In
gara: Piccolo e squallido carillon metropolitano, di Davide Sacco; Il discorso,
di Gennaro Maresca; Tranuvole, da un’idea Francesco Rivista.
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Foto Flaviana Frascogna |
Piccolo
e squallido carillon metropolitano, scritto e diretto da
Davide Sacco. Gli interpreti: Rosario D’Angelo, Orazio Cerino, Valentina Arena.
Scene: Luigi Sacco; costumi: Silvia Tagliaferri. Probabilmente ispirato a “E
fuori nevica” di Vincenzo Salemme, il corto racconta un nucleo familiare lesionato
nel suo nocciolo e in cui il disagio, la solitudine quanto l’affetto sono
protagonisti della scena. Tre fratelli
abbandonati a se stessi, ma che contemporaneamente, per alcuni versi, sentono
il peso del dovere, della responsabilità. Soli, senza un genitore che possa
supportarli, soli a fare i conti con i problemi di un’esistenza e di una
società per le quali il ritardato o l’omosessuale sono ai margini. <Ci si abitua ai dolori che la vita ti
costringe a buttare giù, ci si abitua a tutto: alla fame, alla miseria, alla
solitudine; ci si abitua a tutto>. Sono queste le parole pronunciate da uno
degli attori. Ci si abitua al degrado, a vivere in uno spazio claustrofobico,
alla sporcizia, a dover dormire due ore a notte per portare i soldi a casa.
Simbolo del loro isolamento è, senza ombra di dubbio, un pesce rosso in
un’ampolla che da anni dorme; ovvero è morto.
Metafora del bisogno di racchiudersi in un luogo ovattato e protetto,
come quelle quattro mura di un monolocale, perché, come sottolinea sul finale
uno degli attori, <Siamo soli, questa è la verità. Tutti quanti, soli.(…)
Siamo lontani, soli nelle nostre ampolle di vetro. >.
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Foto Flaviana Frascogna |
Il
discorso, scritto e diretto da Gennaro Maresca. Gli interpreti:
Gennaro Maresca, Fabio Casano, Cinzia Mirabella, Gabriella Murano. Scene:
Giovanni Paolo Casano; costumi: Gennaro Maresca; assistente alla regia: Fabio
Casano; organizzatore generale: Roberta De Pasquale. In tre punti precisi del
palco tre differenti scenografie: una valigia e una sedia con sopra dei vestiti
poggiati a destra, una poltrona a sinistra e, sul fondo un letto con un
cavalluccio a dondolo. Per ognuna di queste ambientazioni c’è una narrazione, e
rispettivamente: la storia di una ragazza ambientata negli anni ’60, la vita di
un’insegnante del 2013 e due bambini chiusi in uno spazio dal quale non possono
e non potranno mai uscire. Sembra sconnesso, ma in realtà un filo conduttore
c’è: si parla di aborto. Le donne sono legate dalla perdita di un figlio e quei
bambini sono la proiezione e l’immaginazione di qualcosa che non è mai
esistita. Dei mai-nati con cui la performance inizia, e che per quanto abbia
avuto una brillante idea registica, ha inevitabilmente e forse volutamente,
destabilizzato lo spettatore. Da sottolineare la bravura di Cinzia Mirabella e
del giovane Fabio Casano.
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Foto Flaviana Frascogna |
Tranuvole, da
un’idea di Francesco Rivista. Scritta ed elaborata da Baracca dei Buffoni.
Adattamento teatrale e regia di Orazio De Rosa. Gli interpreti: Orazio De Rosa,
Gabriella Errico, Carla Carelli, Raffaella Lepre, Assunta Rosaria Criscuolo.
Scene e costumi: Francesco Rivista. Audio-luci: Antonio Perna. Il teatro è
immaginazione, si sa. Cinque clown bianchi, di cui due sui trampoli, prima tra
il pubblico e poi sul palco danzano con il fine di trascinare lo spettatore in
una dimensione onirica, grazie all’accompagnamento di musiche per carillon.
Rappresentano sei nuvole, con ombrelli e veli bianchi, merletti e vestiti
minuziosamente elaborati. Una scenografia e una coreografia molto stimolanti,
peccato che sia durato troppo e che il sogno, in realtà, fosse finito già da un
pezzo.
La
giuria popolare premia, per la quarta serata, il corto teatrale “Piccolo e
squallido carillon metropolitano”.
Francesca Saveria Cimmino
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