La mostra
"GIORGIO DE CHIRICO. IL RITRATTO-FIGURA E FORMA" è entrata nel suo
ultimo mese di permanenza (inaugurata lo scorso 8 giugno, chiuderà il 30
settembre; prezzo del biglietto: 7 euro; orario: lun 16-22 mar-dom 10-22) nella
splendida fortezza poliziana di Montepulciano; al pubblico sono state messe a
disposizione 68 opere (44 dipinti, 7 sculture e 17 lavori su carta) provenienti
dalla collezione della Fondazione Giorgio e Isa De Chirico di Roma. L'esposizione,
curata da Katherine Robinson, si propone di esplorare il ruolo giocato dalla
figura umana, o umanizzata, nell' indagine sul mistero dell' esistenza compiuta
da De Chirico attraverso la sua arte pittorica e figurativa. A tale scopo
vengono prese in considerazione opere realizzate a partire dalla seconda metà
degli anni '20 fino ad arrivare all' ultimo segmento di carriera e di vita del
Maestro, gli anni '70.
Giorgio De Chirico
(1898-1978) si è guadagnato un posto nella storia dell' arte in qualità di
inventore, negli anni '10, della pittura metafisica. In netta opposizione
rispetto all' impressionismo francese, la metafisica si propone di esprimere il
senso profondo delle cose anziché soffermarsi sulle fugaci impressioni che
derivano dal loro senso apparente (esteriore); è una forma d' arte che attinge
a contenuti mentali profondi quali il ricordo, la meditazione sul senso della
vita e il sentimento malinconico, dove le coordinate spaziotemporali assumono
un' aura mitica e trascendentale che deriva loro dal fascino profondo
esercitato dall' enigma dell' esistenza, vera e propria ragione di vita per il
Maestro. Nascono in questo contesto i lavori più celebri di De Chirico: i
manichini umanoidi, le vuote "Piazze d' Italia" e, in un secondo
tempo, architetture e statue classiche mescolate in modi imprevedibili ad
oggetti geometrici, temi di ispirazione mitologica ed archeologica.
Ma già a partire
dagli anni '20, all' apice del successo della sua metafisica, l' artista,
ispirandosi al romanticismo del pittore svizzero Bocklin ed al barocco, vira verso
una pittura di matrice più "ortodossa" ed accademica, predicando un
ritorno alle origini ed alla tradizione in aperta contrapposizione con le
avanguardie contemporanee. Frutto di questa fase artistica sono numerosi
ritratti e autoritratti, nature morte ed opere ispirate ai grandi Maestri della
pittura del passato, con i quali si misura realizzando numerosi d' apres
(imitazioni, "riletture") delle loro opere.
Inaspettatamente, in
tarda età (anni '60), De Chirico recupera i temi metafisici degli esordi
rivisitando le opere più celebri del periodo giovanile -si parla infatti di
neometafisica-, una sorta di riflessione col "senno di poi" che
testimonia, soprattutto nell' uso dei colori -più caldi- e nella parziale
umanizzazione dei manichini, un approccio più sereno nei confronti della vita
-frutto della maturità portata dagli anni- e del mistero che la circonda.
La mostra, come già
accennato in apertura, prende in considerazione il De Chirico dell' età di
mezzo, ossia l' accademico ritrattista e imitatore, oltre a quello
neometafisico della vecchiaia. Del periodo "tradizionale" è possibile
ammirare vari ritratti (delle due mogli Raissa e Isabella, dell' amato cane...)
e autoritratti, una natura morta, alcune imitazioni; dalla fase neometafisica
provengono le sculture (tra cui "PENELOPE E TELEMACO", "LE
SIBILLE" "IL GRANDE METAFISICO") e le nuove versioni di opere
quali "LE MUSE INQUIETANTI" (forse il quadro più famoso di De
Chirico), "ETTORE E ANDROMACA", "LE MASCHERE", tutte
ironicamente (e forse nostalgicamente) retrodatate dal Maestro tra gli anni '20
e '30.
Quello che emerge al
termine della visita è il ritratto di un artista tanto geniale quanto inquieto,
un uomo alla costante ricerca di risposte e sempre orgogliosamente contro il
pensiero dominante, unico nel suo riscoprire, proprio alla fine della corsa, un
ottimismo quasi fanciullesco verso la vita.
Sempre alla Fortezza
di Montepulciano, oltre che nella vicina e splendida Piazza Grande, è possibile
ammirare -dallo scorso sabato 7 Settembre fino a martedì 24- "NOBILE
LEGGEREZZA FELICE INCONTRO A MONTEPULCIANO", l' esposizione itinerante di
sculture del Maestro cinese Xu Hong Fei (classe 1963). Le opere, realizzate in
dimensioni e materiali vari (fibra di vetro, bronzo, marmo e legno), rappresentano
figure femminili dai tratti somatici orientali e dalla corporatura extra-large.
Le simpatiche donnone di Xu esprimono efficacemente la gioia della vita, sia
con la loro prosperosa fisicità che attraverso le pose in cui l' autore le ha
immortalate: suonano, danzano, fanno sport, portano a spasso il cane, baciano i
loro uomini, giocano con i loro bambini. Con le sue "chubby women",
l' autore sovverte allegramente i classici canoni estetici occidentali, per
mostrarci un altro tipo di bellezza e confutare lo stereotipo tradizionale
riguardante la donna orientale, solitamente pensata tanto pudica e controllata
nello spirito quanto armoniosa nelle forme; paradossalmente, le donne di Xu si
alleggeriscono nello spirito appesantendosi nel corpo (molto eloquenti alcuni
titoli delle sculture: "LA FORTUNA DI ESSERE PAFFUTA", "SECONDA
GENERAZIONE PAFFUTA"; poetici e delicati altri: "MELODIOSO",
"BISBIGLIARE ALL' INSETTO"); la loro leggerezza è libertà d'
espressione dei propri sentimenti, gioia di vivere, confidenza col proprio
corpo e col mondo che le circonda, assenza da condizionamenti esterni legati
alla "schiavitù dell' apparenza": la felicità è donna, meglio se
rotonda!
Francesco Vignaroli
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