Roma,
Teatro Ghione. Dal 1 al 31 ottobre 2013
L’incipit dello
spettacolo visto l’altra sera al Teatro Ghione di Roma è di tutto rispetto, si
cita infatti Pier Paolo Pasolini: “Il
calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo,
anche se è evasione. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro”,
difatti si racconta la parabola umana di Tommaso Maestrelli, quel Maestrelli
che nella stagione 1973 - 1974 portò la squadra che allenava, la Lazio, allo
scudetto o ancora prima, qualche anno indietro, quando guidava il Bari, traghettò
la squadra verso l’ambita serie A nella stagione 1941 – 1942.
Oltre ad essere un
grande intenditore di calcio era una persona dalle qualità umane non
indifferenti, e tutti i “ragazzi” di quegli anni che lo hanno accompagnato nei
successi professionali erano legati a lui da un affetto e da una stima
indissolubile, che lo portarono ad essere considerato quasi come un padre.
Persona umile e
riservata ma altrettanto ambiziosa, questo era il suo segreto, questo contrasto
di personalità, ma con la voglia, la tenacia ed il desiderio di rimanere -
anche durante l’ultimo percorso esistenziale che lo portò a spegnersi il 2
dicembre 1976 - un eterno “ragazzo”: “Questo
gioco, il gioco del calcio, è tutta la mia vita” ebbe a dire alla moglie:
il calcio come metafora della vita, di tutta un intera esistenza.
…Siamo negli anni ‘70
e Tommaso Maestrelli è affetto da una grave malattia e ricoverato di urgenza in
ospedale e il suo medico di fiducia e grande amico, Renato Ziaco, lo protegge e
lo difende. Grazie alle sue cure, per gli anni un po’ avveniristiche, il nostro
protagonista riesce a tornare in campo per un’ ultima partita. Gli sono rimasti
fedeli tutti, tranne quel Giorgio Chinaglia, personaggio emblematico e rissoso,
ma fu forse proprio grazie a lui e alla sua caparbietà che Masino riuscì a
vivere una seconda ma brevissima ed intensa vita.
Teatro/Fiction,
teatro che si serve della storia, della cronaca per raccontare un personaggio
mitico di questi ultimi anni, che ha lasciato un ricordo indelebile nei tifosi
laziali e non solo; attraverso il teatro narrare le vicende di quell’uomo, figlio
di un modesto ferroviere, che trasversalmente ha reso il gioco del calcio un
rito, un’occasione per celebrare intorno ad una palla tutta una serie di
cerimoniali e di culto, forse attualmente esageratamente esaltati.
Prodotto dalla
Compagnia Teatro Giovane L’ULTIMA PARTITA è scritto da Giorgio Serafini
Prosperi, che ne cura anche la regia in fair play, con la consulenza di Roberto
Bastanza e Pino Galeotti. Si tratta di uno spettacolo emozionante ed intimo,
tutto teso sul mood di un sogno, in un’atmosfera rarefatta ed impalpabile,
sospeso in uno spazio senza tempo né luogo, in un susseguirsi, intersecarsi ed
accavallarsi di eventi, semplice ed efficace nella messinscena, scene di
Francesco Ghisu, con pochi elementi ed, grazie a un fondale spesso acceso da
colori molto forti, mette a fuoco i contenuti e proprio come una tragedia greca
ci riporta alla memoria gli ultimi giorni di Maestrelli; anche le musiche di
Stefano Ianne sono un valido contributo a portare lo spettacolo verso una buona
riuscita: un quintetto di interpreti in forma, giustamente evocativi e non
somiglianti a personaggi realmente esistiti.
Aglaia Mora
tratteggia la sua Lina, che, essendo di origini pugliese, è devota, dialoga col
suo santo patrono, San Nicola. Il suo personaggio è tratteggiato con una vocina
sottile, dimessa e presente in tutte le tappe fondamentali del percorso
professionale del marito, ancorata con le mani alla sua borsetta, sembra
trovare forza e coraggio in quel gesto; Gino Nardella invece interpreta con
grande umanità e versatilità romanesca il suo Renato Ziaco; Carlo Caprioli è
invece Luciano Re Cecconi, affezionato e remissivo col suo mister quanto
reazionario e irruente nella sua vita privata.
Nello Mascia invece
presta la figura canuta a Tommaso Maestrelli e con la sua umanità ed un pizzico
di protervia trasforma il dettato drammaturgico del suo personaggio in un uomo
vero, concreto, sornione e sorridente; ma il vero motore dello spettacolo è
Massimiliano Vado, che interpreta Giorgio Chinaglia “La coca Cola fa schifo, è una merda” “Quanto è buona la Coca Cola” in queste due affermazioni è da
intendere il percorso interpretativo che ne fa l’attore, rende Chinaglia sempre
in bilico, un uomo dalla personalità scissa, con occhi stralunati, svariati tic
nervosi, un atteggiamento da spavaldo, vestito di tutto punto con un
pellicciotto e pantaloni a zampa d’elefante. Questo ci restituisce, oltreché
quel personaggio contraddittorio che tutti hanno conosciuto, anche tutta un’epoca,
quella di quei favolosi anni -Settanta con uno studio davvero ammirevole.
Costumi evocativi
giocati fra il nero e il bianco passando per il beige di Helga H. Williams.
Mario Di Calo
Compagnia
Teatro Giovane
presenta
TOMMASO
MAESTRELLI L’ultima partita
Di
Giorgio Serafini Prosperi, Roberto Bastanza e Pino Galeotti
Con
Nello Mascia
Massimiliano
Vado, Carlo Caprioli, Aglaia Mora, Gino Nardella
regia
Giorgio Serafini Prosperi
Teatro
Ghione
Dal
1 al 31 ottobre
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