13 ottobre, 2013

"Diana- La storia segreta di Lady D.": la principessa di tutti e di nessuno. Di Francesca Saveria Cimmino


Il film diretto da Oliver Hirschbiegel è il primo a mostrare la sfera sentimentale e scavare nei meandri della mente di Diana Spencer, principessa del Galles. Lady D (Naomi Watts) ha vissuto dal '95 al '97 una storia d’amore con Hasnat Khan, un abilissimo cardiochirurgo. Un uomo comune, una persona come tante: il medico vive nella semplicità e nella riservatezza.  Diana, separata da Carlo, è vincolata ai formalismi e regolamenti di una famiglia Reale, forse quella più esposta alle telecamere e macchine fotografiche.
Chiede affetto, brama l’amore, desidera solamente una persona vogliosa di starle al fianco ed è disposta a tutto pur di averla. Una vita complessa, dove l’abbandono e il tradimento sono stati i fili conduttori di un rapporto protratto per anni: un matrimonio che la stessa principessa ha definito “un po’ troppo affollato”.  Ma anche Khan sembra non poterle regalare quella vita felice a cui Diana mira e aspira. Il suo lavoro, la sua famiglia pakistana e la sua vita sono necessariamente un ostacolo e il chirurgo non può prescindere da una scelta: l’amore o la professione.




La principessa di tutti, la donna umile disposta a visitare ospedali, stringere la mano alla gente sofferente e  girare il mondo in missioni umanitarie è la stessa che dentro, probabilmente, sente un vuoto e una solitudine impagabili e incolmabili. Nella triste consapevolezza di ciò, Lady D decide di immettersi in un ulteriore pettegolezzo, un po’ per distogliere le attenzioni da Khan e un po’ per dare l’immagine di una donna audace, sicura di sé, capace di gestire scoop e sentimenti. Non funziona realmente così: quando la maschera può esser tolta, quando torna tra le mura di casa, il suo primo pensiero vola verso quel medico e quel telefono che non squilla mai. Dodi Al Fayed, l’uomo al cui fianco Diana muore nel tragico schianto a Parigi, nel tunnel di Pont de l'Alma, è un amore, oppure, forse, solo un diversivo. È questo il dubbio che il regista lascia nello spettatore ed è questa l’ipotesi più amara sulla vita di una donna che avrebbe potuto avere tutto, ma si è ritrovata a piangere la miseria del cuore. <Tutta la mia vita è stata drammatica: scandita dal rumore di porte sbattute in faccia.>, sono queste le testuali parole che Naomi Watts pronuncia, ed è quest’immagine a richiamare l’attenzione sull’esistenza paradossale di un essere umano. Chiunque avrebbe voluto vivere una vita da principessa, nessuno con questi presupposti.
Interessante la scelta narrativa e l’impronta registica, sebbene la cernita attoriale lasci a desiderare: la Watts non assomiglia a Lady Diana e ciò impedisce allo spettatore di immedesimarsi e lasciarsi coinvolgere realmente all’interno di una storia che potenzialmente avrebbe avuto più motivi e ragioni per attrarre.


Francesca Saveria Cimmino

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