Foto di copertina di Maria Vittoria Paci, foto interne al cd di Luca Calugi |
Qualche giorno fa avevo fatto un’intervista al
pianista Francesco Attesti; ecco, adesso è venuto il momento di parlare anche
del suo ultimo CD, uscito di recente per conto della casa discografica aretina “Drycastle records”, di Maurizio Bozzi.
“Virtuoso Sentimento”, questo il titolo dato alla registrazione, un titolo
molto azzeccato, visto che si parla di un pianista molto bravo sia a livello
tecnico che a livello interpretativo; valori che dimostra anche in quest’ambito
proponendo un repertorio molto vario, che va da Bach a Piazzolla, non privo di
composizioni dello stesso Attesti.
Ma andiamo per ordine: il primo brano registrato è di
Bach e si tratta di “Aria”, dall’ “Ouverture per orchestra n. 3 BWV 1068”, un
brano di apertura in cui il pianista ci dimostra fin dalle prime note la sua
delicatezza sulla tastiera, proponendo un Bach fresco, dolce, forse anche un
po’ romantico, ma non per questo snaturato, vista la precisione ritmica e la
chiarezza con cui Attesti lo esegue.
Se nel primo brano si è potuta ammirare la delicatezza
del pianista, unita al suo validissimo senso interpretativo, nella seconda
traccia incontriamo un Attesti brillante, dovendosi confrontare con un
“Allegretto” di Pescetti, una melodia “all’italiana”, chiara, gaia, veloce,
brillante e orecchiabile, dove il pianista si dimostra fluido e pulito sulla
tastiera, capace di fare uscire ogni singola nota, seppur rapida, in modo
limpido.
Con la traccia numero tre entriamo negli anni d’oro
del romanticismo, con uno dei suoi compositori più emblematici: Franz Schubert,
con il suo famoso “Impromptu Op. 90 numero 2 in Mi bemolle maggiore”.
Dall’intervista si ricorderà che Attesti aveva definito Chopin come il suo
compositore preferito e in questo caso, certo, non ci troviamo davanti al
Maestro polacco, ma si comincia però ad assaporare quell’aria romantica che
piace al pianista, che ci propone questo brano in modo ineccepibile, sapendo
ben giocare tra i piano i forte e in grado di costruire intorno a sé
l’atmosfera straordinaria del sentimentalismo, della visione, del sogno.
Dalla quarta alla settima traccia troviamo poi la
“Sonata Op. 2 numero 3 in Do maggiore”, dove Attesti si cimenta stavolta con
quello che del Romanticismo – a ragione per alcuni, a torto per altri – può
essere definito il Padre: Ludwig Van Beethoven. In questa sonata, più che
altre, il Maestro tedesco conserva elementi settecenteschi, affiancati da
elementi strutturali che cominciano a farci degustare quell’aria di pathos e di
forza emotiva. Attesti si misura così con un compositore diverso dagli altri
fin ora citati, visto che dalla musica di Beethoven devono emergere allo stesso
tempo forza e precisione; puntualità strutturale ed energia emozionale. Il
pianista non si fa trovare impreparato e con accuratezza timbrica, chiarezza
pianistica e capacità interpretativa riesce a suonare questo celebre pezzo in
modo fresco, trovando le giuste onde ritmiche per l’esecuzione dei diversi
movimenti (Allegro con brio, Adagio, Scherzo: Allegro, Allegro assai).
Di conseguenza ci troviamo di fronte all’esplorazione
strumentale di un compositore che i più conoscono solo come operista: Giuseppe
Verdi, di cui quest’anno celebriamo il bicentenario dalla nascita. Verdi non
poteva non far parte di questa scaletta, di cui una delle sue poche
composizioni per pianoforte diventa protagonista; si tratta di un breve
“Valzer” – forse ve lo ricorderete nel film “Il Gattopardo” di Visconti -,
semplice, ma non scontato, che esprime un momento di brio e di divertissement
dell’Autore italiano, composizione che Attesti esegue con brillantezza e
gaiezza, anche divertendosi sulla tastiera.
Una composizione più intimista segue a quella di
Giuseppe Verdi, vale a dire “Gnossienne numero 1” di Satie, dove il compositore
francese con pochi tocchi “impressionisti”, leggeri, ripetitivi e ipnotici
riesce a creare intorno a sé una dimensione intima e poetica. Attesti, preparato
anche all’intimismo chopiniano, è a suo agio sul pianoforte e riesce a ricreare
questa dimensione poetica e intimistica. D’altra parte il momento più “europeo”
della registrazione sta per terminare; fra gli ultimi brani del CD ne troviamo
infatti due di Piazzolla, “Invierno Portenõ” e “Verano Portenõ”, in cui il
pianista può esplorare, accanto a una dimensione dolce e melodiosa, anche
quella dimensione musicale calda della tradizione dell’America del Sud, una
musica in certi frangenti ballabile che risente vivamente degli influssi del
Tango, e Attesti, nonostante la sua formazione classica, sembra essere affascinato
da questa particolare aura, dentro alla quale s’immerge con calore, facendoci
entrare all’interno di queste melodie, allo stesso tempo così delicate (soprattutto
per “Invierno Portenõ”) e ballabili (“Verano Portenõ”).
La dodicesima è l’ultima traccia, il cui nome è “Virtuoso
Sentimento Shake”, una fantasia in cui il pianista ripercorre liberamente il
suo iter sonoro di cui abbiamo parlato fin qui. All’interno dei meandri di
questa breve composizione possiamo riconoscere i temi portanti di alcuni brani
prima citati, sapientemente messi insieme da Attesti, in un’ultima miscela
musicale, fluida, altisonante e virtuosa, che funge da coda finale dell’intera
registrazione.
“Virtuoso Sentimento” è un CD vario e molto piacevole,
dove Francesco Attesti si rivolge con sapienza musicale ai repertori più
diversi, un CD che consiglio agli appassionati e cultori non solo della Musica
colta, ma della Musica.
Stefano Duranti Poccetti
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