Just
Intonation. Masque teatro
XX,
XY Primo studio nella tragedia di Amleto. Opera
Animal Spirit Concept Store. Mali Weil
CRT,
Triennale di Milano. Dal 6 novembre al 17 novembre 2013
Difficile comprendere
cosa siano il teatro e la drammaturgia contemporanei e cosa sia in generale
l’arte moderna. Certo è che qualunque definizione vogliamo usare, una cosa è
certa: troviamo a fatica storie e personaggi ben scritti, narrazioni semplici,
messaggi positivi e portatori di speranza, per cui siamo costretti, per fare
chiarezza, a leggere trattati e critiche ancora più incomprensibili (non sarà
il caso della mia) con il risultato di trovarci ancora più confusi e stupiti per quello cui abbiamo
assistito. Ma il mondo è bello perché è
vario e poi per fortuna nella libertà cresce di tutto.
Perfino una totale anarchia artistica, una ribellione a non si sa che cosa, prove ed esperimenti alla ricerca di una nuova identità, giochetti facili e banali, sfruttamento dell’ingenuità del pubblico, adulazione della critica cosiddetta d’avanguardia. Avendo perso il rispetto per la classicità, considerata obsoleta e inutile, i nuovi performer, parola assai generica dietro di cui si nasconde tutto e niente, mentre chi va a teatro si aspetta di vedere attori e attrici, registi e drammaturghi, annaspano affannosamente alla ricerca di qualcosa che abbia il sapore della scoperta, del nuovo, dell’anticonformismo. Raramente quel qualcosa si trova a portata di mano e allora i tentativi continuano, a volte sono sofferenti, altre superficiali, quasi sempre spinti dal desiderio di essere diversi e rivoluzionari a tutti i costi. Conclusione: o un vuoto totale o una grande accozzaglia di generi che si mescolano senza trovare uno sbocco preciso, perché si usa di tutto in gran quantità, o in nessuna quantità, per mancanza di capacità e di vero talento, con il risultato di annullare, soffocare, distruggere l’essenza stessa del teatro.
Perfino una totale anarchia artistica, una ribellione a non si sa che cosa, prove ed esperimenti alla ricerca di una nuova identità, giochetti facili e banali, sfruttamento dell’ingenuità del pubblico, adulazione della critica cosiddetta d’avanguardia. Avendo perso il rispetto per la classicità, considerata obsoleta e inutile, i nuovi performer, parola assai generica dietro di cui si nasconde tutto e niente, mentre chi va a teatro si aspetta di vedere attori e attrici, registi e drammaturghi, annaspano affannosamente alla ricerca di qualcosa che abbia il sapore della scoperta, del nuovo, dell’anticonformismo. Raramente quel qualcosa si trova a portata di mano e allora i tentativi continuano, a volte sono sofferenti, altre superficiali, quasi sempre spinti dal desiderio di essere diversi e rivoluzionari a tutti i costi. Conclusione: o un vuoto totale o una grande accozzaglia di generi che si mescolano senza trovare uno sbocco preciso, perché si usa di tutto in gran quantità, o in nessuna quantità, per mancanza di capacità e di vero talento, con il risultato di annullare, soffocare, distruggere l’essenza stessa del teatro.
Le tre performance,
non oso usare la parola “spettacoli teatrali”, perché l’ombra di una drammaturgia, di
un'impersonificazione, di una regia, è molto tenue, mi sono sembrate più delle
prove, dei tentativi, delle improvvisazioni da strada, da circo, da centro
commerciale. Sarebbe stato più onesto
vederle fatte nei luoghi che ho citato e non sul palco di un teatro con
spettatori paganti.
Nel caso di Just Intonation, Eleonora Sedioli, da
un’idea di Lorenzo Bazzocchi, ci tedia fino allo sfinimento con le sue
contorsioni e acrobazie, e poi non si mette nemmeno a suonare il piano, come ci
si aspettava, sarebbe stato più interessante e noi spettatori ci saremmo
sollevati almeno un po’ dalla noia mortale.
Nel secondo
spettacolo XX, XY Primo studio nella tragedia di Amleto, di Vincenzo Schino,
con Emiliano Austeri e Marta Bichisao, si fa molto uso del teatro danza,
escamotage che sembra andare tanto di moda oggi a tal punto da essere fuori
moda, ma che nulla ha a che fare con la recitazione, è chiamato addirittura in
causa Amleto. E povero Amleto.
Nel caso della terza
performance chiamata Animal Spirit, concept store di Mali Weil, gli spettatori,
a piccoli gruppi, entrano in un vero negozio, dove possono spendere altri soldi, dopo averli già spesi ahimè per assistere a quelle precedenti, per
comprare oggetti, molto ben fatti e inventivi, per scoprire il proprio dark
heart e far rivivere i propri istinti. Idea non male, a dir la verità, ma più
adatta a un giorno di shopping compulsivo che a una serata teatrale.
Il CRT si vanta di
essere dedicato a un teatro di ricerca. Allora speriamo abbia un’idea precisa
di questa ricerca per non rimanere intrappolato in un velleitario tentativo di
ingaggiare una battaglia con la tradizione, sperando di distruggerla. Io credo
però che difficilmente ne uscirebbe vincitore.
E alla domanda chi ci
viene proposta se “può il teatro essere social”, non “sociale”, si badi bene,
non possiamo che rispondere “Magari!” se per social intendiamo destinato a
tutti e non a pochi entusiasti di un genere che non ha ancora trovato una sua
identità e collocazione.
Ma la speranza è
l'ultima a morire.
Daria D.
JUST INTONATION
prima milanese
Masque Teatro
ideazione e regia Lorenzo
Bazzocchi
con Eleonora Sedioli
physical computing, suono e
luci Lorenzo Bazzocchi
elettronica Matteo Gatti
co-produzione Mood Indigo
produzione Masque teatro
durata 30 minuti
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