molto da
lui.
C’è
invece un personaggio che hai interpretato che ti è rimasto più dentro rispetto
ad altri?
Il personaggio
teatrale che più mi è rimasto dentro è senza dubbio alcuno quello di Vincenza
in “From Medea”, una sfida, una prova per ogni attrice interpretare una madre
infanticida e cercare di portare allo scoperto l'amore malato che si cela
nell'animo di queste donne; è sicuramente un personaggio femminile che ogni
attrice vorrebbe interpretare almeno una volta nella propria carriera.
Tu
hai lavorato sia per lo schermo che per il Teatro, che differenza c’è secondo
te tra queste due attività? Qual è che preferisci?
Beh, in Teatro c'è il
rapporto immediato e diretto con il pubblico che fa da stimolo ogni sera, si è lì
soli con il pubblico dal vivo e non si può replicare; il feeling che si crea
con il pubblico in sala è vero, immediato e agisce anche sul personaggio ogni
sera in maniera diversa. Poi il Teatro per necessità visive e strutturali ti dà
la possibilità di ampliare le emozioni, i movimenti, le azioni del personaggio
stesso, perché tutto deve arrivare fino all'ultima poltrona del teatro.
Nel cinema è tutto
molto più minimalista e intimo, direi “reale”, basta un movimento minimo e la
macchina da presa lo riporta amplificato sullo schermo.
Diciamo che in Teatro
si lavora sull'amplificare, mentre nel Cinema si lavora sul togliere. Io
personalmente, che amo lavorare sulle piccole sfumature che arrivano dalle
emozioni che vive in quel momento il personaggio, preferisco il Cinema, mi dà
la possibilità di raccontare il personaggio che interpreto con ritmi ed
emozioni più reali e naturali.
Puoi
parlami allora, se vuoi, della tua esperienza cinematografica?
Nel Cinema ho avuto
la fortuna di lavorare sempre con dei grandi Maestri e splendide persone, quali
Liliana Cavani, Mauro Bolognini, Carlo Verdone, ma il lavoro a cui sono più
legata rimane “Maternity Blues” di Fabrizio Cattani, che mi ha visto fra le
protagoniste nel ruolo di Vincenza, ruolo che ho profondamente amato e temuto
al contempo proprio per la sua complessità, e che mi ha regalato grandi
soddisfazioni quali il Festival di Venezia e il premio come miglior interprete
al Festival del Cinema Indipendente in Provincia di Foggia. Si tratta di un’opera
che tutt'oggi riesce a far commuovere il pubblico di qualsiasi età.
So
che stasera sarai tra le attrici premiate del Troisi Festival. Quali emozioni
provi davanti a questo importante verdetto?
Sono molto contenta e
onorata di ricevere questo premio al Troisi Festival, Massimo Troisi è un
attore che ho sempre adorato. È stato un Grande Artista che ha saputo
raccontare con poesia e ironia le storie dei personaggi che interpretava,
donando loro una profondità rara da trovare in altri interpreti e registi. Un
vero poeta dell'anima. Spero di essere all'altezza di questo importante Premio.
Progetti
futuri?
Prossimamente andrà
in onda “Un caso di coscienza 5”, dove mi vedrete protagonista della quarta
puntata.
In autunno inizierò a
girare una nuova fiction per la regia di Luciano Manuzzi; infine sto lavorando
al progetto di un film comico con tre donne che spero si realizzi quanto prima.
Curata
da Stefano Duranti Poccetti
Letta! bella e complimenti per il premio! Ufficio Stampa Ferrara
RispondiEliminaGrandeeee....... Un caro abbraccio Salvo
RispondiEliminaE' sempre bello sapere qualcosa in più di te..... Un abbraccio <3 Lola
RispondiEliminaMagnifico. Marina ti adoro. Antonio
RispondiEliminaComplimenti Marina, un abbraccio grande Loredana
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