Foto di Flaviana Frascogna |
L’amore in un’ampolla
scritto da Giovanni De Luise, diretto da Giovanni De Luise e Marco Aspride.
Interpretato da Francesca Borriero, Nino Bruno, Giuseppe Maria Panico. Scene
di Vladimir Amico; costumi di Antonia De Luise; musiche originali di Guido
Leone e Vladimir Amico; amministrazione e organizzazione a cura di Eirene
Martinelli.
L’amore, filo conduttore
dell’edizione, può avere tante forme e dimensioni. L’amore familiare, per
esempio, può essere “difettato”, malato: un amore può legare una madre ai figli
morbosamente, ossessivamente. La metafora del padre trasformato in un pesce e
dunque simbolo di omertà e indifferenza, rende ancora più chiara l’idea di
quanto sia surreale, e forse neanche troppo, la conditio che si trovano a
vivere questi tre elementi della famiglia. Una madre contesa, un odio generato
dalla voglia di essere l’unico fulcro delle sue attenzioni, porta i giovani a
doversi reciprocamente annientare fisicamente e psicologicamente. Uno
trionferà, l’altro raggiungerà il mondo silenzioso e forse sereno,
probabilmente scelto dal genitore. L’obiettivo dell’autore era raccontare
l’altra faccia dell’amore, quello con un’accezione negativa; quello in cui la
pazzia è protagonista.
Foto di Flaviana Frascogna |
Ci sono solo due
sedie e una corda appesa al soffitto con un cappio in cui è contenuta una
mantella nera. Niente più. C’è un uomo in giacca e cravatta che pian piano
inizia a spogliarsi e posa i vestiti, piegandoli, su quell’unico piano di
appoggio. Cammina in cerchio e intanto si racconta, scavando dentro di sé,
sempre più, ad ogni passo. Poi si arresta e confessa la mancanza, il bisogno,
la nostalgia con la quale deve fare i conti a seguito della morte dell’uomo da
lui amato; non uno qualunque, bensì Gesù. Giuda Iscariota, a cui spetta il
compito di tradirlo, era anche l’apostolo che aveva un rapporto privilegiato,
secondo diverse fonti. Dunque l’autore studia questo argomento e ne mette in
scena uno spettacolo in tredici parti, chiamato “L’uomo arrabbiato con Dio”, (a
novembre a Torino), di cui un estratto è stato presentato alla Corte della
Formica. Tra pentimento e sentimento, la storia di un rapporto umano, terreno e
spirituale. L’obiettivo: raccontare ciò che spesso è stato celato e/o omesso,
nei Vangeli o in altri testi.
Foto di Flaviana Frascogna |
Le sorelle
Weddingspree sono vittime di una triplice maledizione: essere donne, essere
inglesi ed essere gemelle. Devono sposarsi prima che sia troppo tardi. Dunque
attendono tre uomini deformi che le rendono infelici. Così incontrano nella
loro abitazione tre pretendenti, dall’aspetto elegante e distinto. Nascondono,
però, “piccoli” difetti, quali, ad esempio l’omosessualità come l’impotenza.
Una parodia capace di fare il verso ai romanzieri dell’800-‘900; quindi uno
spettacolo ironico e grottesco. I personaggi sono molto marcati, costruiti,
impostati. Obiettivo: divertirsi sull’amore, invece di mostrarlo come qualcosa
che procuri lacerazione.
La giuria popolare
premia, per la seconda serata il corto teatrale “Tre magnifici scapoli”.
Francesca Saveria
Cimmino
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