Roma, Teatro dell’Angelo. Dal
26 novembre all’8 dicembre 2013
Un sogno nel cassetto
che diventa ossessione. Un desiderio legittimo che si infrange rumorosamente
come il mare sugli scogli, per tornare dolorosamente indietro senza riuscire a
coinvolgere il resto della numerosa famiglia, estranea a quel desiderio. Un nucleo
familiare che, quasi naturalmente, emargina quello che diviene l’elemento di
disturbo, colui che pretende di stravolgere le vite avviate dei figli per il
desiderio di ricongiungimento con le sue radici. Solo le sue. Operaio calabrese
emigrato al nord 43 anni prima, mai realmente integrato nella realtà milanese,
forse mai realmente accettato dalla città che pure gli ha permesso di creare la
sua famiglia, vive nel ricordo perenne delle sue tradizioni, che impone a
moglie e figli e coltiva in segreto, fin quasi al momento della pensione, il
disegno che si rivelerà drammatico: il ritorno definitivo nella terra natìa.
“Milano non esiste”, dal grido disperante del protagonista, è tratto
dall’omonimo romanzo di Dante Maffia, uno degli intellettuali contemporanei più
apprezzati e candidato al Nobel per la letteratura, insignito della medaglia
d’oro alla cultura dal Presidente della Repubblica Ciampi. Roberto
D’Alessandro, prolifico ed originale autore, in questa pièce calza a pennello i
panni del protagonista, con quel suo tipico caracollare sul palco, la sua
prosa popolare e priva di ogni orpello, senza trucchi e senza inganni. Può
piacere o no, ma ha una forte caratterizzazione, un’impronta netta e profonda.
Oltretutto ha il merito di portare in scena argomenti molto interessanti, mai
banali, sempre socialmente rilevanti. In particolare, la scelta di proporre la
tematica affrontata dal romanzo di Maffia, in questi tempi di immigrazione e di
emigrazione “di ritorno”, risulta particolarmente significativa e motivo di
riflessione.
L’integrazione, la dicotomia del nostro tempo, drammaticamente
diviso tra l’incertezza di una globalizzazione confusa e priva di valori (o in
cerca di nuovi) e la ricerca delle radici che forse, anch’esse, non sono più
quelle lasciate anni addietro. In questo quadro quasi asfissiante, cerca di
farsi largo il sogno dell’operaio interpretato da D’Alessandro, un sogno
destinato a fallire già sul nascere, e la sua ostinazione che col passare degli
anni diventa ossessiva, alienazione dalla sua stessa famiglia, rancore verso
Milano e le sue fabbriche, incurante del fatto che i suoi figli (i cinque
giovani quasi tutti al loro esordio, non facile in una storia così pregna del
malessere del protagonista, totalizzante) sono nati tutti lì, che le loro
aspettative, opposte alle sue, sono anch’esse legittime. A nulla vale la
pazienza, la mitezza della moglie (una adeguata e convincente Daniela Stanga).Tutti diventano complottisti ai suoi occhi, ostacoli da scavalcare, costi quel
che costi. E il costo sarà salatissimo, lo pagherà con una estrema solitudine e
con la paranoia che lo porterà ogni giorno a recarsi nella stazione dei treni
per aspettare la sua famiglia… che non lo raggiungerà mai. Una pièce, “Milano
non esiste”, che riesce a trasmettere il senso di smarrimento dei suoi
protagonisti e ha il merito notevole di far riflettere su un tema che troppo
facilmente viene messo da parte in nome di una non ben definita modernità. Il
suono della goccia d’acqua che ritmicamente accompagna i pensieri ed i sogni a
voce alta del protagonista, ben rappresenta la sua ostinazione che si fà
illogica e produrrà il dramma finale. Frutto di quello iniziale, che costringe
gli uomini a snaturarsi per poter sopravvivere. In teatro si pensa ancora,
fortunatamente.
Paolo Leone
Teatro dell’Angelo, Roma,
dal 26 novembre all’8 dicembre
“Milano non esiste” tratto
dal romanzo di Dante Maffia – adattamento teatrale di Roberto D’Alessandro.
Con: Roberto D’Alessandro e
Daniela Stanga; Domenico Franceschelli, Elisabetta Conti, Lorenzo Ciambrelli,
Riccardo Bergo e Annabella Calabrese.
Regia: Roberto D’Alessandro
Assistente alla regia: Paolo Orlandelli
Assistente alla regia: Paolo Orlandelli
Scene e costumi: Clara Surro
Stefano con questo pezzo e quello di Gea Martire ti sei superato!un livello alto,bravi se non fosse per la grafica
RispondiEliminal'autore del pezzo ringrazia. E grazie a Stefano che ci concede spazio!
RispondiEliminaBravo Paolo che ha scritto il pezzo! :-) Insomma, questa grafica sento in giro che non piace molto, vero?
RispondiEliminaPer niente!
RispondiEliminagli articoli si leggono bene, però in effetti è un po', come dire...statica (?). :)
RispondiEliminaBalza il Bianco sul rosso, poi ora il giornale è cresciuto, ha redattori bravi e deve avere una crescita sia formale, e così diventare definitivamente un magazine, si dividere per sezioni, essere meno blog. La grafica è una gran pecca. Siete bravi, sono in accordo che questo e quello della Martire sono bellissimi come pezzi. Ma piace un casino anche le intervista fatte ai giovani ci dite chi sono i prossimi intervistati?vi prego un bacio da ma Matteo e dal gruppo del laboratorio Teatrale, e da un giovane fan di Francesca Saveria Cimmino! Baci
RispondiEliminaIn effetti è da un po' che penso che potremmo cambiare la grafica, ma ancora non saprei dire quando questo sarà possibile; in ogni caso prima o poi sarà fatto. Sono molto felice che apprezziate il giornale, che sta crescendo anche grazie a chi lo legge. Per quanto riguarda le interviste ne uscirà una a giorni fatta dalla nostra Claudia Conte all'attore Pietro delle Piane ;-)
RispondiEliminaun'altra mia è pronta...all'attrice Eleonora Ivone. E la bravissima Francesca Nunzi mi ha già dato l'ok
RispondiEliminaAllora vedremo anche Paolo alle prese con le interviste ;-)
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