28 ottobre, 2013

“Secondo Ponzio Pilato” – Sliding doors della storia dell’umanità. Di Paolo Leone


Roma, Teatro dell’Angelo. Fino al 24 novembre 2013

Un movimento incessante, tutti alla ricerca della Verità. L’indolenza di un governatore alle prese con il caldo asfissiante e una situazione che gli sfugge di mano, come anche la sua donna. Il tarlo del dubbio, l’evidenza che viene negata in nome dell’orgoglio personale, o di casta. O forse è tutto un equivoco, come quelle mani lavate davanti ai sacerdoti del Tempio, solo per rinfrescarsi dice Pilato, ma interpretate in tutt’altro, tragico modo. La condizione umana non circoscritta in una provincia dell’impero, ma che travalica i millenni e si perpetua nel suo movimento, ininterrotto dalla notte dei tempi fino ad oggi. L’inquietudine dell’uomo davanti al Mistero. Una sentenza (quella verso Pilato) che, se eseguita, avrebbe forse cambiato le sorti di un popolo perseguitato da sempre. “Sliding doors” della storia.
Non è facile, anzi è davvero difficile reggere il confronto con un film e trasformarlo in un testo teatrale. Devi combattere e inevitabilmente perdere contro i primi piani, contro le espressioni catturate  appositamente dalla camera, contro le scenografie, le musiche, le sequenze più significative, il montaggio. Antonello Avallone stravince, e non è la prima volta, con il suo “secondo Ponzio Pilato”, senza far rimpiangere la pellicola, anzi! Riesce, con la sua numerosa compagnia, a trasportarci nel tempo con una tale maestrìa, con un tale magnetismo, che il teatro si trasforma non in un set cinematografico, ma in qualcosa di più. E’ davvero la Giudea e lui è davvero Pilato e i soldati, i sacerdoti, Gesù, addirittura l’angelo che appare, sono tutti veri. La versione teatrale del film di Luigi Magni, di cui ormai Avallone è il più grande interprete (riconosciuto dallo stesso regista) è uno spettacolo di raro spessore, il testo è meraviglioso e pregno di significati e quello che nel 1987 fu definito un film coraggioso, anche se non il migliore del Maestro,  sul palco del teatro dell’Angelo assume i contorni del capolavoro. La regia curata dallo stesso Antonello riesce ad utilizzare ogni spazio della platea rendendo omaggio alla grandiosità della storia senza tradirne la verosimiglianza storica. L’uso suggestivo delle luci curato da Erika Barresi, le musiche originali di Angelo Branduardi e i bellissimi costumi di Red Bodo annullano il tempo e completano un’opera pensata da tempo da Avallone e presentata in anteprima nazionale l’estate scorsa nel Teatro Romano di Ostia Antica. La particolarità delle “provocazioni” storiche della penna di Magni, vengono qui esaltate dalla recitazione di Avallone-Pilato, che ha il pregio di rendere credibile ogni personaggio interpretato, dosando abilmente leggerezza e note drammatiche. Un’opera perfettamente riuscita, non priva di ironia e di una comicità mai banale ma sempre graffiante e i cui messaggi continuano a interrogarci, con quel finale di altissimo impatto emotivo. Di fronte alla figura di Pilato, uomo del potere, scettico ma non del tutto cieco, risuona la frase di Barabba: “se non credessi ai miracoli, che rivoluzionario sarei?”. Pilato vede, non nega, ma si dichiara impreparato ad abbracciare la novità rivoluzionaria del Messia e preferisce morire da romano, riconoscendo la sua colpa per salvare un intero popolo. Senza la sua condanna a morte.. “il primo delinquente si sentirebbe autorizzato” a procedere con le persecuzioni verso i Giudei. La messa in scena nel teatro dell’Angelo, a suo modo, è un piccolo prodigio e dopo i successi de “In nome del Papa Re” e “Nell’anno del Signore”, si propone come l’ennesimo del binomio Magni – Avallone e di tutto il suo ricco e valentissimo cast. Nel teatro i miracoli accadono.

Paolo Leone


Autore: Luigi Magni
Cast: Antonello Avallone, Ketty di Porto, Tonino Tosto, Nanni Candelari, Claudio Morici, Walter Caputi, Patrizia Ciabatta, Francesco Marioni, Andrea Bruno, Salvatore Rivoli, Daniele Di Matteo, Federico Mastroianni, Angelica Ferraù, Valerio Palozza, Silvia Vitale, Oriana Leotta e Alessando Zoffarelli.
Regia: Antonello Avallone.


Proprio mentre scrivevamo, è giunta la notizia della scomparsa, questa mattina 27 ottobre, del Maestro Luigi Magni. Il Corriere dello Spettacolo rende omaggio a un grande uomo del cinema italiano.

1 commento:

  1. Gli ebrei volevano uccidere Gesù, ma non potevano, Pilato poteva condannarlo a morte, ma non voleva, Erode tratto Gesù come fosse il protagonista di un carnevale ebraico (Purim), i soldati romani come se fosse il protagonista di un carnevale romano (Saturnali). Barabba più che un nome proprio, che probabilmente era Gesù, potrebbe essere un titolo relativo ad una funzione ed in ogni caso coincideva con l’imputazione relativa a Gesù: essersi proclamato Figlio del Padre. Per questo Michelangelo quando dipinse il Giudizio Universale per Gesù giudice riprese la figura di Aman (protagonista del carnevale ebraico) dipinta precedentemente nella volta della Cappella Sistina? Cfr. ebook (amazon) di Ravecca Massimo. Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.

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