Napoli, Nuovo Teatro Sanità.
Dal 15 al 17 novembre 2013
Lo spettacolo, in
sena dal 15 al 17 novembre presso il Nuovo Teatro Sanità, è un progetto scritto
e diretto da Roberto Azzurro e tratto da “Edoardo II” di Christopher Marlowe,
opera del 1592.
Interpreti: Roberto
Azzurro, Carlo Caracciolo e Cinzia Mirabella; supportati dal “Coro degli
allievi dell'Accademia della Sanità”: Annabella Carrozza, Mariano Coletti,
Genni Cuomo, Miryam Cuomo, Anna De Stefano, Marina Frigeri, Carlo Geltrude,
Annamaria Murolo, Martina Rapone.
La storia raccontata
da una narratrice omniscente (Cinzia Mirabella) e ambientata nel Medio-evo, ha
come protagonista Edoardo di Carnarvon (Roberto Azzurro), principe della corte
d’Inghilterra e come co-protagonista Piers di Gaveston (Carlo Caracciolo),
giovane del quale “Sua Maestà”, sposato e con un figlio, si innamora
perdutamente. Ed ecco che nasce il soprannome “Eduà”, ipotetico diminutivo
inventato dall’amante. Tutto avrebbe promesso e donato il futuro Re, se solo il
suo innamorato l’avesse chiesto: avrebbe venduto la sua anima per amore. Non
c’è fine e non c’è limite al sentimento più puro che tutto crea e distrugge;
non c’è razionalità che tenga. Il coro è composto da scugnizzi trasformati in
cortigiani e poi ancora in sudditi. Condannano, giudicano, puntano il dito
contro due uomini, per una sola ragione: sono omosessuali. Scandalosi e
vergognosi uomini non degni del trono e del rispetto, non meritevoli delle
attenzioni e della libertà; bensì bestie da torturare: la loro dignità deve
essere necessariamente infangata e privata di ogni bene. Colpevoli, in quanto
gay. Contestualizzando il momento storico, si può comprendere come e perché
l’amore tra i due uomini finì. Gaveston costretto all’esilio, Eduà II in bilico
tra follia e razionalità, pagò con la vita pur di non rinnegare quel che in
cuor suo sentiva. Urlò al suo popolo e ai suoi aguzzini il valore di un
sentimento puro; qualcosa di così intenso da non poter esser represso o celato.
Una ragione di vita, dunque, una ragione di morte. “Perché l’amore come vi
incorona, allo stesso modo può crocifiggervi. E come vi fa fiorire, allo stesso
modo vi recide.”. Sono queste le testuali parole che il poeta K. Gibran scrisse
nel libro Il Profeta; (di)mostrando quanto un uomo possa annientare se stesso
per vivere dell’altro e nell’altro.
L’attualità del tema,
nonostante siano trascorsi nel mentre secoli, rende lo spettacolo vivo e
significativo. In una società in cui l’accettazione dell’altro, del diverso,
vige ancora; in una cultura che dal passato impara, ma mai abbastanza, Eduà II
si scaglia come un fulmine a ciel sereno per non dimenticare. Noi siamo il
frutto di quel passato, di lacrime di sangue e battaglie; figli di generazioni
che hanno perso la vita, scegliendo la morte, per ottenere la libertà. Libertà
d’espressione, libertà di opinione, libertà nei sentimenti e volontà di
mostrare se stessi senza alcuna paura o frustrazione. L’amarezza maggiore è la
consapevolezza che, troppo spesso, tanti sacrifici siano stati vani e che
ancora oggi, negli anni 2000 si lotti per le medesime cause ottenendo briciole
di soddisfazioni. Ma come si sa e come disse Albert Einstein “è più facile
spezzare un atomo di un pregiudizio”.
L’interpretazione di
Roberto Azzurro riesce a far cogliere il senso pregno di significato amaro, e
allo stesso tempo speranzoso, di un uomo i cui mille vizi e lussi sono da
sfondo, da contorno e da cornice in una realtà difficile da digerire e da
sconfiggere.
Francesca Saveria
Cimmino
EDUA’ II
Tratto da Edoard II di
Cristopher Marlowe,
progetto e regia di Roberto
Azzurro
con Roberto Azzurro, Carlo
Caracciolo e Cinzia Mirabella
e un gruppo di dieci giovani
attori
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