16 settembre, 2013

L'ARTE DI DE CHIRICO A MONTEPULCIANO. Di Francesco Vignaroli


La mostra "GIORGIO DE CHIRICO. IL RITRATTO-FIGURA E FORMA" è entrata nel suo ultimo mese di permanenza (inaugurata lo scorso 8 giugno, chiuderà il 30 settembre; prezzo del biglietto: 7 euro; orario: lun 16-22 mar-dom 10-22) nella splendida fortezza poliziana di Montepulciano; al pubblico sono state messe a disposizione 68 opere (44 dipinti, 7 sculture e 17 lavori su carta) provenienti dalla collezione della Fondazione Giorgio e Isa De Chirico di Roma. L'esposizione, curata da Katherine Robinson, si propone di esplorare il ruolo giocato dalla figura umana, o umanizzata, nell' indagine sul mistero dell' esistenza compiuta da De Chirico attraverso la sua arte pittorica e figurativa. A tale scopo vengono prese in considerazione opere realizzate a partire dalla seconda metà degli anni '20 fino ad arrivare all' ultimo segmento di carriera e di vita del Maestro, gli anni '70.
  
Giorgio De Chirico (1898-1978) si è guadagnato un posto nella storia dell' arte in qualità di inventore, negli anni '10, della pittura metafisica. In netta opposizione rispetto all' impressionismo francese, la metafisica si propone di esprimere il senso profondo delle cose anziché soffermarsi sulle fugaci impressioni che derivano dal loro senso apparente (esteriore); è una forma d' arte che attinge a contenuti mentali profondi quali il ricordo, la meditazione sul senso della vita e il sentimento malinconico, dove le coordinate spaziotemporali assumono un' aura mitica e trascendentale che deriva loro dal fascino profondo esercitato dall' enigma dell' esistenza, vera e propria ragione di vita per il Maestro. Nascono in questo contesto i lavori più celebri di De Chirico: i manichini umanoidi, le vuote "Piazze d' Italia" e, in un secondo tempo, architetture e statue classiche mescolate in modi imprevedibili ad oggetti geometrici, temi di ispirazione mitologica ed archeologica.

Ma già a partire dagli anni '20, all' apice del successo della sua metafisica, l' artista, ispirandosi al romanticismo del pittore svizzero Bocklin ed al barocco, vira verso una pittura di matrice più "ortodossa" ed accademica, predicando un ritorno alle origini ed alla tradizione in aperta contrapposizione con le avanguardie contemporanee. Frutto di questa fase artistica sono numerosi ritratti e autoritratti, nature morte ed opere ispirate ai grandi Maestri della pittura del passato, con i quali si misura realizzando numerosi d' apres (imitazioni, "riletture") delle loro opere.

Inaspettatamente, in tarda età (anni '60), De Chirico recupera i temi metafisici degli esordi rivisitando le opere più celebri del periodo giovanile -si parla infatti di neometafisica-, una sorta di riflessione col "senno di poi" che testimonia, soprattutto nell' uso dei colori -più caldi- e nella parziale umanizzazione dei manichini, un approccio più sereno nei confronti della vita -frutto della maturità portata dagli anni- e del mistero che la circonda.

La mostra, come già accennato in apertura, prende in considerazione il De Chirico dell' età di mezzo, ossia l' accademico ritrattista e imitatore, oltre a quello neometafisico della vecchiaia. Del periodo "tradizionale" è possibile ammirare vari ritratti (delle due mogli Raissa e Isabella, dell' amato cane...) e autoritratti, una natura morta, alcune imitazioni; dalla fase neometafisica provengono le sculture (tra cui "PENELOPE E TELEMACO", "LE SIBILLE" "IL GRANDE METAFISICO") e le nuove versioni di opere quali "LE MUSE INQUIETANTI" (forse il quadro più famoso di De Chirico), "ETTORE E ANDROMACA", "LE MASCHERE", tutte ironicamente (e forse nostalgicamente) retrodatate dal Maestro tra gli anni '20 e '30.

Quello che emerge al termine della visita è il ritratto di un artista tanto geniale quanto inquieto, un uomo alla costante ricerca di risposte e sempre orgogliosamente contro il pensiero dominante, unico nel suo riscoprire, proprio alla fine della corsa, un ottimismo quasi fanciullesco verso la vita.

Sempre alla Fortezza di Montepulciano, oltre che nella vicina e splendida Piazza Grande, è possibile ammirare -dallo scorso sabato 7 Settembre fino a martedì 24- "NOBILE LEGGEREZZA FELICE INCONTRO A MONTEPULCIANO", l' esposizione itinerante di sculture del Maestro cinese Xu Hong Fei (classe 1963). Le opere, realizzate in dimensioni e materiali vari (fibra di vetro, bronzo, marmo e legno), rappresentano figure femminili dai tratti somatici orientali e dalla corporatura extra-large. Le simpatiche donnone di Xu esprimono efficacemente la gioia della vita, sia con la loro prosperosa fisicità che attraverso le pose in cui l' autore le ha immortalate: suonano, danzano, fanno sport, portano a spasso il cane, baciano i loro uomini, giocano con i loro bambini. Con le sue "chubby women", l' autore sovverte allegramente i classici canoni estetici occidentali, per mostrarci un altro tipo di bellezza e confutare lo stereotipo tradizionale riguardante la donna orientale, solitamente pensata tanto pudica e controllata nello spirito quanto armoniosa nelle forme; paradossalmente, le donne di Xu si alleggeriscono nello spirito appesantendosi nel corpo (molto eloquenti alcuni titoli delle sculture: "LA FORTUNA DI ESSERE PAFFUTA", "SECONDA GENERAZIONE PAFFUTA"; poetici e delicati altri: "MELODIOSO", "BISBIGLIARE ALL' INSETTO"); la loro leggerezza è libertà d' espressione dei propri sentimenti, gioia di vivere, confidenza col proprio corpo e col mondo che le circonda, assenza da condizionamenti esterni legati alla "schiavitù dell' apparenza": la felicità è donna, meglio se rotonda!
  

Francesco Vignaroli

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