Opera
Estate Festival di Bassano del Grappa. 28 e 31 agosto 2013
B.MOTION TEATRO
(sezione teatro contemporaneo dell’Opera Estate Festival di Bassano del Grappa)
quest’anno è stato “forever young”, perché i giovani, quelli veri, vengono
spesso tagliati fuori da quelli che giovani lo sono stati. Qui hanno avuto
l’opportunità e lo spazio per mettere in scena le loro creazioni. B.Motion, è
stato un po’ come un cantiere in movimento: aperto e sperimentale. E’ stato il
luogo dove hanno visto la luce lavori ancora non definiti, inedite forme
sceniche e atti performativi.
Quando si arriva a
Bassano, in questo particolare periodo dell’anno, l’aria è frizzante, il caldo
lascia il posto alla frescura serale che accompagna le pellegrinazioni del
pubblico da una parte all’altra della città, alla ricerca di teatri e garage
dove assistere agli spettacoli.
Quest’anno mi sono
imbattuta nel racconto “noir” dei Fratelli Dalla Via con “Mio figlio era come
un padre per me”; nelle fatiche fisiche di Ilaria Dalle Donne con “Alice
disambientata”; nelle mini-biografie del Teatro Sotterraneo con “Be Legend!” e
nel mondo di Nabokov tolto da Nabokov dei Babilonia Teatri con “Lolita”.
- “ALICE è sempre di
proporzioni sbagliate, divisa perché ferisce, disambientata perché confonde,
allontanata perché spaventata, arrabbiata perché fa arrabbiare… - La preparazione
atletica prevede disciplina, costanza, sviluppa forza fisica ma anche mentale.
Plasma e modifica, il corpo si trasforma e cambia la testa.”
Ci troviamo di fronte
Alice (Ilaria Dalle Donne), un’Alice che si sta preparando, cammina velocemente
scandendo un quadrato preciso percorrendo l’ampiezza del palco delimitato da 4
fari, si toglie la felpa, si fascia i polsi, traccia a terra un percorso con
uno scotch bianco (fa pensare al grafico di un pentagramma), inizia a saltare
la corda. Alice on stage round 1,2,3, sono gli step in cui Alice si prepara,
combatte, cade a terra e si rialza. Sola. Un percorso denso, carico di energia
che prende sollievo e rabbia nel round finale intonando, da prima sottovoce,
poi dolcemente, fino ad un crescendo di rabbia e dolore “everything is fine”.
Alice ci da le spalle, cammina forse verso un prossimo round, il percorso è
finito, il bianconiglio è morto - finora rimasto un tutt’uno col suo corpo - è
arrivato il momento di lasciarlo andare, forse è arrivato il momento di andare
avanti.
I Fratelli Dalla Via
ci portano dentro un altro mondo, il mondo della polenta istantanea, dei boeri
e degli spritz. Il mondo di una generazione che ha fame, che è vuota, che vuole
occupare la casa del padre. E’ la generazione che si trova in coda a quella che
ha lavorato, quella che ha risparmiato e quella che ha sfondato. E’ un racconto
forte, quello di “Mio figlio era come un padre per me”, parla di un argomento
scomodo, di suicidi e di morte: la morte dei propri genitori.
Il modo migliore per
ucciderli? Facendogli morire un figlio. Cosi morirà schiacciato dai sensi di
colpa e di crepacuore. In scena due fratelli (i Fratelli Dalla Via) cercano di
capire, tra una partita di boero e l’altro, chi deve morire tra di loro. Tra
battute e ipotesi (tutte in dialetto veneto) ipotizzano una morte “naturale”,
un suicidio non suicidio.
E come?
Ammalarsi di
pellagra, per esempio, potrebbe essere una valida soluzione! Si deve mangiare
sempre o quasi solo polenta, meglio se istantanea (perché nuoce di più)! La
morte arriverà ma ci vorrà troppo tempo. E se i genitori decidono di uccidersi
prima che tutto ciò succeda?
Un treno li porta via
e con loro se ne va il “piano perfetto”, dove il traguardo è sottratto ai figli
che non saranno mai all’altezza delle generazioni passate.
BE LEGEND!- Ma voi ve
lo siete mai domandati com’erano da piccoli Amleto o Giovanna D’Arco? Se
avevano altri sogni nel cassetto? Altre aspirazioni? E come vivevano? Giocavano
come gli altri bambini? Avevano amici?
Esilarante incursione
nel minimondo di due personaggi storici che hanno fatto leggenda. Questo il
progetto Daimon del Teatro Sotterraneo, ogni città, due puntate e due nomi, due
bambini diversi, che in 24 ore provano a “incarnare” la personalità del
personaggio preso in esame all’età di circa 10 anni.
A Bassano è stato il
turno di Amleto e Giovanna D’Arco. Unico elemento scenico: una casetta bianca
posta alla destra del palcoscenico. Sara Bonaventura e Claudio Cirri sono i
presentatori nonché interlocutori dei due giovani protagonisti, li introducono,
li presentano, li raccontano, li accompagnano nel conoscere il destino che li
attenderà.
“Cosa vorresti fare
da grande Amleto? Il giocatore di bocce o l’addestratore di cani”; “E tu
Giovanna cosa vorresti diventare da grande? Una cantante o una scienziata”.
Ovviamente sappiamo tutti che entrambi diventarono altro e sappiamo tutti che
spesso ciò che da piccoli sono i nostri sogni quando diventiamo grandi ci
ritroviamo ad averli persi. Se siamo fortunati teniamo sempre a mente le nostre
passioni, se ci va male le accantoniamo e diventiamo ciò che la società si
aspetta che siamo, ciò che i nostri genitori si aspettano che siamo, ciò che
noi crediamo di essere.
Teatro Sotterraneo ha
la capacità di fare una ricerca innovativa, fresca e unica; ironici nel loro
modo di mettere e portare in scena anche le situazioni meno semplici, con
questo progetto lavorando anche con i bambini, in realtà hanno individuato una
chiave di lettura che riporta il pubblico ai suoi sogni d’infanzia.
La prossima puntata
di Daimon sarà su Adolf Hitler e Oscar Wilde!
LOLITA –
“Quanti anni deve
avere Lolita per essere Lolita.
Per profumare di
Lolita. Sono i nostri occhi a vedere Lolita. E’ la nostra testa a volere
Lolita. Sono le nostre mani a immaginare Lolita. Lolita è un modello che la
società impone. E’ una tentazione e un monito.
E’ la voglia di
giocare col fuoco e la paura di bruciarsi.”
Arriva dal fondo
della sala, Olga, sfreccia sopra al suo monopattino, fa due giri, poi sale sul
palco. Un palco scarno, senza illuminazioni abbaglianti, senza “fronzoli”.
Alcune caratteristiche cardine dell’estetica dei Babilonia rimangono: le parole
scandite e non recitate (ma non urlate, ne pronunciate all’unisono) le
cantinelle in bella vista, la musica sparata a volumi altissimi. C’è però un
approccio più delicato, meno punk, meno aggressivo, più introspettivo. Valeria
Raimondi e Enrico Castellani fanno un passo indietro, lasciando la scena quasi
totalmente ad Olga (guidata dalla presenza discreta di Valeria), bambinAdolescente,
lolita non lolita, alle prese con la crescita, gli sms scritti in un italiano
improbabile, le dichiarazioni d’amore, le domande sull’esistenza, la fatica di
crescere, il passaggio alle volte violento, spesso quasi improvviso all’età
adulta. Rimane sul fondo la voglia di essere ancora leggere, come quando si è
bambini, leggere come le bolle di sapone che aleggiano nell’aria e che
ricoprono il palco e la platea, leggere, senza percepirle, leggere come il
ricordo sbiadito di una lolita che è cresciuta, di una lolita che non c’è più.
Cristina Zanotto
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