Collettivo
Cinetico. Mein Herz, Centrale Fies, Dro (TN). 1 Agosto 2013
Prendete
nove ragazzi, detti esemplari, e aggiungete al quadro:
due
panche,
nove
bottigliette di acqua
un
banco
un
computer
un
gong
una
persona, [Angelo Pedroni] che suona il gong e da comandi al computer.
Il
computer sembra assumere le sembianze del regista dello spettacolo.
<age> del
Collettivo Cinetico, (giovane Compagnia di Ferrara che si è sempre
contraddistinta per i suoi lavori originali, dedicandosi nell’ultimo periodo
alla formazione del pubblico di età adolescenziale e alla sperimentazione
laboratoriale negli spazi pubblici urbani) proietta il pubblico in un universo
di teenager ( tra i sedici e i diciotto anni) che sono chiamati ad agire,
secondo la propria indole e le proprie caratteristiche, in un pseudo palco
ring. Uno studio “attivo” dal quale emergono dati interessanti come alcuni
citati da Angelo Pedroni (Collettivo Cinetico):
“Gli esemplari single
corrispondono esattamente ai puntuali; i credenti sono gli egoisti; quelli con
un bel culo si commuovono facilmente; i meteoropatici guardano le persone
brutte; chi sa piangere a comando ha picchiato qualcuno; i dominatori odiano la
turca;i magri hanno sbalzi d'umore; chi é attratto dagli uomini parla da solo;
chi ha preso la scossa sa mentire; gli arrapati hanno un buon olfatto; chi ama
il potere vuole dei figli!”.
L’entrata in scena
degli elementi, che scandiscono lo spazio, nasce in diretta. Le proiezioni sul
muro ci indicano cosa serve per lo spettacolo, che cosa succederà e cosa stiamo
per assistere.
Sono tre i capitoli
in cui i nove esemplari, gli adolescenti in scena, sono chiamati ad agire,
senza sapere cosa comparirà esattamente (infatti i performer condividono una
serie di regole e un inventario di azioni e comportamenti ma non sanno in base
a quali parametri saranno chiamati ad agire) perché la selezione è del tutto
casuale, nonostante questo i giovani protagonisti si destreggiano tra rigore e
reattività emotiva, con intensità ed ironia.
Il primo capitolo di
questo curioso spettacolo è composto da semplici descrizioni:
esemplari alti un
metro e settanta, esemplari che hanno
baciato un ragazzo, esemplari depressi, esemplari felici (interessante notare
che l’esemplare depresso fosse anche felice). Gli esemplari che si riconoscono
nella descrizione si alzano in piedi, si distribuiscono al centro della scena e
rimangono fermi per qualche secondo davanti al pubblico, finché viene suonato
il gong che li manda a sedere.
Il secondo capitolo
descrive delle azioni performative, per esempio: gli esemplari aggressivi al
comportamento di salto, gli esemplari che piangono a comando a baciare,
esemplari ipocriti comportamento virtuale, e così via.
Il terzo capitolo,
infine, si sviluppa con tutti e nove i ragazzi in scena per delle azioni
coreografiche, per citarne alcune: il comportamento d’intimidazione (i giovani
performer si mettono in fila indiana e spalancano le braccia in movimento
circolare, a ricordare la difesa di un pavone, momento davvero esilarante),
oppure l’ultima scena, con il comportamento della competizione (una sfida a
colpi di braccia, che vede vincitore chi riesce a non farsi toccare dagli
altri).
In tutti e tre i
capitoli le azioni si susseguono allo scoccare del gong (che ricorda molto un
ring), solo l’ultima scena si vede esaurire da sola, quella della competizione.
Subito dopo la spazio
viene di nuovo svuotato dagli stessi ragazzi, che si suddividono equamente gli
oggetti, per poi andarsene lasciando il “the end” proiettato sul muro.
Divertente, fresco,
leggero, <age> del Collettivo porta lo spettatore in un atlante di
comportamenti degli adolescenti d’oggi tramite un inventario di azioni e una
serie di regole prestabilite in armonia e delicato equilibrio tra loro. Lo fa
con uno stile vincente, catturando l’attenzione della sala, sin da subito,
nonostante non ci siano dialoghi, le azioni proposte e i comportamenti dei
ragazzi sono sufficienti per comprendere e incuriosire il pubblico al mondo di
questi nove “teenager kamikaze”.
E scatta una domanda,
mentre li si guarda in scena, “io…che esemplare ero?”.
Cristina Zanotto
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