Roma
Teatro della Cometa. Fino al 20 ottobre 2013
Cavallo di battaglia
di Barbara Valmorin che ne è stata interprete per ben tre volte con la regia di
Marco Gagliardo al Teatro dell’Orologio di Roma nel 1983, con la regia
dell’autore stesso Annibale Ruccello nel 1986 al Teatro Nuovo di Napoli e con
la regia di Daniele Segre al Teatro Politecnico di Roma nel 1995, WEEK END
viene finalmente messo in scena nel 2013 al Teatro della Cometa in una
fortunata edizione con la regia di Luca De Bei.
“…ci steva na vota in un paese vicino al mio una signora ricca. Ma ricca
assai, che non si era voluta sposare. Che ne faceva di tutti i suoi soldi?
Amanti? Viaggi? Divertimenti? E chi lo sa. Questa signora, che era molto ricca
e che non si era voluta sposare, era zoppa alla coscia sinistra. E tutti i suoi
soldi erano diventati una scarpa d’oro che essa teneva al piede sinistro…”
(terzo quadro/primo tempo). In questa battuta che enuncia la protagonista Ida è
da riassumere la similitudine tra il personaggio della mitologia popolare e se
stessa, claudicante per “una cattiva ingessatura”, trasferitasi dal suo paese
dell’entroterra campano nella periferia della capitale per insegnare inglese e
francese, ma all’occorrenza anche per ripetizioni di italiano; vive la sua “diversità”
in maniera traumatica, mai integrata va avanti fra immaginazione e realtà, il
suo mondo è sospeso in bilico in un fiabesco sogno irreale di cui non si sa mai
quali conseguenze ne scaturiranno - quello che in psicanalisi si
diagnosticherebbe come una persona borderline.
Qui viene narrato un
lungo weekend in cui la nostra mieterà due delle sue giovani vittime, uno
svogliato studentello ed un avvenente idraulico, ma sono solo due delle tante “vittime”
che cadranno nella sua accurata e complicata ragnatela.
Annibale Ruccello si
conferma, nonostante scomparso prematuramente nel settembre del 1986, uno dei
maggiori drammaturghi attualmente in circolazione; nonostante il testo sia
lievemente datato, riesce in una sapiente e straordinaria maestria a mescolare
sempre, fino al bellissimo finale in crescendo, le carte, giocando
costantemente fra immaginazione e realtà; la sua professoressa Ida ci porta
immediatamente in un’atmosfera da giallo con una suspense al vetriolo e il suo
coltello da macellaio innalzato, assestato sulle sue vittime, rimane in sospeso
fino alla fine, non sapremo mai se queste altre due vittime andranno a
rimpinguare quello “sgabuzzino pieno dei
corpi dei suoi amanti”; l’autore riesce inoltre anche a farci ridere della
sua eroina… insomma questo piccolo capolavoro dovrebbe entrare di diritto nel
repertorio nazionale.
E ben fa Luca De Bei
a riportarcelo alla memoria, virgolettando la sua regia; quei favolosi anni Ottanta
sono perfettamente rappresentati nelle intenzioni come nella raffigurazione, si
va da una colonna sonora tutta en francais a Novantesimo minuto di Paolo
Valenti, da un interno ricavato in un’asfissiante sottotangenziale, con una
sopraelevata che attraversa trasversalmente tutta la scena, ad un mobile bar
che all’occorrenza si illumina mostrando il
mosaico di specchietti, ad un profluvio di liquore Strega ai parati
tipici di quegli anni… insomma, in accordo con il fantasioso quanto geniale
scenografo Francesco Ghisu, il regista ci racconta molto di più di un’epoca, ci
racconta più di quanto non sia stato detto dall’autore stesso, essendo lui
medesimo un autore notevole, e sono riuscitissimi quei momenti di lunghissimi
silenzi riempiti da azioni quotidiane, da quotidiana solitudine, da tutto
quello che non sia stato già detto.
Margherita Di Rauso,
una sigaretta via l’altra, legata al filo del telefono come la sua parente
stretta Jennifer, ha la giusta età, ha il giusto spessore emotivo per
raccontare la sua: intenzioni sottintese, ossessioni maniacali, manie
reiterate, abissi incolmabili. È una corda tesa dall’inizio fino alla fine, un
percorso dritto e preciso senza dare allo spettatore un attimo di tregua; un’ora
e quaranta sempre al massimo, il sesso vissuto come malessere esistenziale può
essere in questo caso sia immaginario che esercitato in un’occasionale weekend;
le sono accanto in maniera diversa, ma altrettanto efficace, Brenno Placido,
che delinea il suo Marco con romanesca strafottenza per poi mostrare la sua
fragilità quando tocca anche a lui “diventare uomo” e Giulio Forges Davanzati, che ha la giusta
spavalderia e la giusta strafottenza tipica dell’estrazione sociale da cui
proviene, ma anche derivante dalla tracotanza dell’avvenenza fisica. Il suo
Narciso napoletano di nascita ma romano di adozione, nudo per un buon quadro
dello spettacolo, non mostra imbarazzi, riscatta il suo personaggio in un
finale dalle aperte prospettive.
Mario Di Calo
I MAGI s.rl. e MADIRA s.r.l.
presentano
WEEK END di Annibale
Ruccello
con Margherita Di Rauso,
Giulio Forges Davanzati, Brenno Placido
regia Luca De Bei
scene Francesco Ghisu
costumi Lucia Mariani
in scena fino al 20 ottobre
Teatro della Cometa, Roma
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