Roma,
Teatro della Cometa. Fino al 10 novembre 2013
“Dietro questa maschera, c'è un uomo e tu lo sai!
L'uomo di una strada che è la stessa che tu fai.
E mi trucco perché la vita mia,
non mi riconosca e vada via” (R. Zero)
L'uomo di una strada che è la stessa che tu fai.
E mi trucco perché la vita mia,
non mi riconosca e vada via” (R. Zero)
Maschere. Le maschere del
perbenismo, quelle dei benpensanti, le tante maschere dietro cui ognuno di noi
si nasconde. Il dramma è che spesso dietro quelle maschere c’è molto peggio di
quanto si immagini. Possono celare il bisogno di una carezza affettuosa, di un
ventre materno, nascondere la bramosìa di un minimo di gioia in una vita tutta
dèdita all’apparenza, alla negazione dei bisogni primari sacrificati
sull’altare dell’efficenza. Ma possono nascondere anche la spietatezza,
l’aridità del potere, l’opportunismo anche della gente semplice. Nessuno è
immune dalla trappola delle maschere. In “Donnacce”, la nuova commedia
partorita dalla fervida e lucida penna di Gianni Clementi, la comicità,
l’apparente leggerezza, le battute fulminanti, nascondono sapientemente (ancora
le maschere!) i graffi della satira sociale, dell’analisi spietata della
realtà, che rappresentano la firma di ogni opera di questo commediografo. Se
poi a dar corpo e voce al tutto si scelgono attori strepitosi come Paola
Tiziana Cruciani, Alessandra Costanzo ed il sorprendente Pietro Bontempo, il
risultato non può che essere di assoluta eccellenza. Due amiche di mezza età,
professioniste del “mestiere più antico del mondo” da circa trent’anni,
decidono di terminare la propria attività anche perché ormai il “mercato” è
invaso da giovani colleghe di ogni nazionalità, e di concedersi una vacanza in
Egitto, a Sharm el – Sheikh.
Il viaggio della vita, tra piramidi, resort,
piscine con l’onda, barriera corallina. A modificare i loro piani però, piomba
sul balcone un uomo in costume sadomaso, con tanto di maschera di cuoio sul
volto, in preda al panico dopo essere fuggito dall’appartamento, al piano
superiore, del trans Terezinha, amico delle due. Dopo le prime, comprensibili
paure e diffidenze reciproche, l’uomo misterioso si rivela un famosissimo
politico e promette una grande somma di denaro in cambio dell’aiuto per non
essere scoperto. Due mondi si incontrano. Le ipocrisie dell’uomo (Pietro
Bontempo) coltissimo, che impreziosisce i suoi discorsi con citazioni
ridondanti, che si crogiola nei suoi vizi e confida il suo bisogno di calore
umano, che si lamenta dei “servi sciocchi” che lo circondano e si commuove per
il sapore di un supplì, che supplica il contatto con la pancia materna di
un’esterrefatta Tindara (Alessandra Costanzo), e si vanta dei suoi pantaloni
costati 33.000 euro. La sua prosopopea si infrange sull’ umile genuinità delle
due donne, affascinate dal suo modo di esprimersi, ma anch’esse non immuni
dalla tentazione di approfittare della situazione per “fare la bella vita”.
Quasi una rappresentazione del doppio in ognuno di noi, maschere bifronti,
sempre in bilico tra onestà, tenerezza, opportunismo, sincerità e cinismo. Una
commedia apparentemente comica, ma solo per chi non conosce l’autore, in cui
tante sono le tematiche affrontate e dove Tullia e Tindara (Cruciani e
Costanzo) sono comunque i personaggi belli, che alla fine pagheranno a caro
prezzo la loro ingenuità.
Le “donnacce”, in fin dei conti, sono le uniche che ci mettono la faccia, senza fingere. Il finale caustico lascia il dubbio se la dicotomia “essere – avere”, o meglio ancora “essere – apparire”, sia facilmente risolvibile in favore della soluzione “moralmente buona”. Maschere, senza fine.
Le “donnacce”, in fin dei conti, sono le uniche che ci mettono la faccia, senza fingere. Il finale caustico lascia il dubbio se la dicotomia “essere – avere”, o meglio ancora “essere – apparire”, sia facilmente risolvibile in favore della soluzione “moralmente buona”. Maschere, senza fine.
Paolo Leone
Donnacce – di Gianni Clementi
Con:
Alessandra Costanzo, Paola Cruciani e Pietro Bontempo
Regia:
Ennio Coltorti
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