Il
film del noto regista Ettore Scola, presentato alla 70^ Mostra dell’Arte
cinematografica di Venezia e prodotto da Raicinema, Palomar, Cubovision con
Istituto Luce - Cinecittà e Bim , è un tuffo nel passato. L’autore, legato da
una sincera e profonda amicizia a Federico Fellini, dedica al Maestro una
biografia in occasione del ventennale della sua morte. Tra gli interpreti citiamo
Maurizio De Santis nel ruolo di Fellini anziano, Tommaso Lazotti in quello di
Fellini giovane, Giacomo Lazotti in quello di Ettore Scola giovane e Ernesto
D'Argenio nelle vesti di Marcello Mastroianni.
Un
viaggio di novanta minuti nei set ricostruiti nello storico Teatro 5 di
Cinecittà, dove Fellini ha girato quasi tutti i suoi film e Scola ha realizzato
“La Famiglia” e “Il viaggio di Capitan Fracassa”. Che strano chiamarsi Federico- Scola racconta Fellini-, è un ex-cursus
delle tappe principali nella vita del Maestro. Il principio del film, mostra il
grande Federico a diciannove anni, quando inizia a collaborare con il giornale
satirico "Marc'Aurelio"; è il 1939. Nel 1948 anche Scola si
presenterà presso la medesima redazione. Si ripercorre la sua vita
professionale, la sua riservatezza, quanto il triangolo dell’amicizia: Fellini,
Scola, Mastroianni. Il prodotto filmico, scritto a sei mani, ovvero dal regista
con il supporto delle figlie Paola e Silvia e narrato dall’espressivo attore
napoletano Vittorio Viviani, è sia un omaggio al Maestro, sia un archivio
pregno di notizie e documenti importanti per ricostruire o conoscere dettagli
poco noti, sia un’opera esteticamente impeccabile che lascia dentro lo
spettatore un senso di nostalgia quanto di allegria; rivendendo o ricordando
un’epoca florida e brillante della nostra filmografia italiana. Nel film la
fotografia, curata da Luciano Tovoli, le musiche di Andrea Guerra (anche
curatore delle musiche del film L’Arbitro,
presentato anch’esso a Venezia 2013) e il montaggio di Raimondo Cruciani, sono
un assoluto successo che ben sposa, soprattutto nel finale, il flusso di
immagini estratte da alcune scene di famosissimi capolavori: Il Casanova, La
Dolce Vita, La strada e tanti altri ancora. L’astante non può non provare un
senso di tristezza e contemporaneamente di fierezza, così come non si può non
ringraziare Scola per averci regalato, ancora una volta un emozione e il suo,
personale, “Amarcord”.
Francesca
Saveria Cimmino
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