10 novembre, 2013

LA GRANDE GUERRA – EPPURE SI RIDEVA di Lorenzo Costa. Una lezione che non si impara mai… Di Paolo Leone


Roma, Teatro Ambra Garbatella. Dal 5 al 10 novembre

“La guerra, che lucida follia!”. Una frase emblematica, ripetuta più volte durante lo spettacolo, a rammentarci l’assurdità di scelte disastrose eppure pianificate nei minimi dettagli, quasi in un triste gioco all’autodistruzione. “Docu-teatro”, o “teatro-racconto”, quello ammirato in questa interessante pièce andata in scena nel Teatro Ambra Garbatella dal 5 al 10 novembre. Non un freddo riassunto della tragedia della prima guerra mondiale, ma un racconto che, pur senza tralasciare una minuziosa ricostruzione storica dei fatti, scende nelle atmosfere di quegli anni, nei cuori di chi quella guerra la visse in prima persona, e la scrisse senza mai aver avuto la possibilità di raccontarla a voce. L’orrore delle battaglie, sapientemente narrate dai due protagonisti, Lorenzo Costa e Federica Ruggero, grazie alle lettere dal fronte dei soldati, le attese nel fango in chilometri di trincea. “Eppure si rideva” si, nel Paese come al fronte, un riso amaro quasi ad esorcizzare la paura, un umorismo semplice, come quello delle scenette dell’avanspettacolo dell’epoca. Il “fante Petrolini”, celebre per le sue imitazioni del grande comico, che poco prima di morire, in battaglia, lasciò ai commilitoni il compito di salutare la mamma e…Petrolini stesso. Le barzellette semplici, oggi appaiono quasi infantili, che echeggiano dal fronte devastato dai bombardamenti, giungono oggi sul palco insieme ai canti bellissimi e struggenti dei soldati, e le immagini straordinarie che vengono proiettate alle spalle dei due narratori/attori riescono a commuovere e sorprendere.

Una messa in scena semplice ma suggestiva, grazie alle luci e ai filmati a cura di Doriana Barbè, accompagna il pubblico e le due voci narranti, tra le poesie di D’Annunzio e Ungaretti (“Come pianto che non si vede, la morte si sconta vivendo”), fino ai bellissimi resoconti sugli episodi di fraternizzazione tra eserciti opposti, temuti e osteggiati dai generali in carica. Attimi di tenerezza tra l’orrore di centinaia di migliaia di vittime, la dolcezza delle lettere indirizzate alle mamme, tenute in tasca da ogni soldato prima della battaglia e arrivate fino ai nostri giorni, mònito alle generazioni future. Eppure si rideva, si, come il grido della volontà di vivere nonostante tutto, come il riso e i giochi dei bambini che oggi si ha la possibilità di vedere in televisione, nelle tante guerre che ancora insanguinano il pianeta. La vita vince sempre,  ma non si impara mai dal passato. La “grande guerra”, si ricorda nel finale, durò 4 anni, tre mesi e 13 giorni. Fu la prima, solo la prima. L’elenco di tutte le guerre, dal 15/18 in poi, che scorre sullo schermo nel finale, è impressionante, sembra non finire mai. Uno spettacolo atipico, istruttivo, che ha la capacità di scendere nei sentimenti profondi dell’uomo nei momenti più drammatici e che non a caso è disponibile anche per le scuole. Un plauso al teatro Ambra che ha avuto il merito di proporlo.

Paolo Leone


“La grande guerra – eppure si rideva”, scritto e diretto da Lorenzo Costa
Con: Lorenzo Costa e Federica Ruggero
Regia: Lorenzo Costa
Disegno luci e ricerca immagini: Doriana Barbè

Produzione: Teatro Garage

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