I RICORDI DELLE
NOSTRE INFANZIE E LA VITA VISSUTA DAI NOSTRI BISNONNI E NONNI ALLA RICERCA DI
UN ESEMPIO PER IMPARARE A MANGIARE E
VIVERE IN MODO PIÙ SANO.
Quante volte da
bambini ci siamo trovati a guardare e riguardare in Tv il piacevole e
meraviglioso cartone animato di Heidi accompagnato dalla canzone cantata da
Elisabetta Viviani dal 1978; un passaggio della nostra infanzia che abbiamo
attraversato tutti, e che abbiamo fatto vivere anche hai nostri figli o nipoti;
ma conosciamo la storia di Heidi, o meglio la sua origine e nascita, o siamo
abituati ad immaginare una storia creata solo per far vivere un cartone
animano? Chissà, in ogni modo, Heidi non è la storia di un cartone animato, ma
è un’opera d’arte vera e propria, che possiede in sé una bellezza unica, in cui
possiamo imparare molte cose. Heidi, prima di essere un cartone animato, è un
famoso romanzo pubblicato nel 1880, scritto da Johanna Spyri, ambientato fra la
Svizzera - ossia nei dintorni o vicino a Maienfeld - e la Germania della fine Ottocento.
Il romanzo di Heidi è un’opera di grande successo intramontabile che regala a
tutti una grande emozione e che è sempre interessante da leggere a da vedere in
Tv o nei DVD.
Un’opera che
raffigura un’epoca lontana che non abbiamo vissuto, una vita che l’umanità
viveva un tempo e che è stata vissuta sicuramente anche dai nostri bisnonni (e
magari nonni) che magari non abbiamo conosciuto e difficilmente ci hanno
raccontato le loro vite; infatti, la storia narra di una bambina che vive in
montagna con il nonno, il quale possiede le sue caprette, che hanno la stalla
attaccata alla sua abitazione, proprio così un tempo vivevano i nostri
bisnonni. Ma questo romanzo non è solo questo, ma narra anche di come vanno
seguiti i bambini e cosa fa bene loro. La storia inizia descrivendo la piccola
Heidi di 5 anni, che vive con la zia Dete a Bad Ragaz, da quando i genitori
sono deceduti: il papà Tobias, carpentiere, morto sotto una trave, la mamma
Adelheid, sorella di Dete, morta di crepacuore... vive insieme alla zia, in
paese, ma è una bambina molto triste (anche se sorride) e annoiata, ma di un
tratto la zia Dete trova lavoro a Francoforte e decide di lasciare la piccola
dal nonno paterno detto "vecchio dell'alpe", (un uomo di cui sparlano
tutti, che è criticato e da cui tutti stanno lontano) che, molto solitario,
vive nella sua baita sul costone di un monte, percossa quindi ad
ogni ora e in ogni stagione dal forte vento alpino. La bimba insieme alla zia
raggiunge il nonno e qui Heidi rimane; a questo punto c’è un aspetto che
colpisce molto, ossia che il vecchio dice alla nipotina che “farà in modo di
abituarsi a lei” e poi “non sapevo d’essere capace di volere bene ancora”.
Parole a cui nessuno fa caso, ma c’è un aspetto sublime di grande importanza,
perché ci indica che l’uomo costruisce la capacità di amare stando in relazione
con la bambina, acquisendo così la capacità di diventare più socievole; infatti
il vecchio con la nipotina cambia e alla fine si apre molto anche agli altri;
le relazioni fanno bene e c’è da dire che i bambini ci cambiano anche la vita
colorandocela. Allo stesso tempo, quella chiusura e isolamento simbolizza
plausibilmente un uomo che si chiude in se stesso per via delle brutte
esperienze della vita, magari a causa delle altre persone, sempre pronte a
giudicarlo o a causa degli eventi accaduti in passato, come ad esempio la morte
di una persona cara, nel caso del nonno di Heidi, suo figlio.
Oltre al nonno, le
altre persone con le quali fa conoscenza Heidi sono Peter il pastore, che guida
le capre di tutto il villaggio al pascolo, sua madre Brigitte e la nonna cieca;
qui Heidi entra in contatto con la natura e gli animali, impara a pascolare le
capre, mungere, preparare il formaggio, conosce il nome di tutti i fiori, delle
erbe e degli animali, ma non sa né leggere né scrivere; non va a scuola anche
se il maestro e il parroco del paese tentano di comunicare al vecchio la
necessità per la bambina di andarci... una realtà che hanno vissuto molte
persone di quel tempo; difatti non tutti anche da noi in Italia andavano a
scuola un tempo, anche perché, come molte volte mi hanno raccontato delle
persone anziane, i genitori non li mandavano a scuola (poiché non vi era
obbligo il più delle volte), ma piuttosto li facevano stare in campagna, a
zappare, a pascolare… le donne imparavano a cucinare, a lavorare la lana, fare
le faccende di casa. Era un’epoca in cui non vi era l’acqua diretta in casa, né
c’era la luce elettrica, quindi si accendevano i lumi o le candele; per aver
l’acqua si andava fuori con dei secchi, davanti alle fontane, per lavare i
panni si andava nei fiumi. Tutta un’altra epoca, che a noi appare non solo
lontana, ma incredibile, impossibile, pensando a quante comodità abbiamo in
casa, nell’epoca della tecnologia, dei cellulari, delle televisioni, in cui
abbiamo tutto, non è necessario avere un campo in cui piantare gli alimenti, in
cui avere le stalle per le capre o le galline, proprio perché ci basta andare
al supermercato. Un tempo invece questo non c’era, vi era un’altra vita,
diversa dalla nostra. Si aveva poco, ma chissà se si era più o meno felici di
adesso ? Si possedevano pochi giochi e si cresceva il più delle volte
orientantati verso il lavoro; tutto questo è raffigurato molto bene nel cartone
animato di Heidi e ovviamente si trovano molti aspetti positivi, come del resto
negativi. Allo stesso tempo in questo romanzo si racconta la vita in città a
Francoforte, dove Heidi viene portata dalla zia Dete (che dopo un po’ di tempo
torna sulla scena) affidandola alla famiglia Sesemann, in cui incontra la sua
amichetta Klara, una ragazzina di qualche anno più grande di lei e di buona
famiglia, con cui nasce una grande amicizia fatta di profondo affetto.
Nonostante questo però la piccola Heidi non sta bene in città, non solo perché
è cresciuta in campagna, sui monti, quindi in un altro ambiente diverso da
quello della città, ma poiché in questa non riesce a trovare la sua dimensione.
Qui teoricamente ha tutto e inizia anche a studiare, a leggere e a scrivere ma
non è felice, gli manca la sua vita, il nonno, Peter, la nonna e la madre di
questo. Inoltre qui non trova affetto da tutti, anzi viene trattata male della
signorina Rottenmeier, che è sempre pronta rimproverare Heidi per ogni sua
minima azione. Questo aspetto c’insegna che è importante per un bambino
ricevere amore, ascolto e molta attenzione e c’insegna, tra l’altro, che i
bambini non vanno orientati verso un cambiamento che possa soddisfare i nostri
desideri ossia che il bambino sia come vorremmo noi. Insomma questo romanzo
scritto nel 1880 lo possiamo prende in considerazione come un modello
pedagogico per imparare o trovare metodi di educazione e cura per i bambini;
infatti, nel romanzo come nel cartone, noi vediamo da una parte il nonno di
Heidi che ascolta molto la piccola e, non solo, quando dice un “No” a ella, lo
fa con molta calma e con molte spiegazioni; non vi sono rimproveri, ma molto
dialogo che serve ad istaurare un buon rapporto che vada verso le esigenze di
entrambi. Allo stesso tempo il racconto ci presenta un metodo educativo
opposto, quello appunto della Rottenmeier, che è severa, autoritaria e non
disposta ad ascoltare o a dialogare con i bambini e ciò fa stare male la
piccola Heidi, come farebbe stare male un qualsiasi bambino… purtroppo questo
metodo autoritario viene usato il più delle volte.
Inoltre il romanzo ci
narra l’esistenza dell’ostilità tra un luogo e un altro; tra persone e altre,
infatti la Rottenmeier definisce la
piccola Heidi la montanara svizzera, mentre la povera Klara è costretta a passare
ammalata la sua vita su una sedia a rotelle. Proprio in lei, in Klara,
incontriamo la capacità di compiere degli errori ad fin di bene per amore,
poiché nell’intenzione di proteggere l’amica la povera Klara rimane sempre in
casa, non frequenta la scuola come altri bambini, non esce per andare a fare
una passeggiata. In casa non si ha fiducia nelle capacità di Klara, non si
pensa che possa vivere una vita come tanti; non si pensa affatto a stimolare la
bambina a guarire... un’alternativa che non viene proposta nemmeno dal dottore
di famiglia Classen. Solamente grazie alla piccola Heidi per Klara le cose
cambieranno, infatti Heidi convince tutti che Klara è una persona come tutti,
che deve vivere la sua vita e che può guarire se va a trovarla in montagna da
lei. Nel frattempo la piccola Heidi torna nelle sue montagne e la sua vita
torna a colorarsi di felicità con il nonno, sempre pronto ad ascoltarla, a
dargli affetto e a mandarla stavolta a
scuola; torna al suo ambiente, a respirare l’aria tenera e pura delle montagna,
a vivere le stagioni, il sorgere del sole, a mangiare il formaggio frutto del
latte delle sue capre, cose che in città non poteva fare e che gli mancavano
tanto da stare male; in quest’ambiente dobbiamo pensare che un tempo le persone
si nutrivano d’alimenti coltivati e curati da loro stessi; era un’epoca in cui
si mangiava genuino, molto biologico; nel cartone animato Heidi mangiava solo
pane e formaggio, nessuno lo sa, ma questo è un simbolo che vuole raffigurare
una tradizione, ossia che un pastore deve avere sempre a tavola il suo
formaggio (anche se in realtà ovviamente le persone si nutrivano anche di
altro). In questo paesaggio è quindida evidenziare un aspetto importante per il
benessere di ognuno di noi: il cibo. Il cibo è fondamentale per l’uomo, per la
sua sopravvivenza, ma molte volte non ci curiamo di esso, ci basta solamente
mangiare, senza far attenzione o ad avere cura della nostra alimentazione;
questo è sbagliato, perché non dobbiamo pensare che per vivere ci basta
mangiare solamente, ma bisogna farlo stando bene, il cibo ci deve fare trovare
il nostro benessere; questo aspetto a volte non lo consideriamo e altre volte
lo consideriamo però dando un’interpretazione errata e soprattutto questo può
accadere alle donne, ma anche gli uomini ultimamente, quando pensano di poter
fare una dieta solo per apparire agli altri più belle; l’estetica è importante,
ma non si costruisce per apparire, ma per stare bene; inoltre molte volte si
pensa ad una dieta come a una cura, perché magari abbiamo fatto degli esami del
sangue e il medico ci ha detto che ci farebbe bene una dieta, e così si inizia,
e dopo un po’ si abbandona perché dimagrendo abbiamo fatto la nostra cura;
essere in soprappeso non è una malattia da curare; il cibo non rientra in
quelle cose che servono per curarci da un male, serve per la sopravvivenza e
per vivere meglio. Per tale motivo piuttosto che pensare ad una dieta dovremmo
pensare a come magiare meglio e più sano. Il mangiare più sano deve far parte
di uno stile di vita, che deve essere seguito con il cuore e con amore (ogni
cosa deve essere fatta con il cuore e con amore), e non solo, ma in modo
giusto, mai da soli, improvvisandoci degli esperti; mai prendere in
considerazione le diete che ci presentano su internet oppure quelle presentate
sui Media e mai seguire una dieta con e
attraverso medicine o altri prodotti pubblicizzati dagli spot, o ancora, non
seguire la linea di un’altra persona…
Il giusto modo per
seguire o meglio per imparare a mangiare meglio è farsi seguire da esperti in
materia, da esperti che puntano sul cibo biologico, che rifiutano ad esempio
quello surgelato; è chiaro che oggi non tutti ci possiamo permettere di avere o
di occuparci di un orto, come non tutti possiamo avere campagne per allevare
animali, e allora ci rimane solamente la possibilità di adeguarci, cercando
però di puntare sul biologico il più possibile; in questa prospettiva ci
sarebbe da fare un profondo invito alle Istituzioni in tema di salute, per
riavviare l’agricoltura.
Il mangiare biologico
porta il successo assoluto di una giusta e buona nutrizione, come sottolinea ed
insegna sempre la dottoressa Marietta Parinelli, alimentalista e nutrizionista
(autrice del libro “Con la dieta verso la vita. Ritrovare se stessi con la
dieta”), che ci dice che con la dieta ritroviamo noi stessi, il nostro
benessere, l’estetica e un nuovo sviluppo mentale; mangiare bene è utile al
corpo e alla mente e fa in definitiva la nostra salute. Il nome della
dottoressa Parinelli in quest’articolo non sta per caso, ma per il suo successo
vero e proprio; una personalità che conosco bene, poiché ha curato la mia con
successo (ho visto inoltre altri suoi successi su altre persone); un successo
non televisivo ma reale vero e proprio (provare per credere) che vede persone di
grande peso (Io in primis), riuscire a dimagrire e acquisire il giusto peso che
un individuo dovrebbe avere. Il mangiare bene è importane per noi e anche per i
nostri bambini, di conseguenza dobbiamo riflettere e cambiare i nostri stili di
nutrizione, soprattutto per il bene dei figli; mangiare bene significa stare
bene, dormine meglio, muoversi meglio, avere visioni del mondo migliori,
sviluppare la mente e i sentimenti, allentare malattie, trovare aspirazioni
poetiche e letterarie per una buona vita anche spirituale; costruire relazioni
migliore, vivere meglio la sessualità; tutto questo seguendo ovviamente una
nutrizione giusta rispettando le sue regole, non vivendola con una modalità
costretta ma libera e fatta di scelta etica e morale personale, mai per
apparire ma per trovare noi stessi, la nostra sostanza. Il tutto dovrebbe
essere accompagnato da attività fisiche (sport, andare al mare, a sciare, in
montagna, in campagna, o semplici camminate) e anche dal contatto con la natura
e con gli animali, importante soprattutto per i bambini, contatto che fa bene
alla loro salute.
Nonostante faccia
parte di un romanzo o di un cartone animato Heidi raffigura molto bene quanto
appena detto, infatti la storia si conclude con l’arrivo della sua amica Klara
sulle alpi, che inizia ad avere per la prima volta un contatto con la natura e
a rafforzarsi grazie all’aria, al cibo e infine riesce addirittura a camminare
e a guarire. Dicevo che è un romanzo, ma raffigura una realtà vera e propria. A
tutto voglio aggiungere un ultimo aspetto importante e vale a dire il rispetto
e la cura dell’ambiente e della natura, di cui purtroppo non ci preoccupiamo.
Ne parliamo tanto, abbiamo consapevolezza dei rischi climatici-ambientali
derivati dall’inquinamento, abbiamo paura, ma non facciamo nulla (compreso le
Istituzioni). Ecco, in questa prospettiva vorrei invitare a riflettere su ciò e
su tutto quello che qui ho detto. Bisogna aver cura della natura e non
inquinare è importante, per poter iniziare a risolvere il problema e per poter
sperare di ritrovare o respirare un giorno l’aria pura; di conseguenza
riflettiamo su ciò e iniziamo a non inquinare né l’ambiente e né le acque;
prendiamo come modello ad esempio la Svizzera, molto attenta a questo, da
sempre, ed educhiamo i nostri figli ad aver cura di loro stessi e dell’ambiente che li circonda…
ricordiamo che noi siamo per loro degli Eroi da imitare, non diamogli dunque cattivi esempi, ma dedichiamoci a loro
in modo sano, perché valgono di più di ogni altra cosa; diamo attenzione anche
a quando guardano la tv, aspetto che fa parte di una possibile mala
alimentazione. Per costruire una vita migliore rilassiamoci dopo una stressante
giornata di lavoro magari guardando o leggendo Heidi… non dimenticando però il
Corriere dello Spettacolo!
Giuseppe Sanfilippo
dedico questo articolo alla mia bella nipotina, a tutti i bambini del mondo, e alla grande e unica dott.ssa Marietta Parinelli
RispondiEliminamolto bello
RispondiEliminameraviglioso
RispondiEliminaBellissimo!!!!complimenti!!!:)
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