Roma, Teatro Ambra
Garbatella. Dal 5 al 10 novembre
“La guerra, che lucida
follia!”. Una frase emblematica, ripetuta più volte durante lo
spettacolo, a rammentarci l’assurdità di scelte disastrose eppure pianificate
nei minimi dettagli, quasi in un triste gioco all’autodistruzione. “Docu-teatro”,
o “teatro-racconto”, quello ammirato in questa interessante pièce andata in
scena nel Teatro Ambra Garbatella dal 5 al 10 novembre. Non un freddo riassunto
della tragedia della prima guerra mondiale, ma un racconto che, pur senza
tralasciare una minuziosa ricostruzione storica dei fatti, scende nelle
atmosfere di quegli anni, nei cuori di chi quella guerra la visse in prima
persona, e la scrisse senza mai aver avuto la possibilità di raccontarla a
voce. L’orrore delle battaglie, sapientemente narrate dai due protagonisti,
Lorenzo Costa e Federica Ruggero, grazie alle lettere dal fronte dei soldati,
le attese nel fango in chilometri di trincea. “Eppure si rideva” si, nel Paese
come al fronte, un riso amaro quasi ad esorcizzare la paura, un umorismo
semplice, come quello delle scenette dell’avanspettacolo dell’epoca. Il “fante
Petrolini”, celebre per le sue imitazioni del grande comico, che poco prima di
morire, in battaglia, lasciò ai commilitoni il compito di salutare la mamma
e…Petrolini stesso. Le barzellette semplici, oggi appaiono quasi infantili, che
echeggiano dal fronte devastato dai bombardamenti, giungono oggi sul palco
insieme ai canti bellissimi e struggenti dei soldati, e le immagini
straordinarie che vengono proiettate alle spalle dei due narratori/attori
riescono a commuovere e sorprendere.
Una messa in scena semplice ma suggestiva,
grazie alle luci e ai filmati a cura di Doriana Barbè, accompagna il pubblico e
le due voci narranti, tra le poesie di D’Annunzio e Ungaretti (“Come pianto che
non si vede, la morte si sconta vivendo”), fino ai bellissimi resoconti sugli
episodi di fraternizzazione tra eserciti opposti, temuti e osteggiati dai
generali in carica. Attimi di tenerezza tra l’orrore di centinaia di migliaia
di vittime, la dolcezza delle lettere indirizzate alle mamme, tenute in tasca
da ogni soldato prima della battaglia e arrivate fino ai nostri giorni, mònito
alle generazioni future. Eppure si rideva, si, come il grido della volontà di
vivere nonostante tutto, come il riso e i giochi dei bambini che oggi si ha la
possibilità di vedere in televisione, nelle tante guerre che ancora
insanguinano il pianeta. La vita vince sempre,
ma non si impara mai dal passato. La “grande guerra”, si ricorda nel
finale, durò 4 anni, tre mesi e 13 giorni. Fu la prima, solo la prima. L’elenco
di tutte le guerre, dal 15/18 in poi, che scorre sullo schermo nel finale, è
impressionante, sembra non finire mai. Uno spettacolo atipico, istruttivo, che
ha la capacità di scendere nei sentimenti profondi dell’uomo nei momenti più
drammatici e che non a caso è disponibile anche per le scuole. Un plauso al
teatro Ambra che ha avuto il merito di proporlo.
Paolo Leone
“La grande guerra – eppure
si rideva”, scritto e diretto da Lorenzo Costa
Con: Lorenzo Costa e
Federica Ruggero
Regia: Lorenzo Costa
Disegno luci e ricerca
immagini: Doriana Barbè
Produzione: Teatro Garage
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