Cari lettori del
Corriere dello Spettacolo,
oggi vi presento
Matteo Fratarcangeli, giovane artista nonché Direttore Artistico del Teatro V.
Gassman di Ripi.
Ciao
Matteo, grazie per avermi offerto la possibilità di conoscere e far conoscere
meglio te ed il tuo mondo. Iniziamo dalla prima domanda. Quando e come è nata
la tua passione per l’arte?
Ciao Claudia, è
iniziata sei anni fa. Frequentavo il 5° superiore e intrapresi un corso di
Teatro svoltosi all’interno della scuola stessa. Mettemmo in scena “La
cantatrice calva” di Ionesco. Il teatro dell’assurdo mi incuriosì cosi tanto
che continuai a frequentare altre scuole di Teatro. L’arte è un conflitto con
te stesso, ti mette a nudo, ti spoglia di tutte quelle barriere che ti
occultano dal vedere. Più che una passione per me è stata una necessità.
Sei
il Direttore Artistico del Teatro V. Gassman di Ripi. Cosa ti ha spinto a 24 anni a fare questa
scelta?
Gestire uno spazio è
il sogno di ogni artista. Ho avuto l’opportunità di gestire il Teatro Comunale
di Ripi. La fortuna di dirigere uno spazio ti da l’opportunità di essere
libero. Sono tre anni che lo gestisco, da poco è partita la stagione teatrale
2013-2014. Adoro viverlo quando è vuoto. Un Teatro spogliato dal pubblico,
dallo spettacolo e dove incombe solo il nero che rende instabile il tuo corpo.
Questo mi ha spinto a gestirlo.
In
quale campo esprimi maggiormente la tua creatività?
Nel Teatro. Da alcuni
anni sto sperimentando la comicità involontaria. Non ha una storia, perché
quest’ultima deve essere creata. Io non creo, rendo vivo uno spazio
involontariamente. Il pubblico non sa perché ride, è un gesto involontario.
Solo
teatro o ti piacerebbe fare esperienze nel piccolo e grande schermo?
Il piccolo e il
grande schermo mi limitano. Devi essere rinchiuso all’interno di
un’inquadratura, questo è il grande limite del cinema e della televisione. La
mia comicità involontaria non può esplodere e quindi mi annoio. Ancora non
esiste una videocamera involontaria, se verrà inventata porterò la mia comicità
nel piccolo e grande schermo.
Che
cosa significa per te essere artista?
L’artista è colui che
filtra tra la realtà e la sua dote artistica. Egli elabora ciò che vive e lo
proietta in un nuovo spazio. È un medium che interagisce con questi due punti
focali e porge al pubblico l’opera finale. Non è schiavo della sua opera e
neanche della sua indole artistica perché è il fulcro che le sostiene fino a
quando la performance non si esaurisce.
La
scorsa stagione hai realizzato “Un sogno chiamato libertà”, spettacolo teatrale
di cui hai curato testo, regia e interpretazione avvalendoti della mia
collaborazione per il ruolo della protagonista femminile. Lo spettacolo è stato
proposto nei teatri e nelle scuole ed è stato di ispirazione per la stesura del
tuo primo libro dal titolo omonimo. Ci
parli di questa esperienza?
È un’esperienza nata
sui banchi dell’università e sviluppata in Teatro. In questo spettacolo entro
nel mondo del surreale. Un viaggio tra sogno e realtà. Anna. Tutto ha perso,
tutto gli è stato negato, eccetto che la libertà di sognare. La libertà di
desiderare qualcosa che non ha più. Un
amore sbocciato nel vagone 73 ma soffocato per nefandezze altrui all'arrivo nei
campi di concentramento. Il solo ricordo che ha di lui è una lettera che
scrisse a sua moglie, ma che donò a lei. Sono 30 anni che lo sogna, 30
lunghissimi anni che lo incontra. Ogni sera prima di sognarlo vede il solito
film, legge il solito libro e ascolta la solita canzone; poi chiude gl'occhi e
inizia il sogno. Quest'ultimo sembra essere l'unica via di fuga dalla realtà
verso la chimera della libertà. Il desiderio che avvolge i due amati viene
messo a nudo, così come le paure e le umiliazioni, rese reali in una visione
fantastica.
Nel Marzo 2013 esce
come libro riscontrando da subito molto successo. A breve verrà tradotto in
spagnolo, tedesco, francese , inglese.
Progetti futuri.
Sto lavorando su un
nuova performance teatrale che vedrà la luce nel 2014.
Seguitemi su
facebook: Matteo Fratarcangeli.
Grazie Matteo. In
bocca al lupo per la tua carriera!
Claudia Conte
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