08 novembre, 2013

“QZ6: I colori della follia”: respirare davvero l’aria di un manicomio. Di Francesca Saveria Cimmino


“QZ6: i colori della follia” è il quinto spettacolo della stagione teatrale 2013/2014 del Circolo Arcas Teatro; inserito nella Rassegna “Senza Sipario”.  Scritto e diretto da Ciro Pellegrino, interpretato da Maurizio D. Capuano, Ilaria Incoronato, Marco Serra, Noemi Giulia Fabiano, Paolo Gentile e Vittorio Passaro è in scena dal 7 al 10 novembre 2013.

"Per far visita agli internati i parenti degli stessi sono pregati di raggiungere la cella 406 situata sul retro dell'edificio.". Inizia così il viaggio verso gli abissi per chi ha deciso di incamminarsi nel corridoio che porta direttamente alla cella 406 di un manicomio. Durante il breve tragitto sono già mostrati i volti e i corpi di chi il dolore l’ha guardato negli occhi. <Il mio corpo è come già sepolto>. Sei anime ciondolano come zombie in uno spazio claustrofobico: non c’è nessuna salvezza o speranza ad attenderli. Intorno a loro c’è solo un fracasso assordante: urla, lamenti e gemiti che accompagnano lo spettatore, trapassandolo.
Catene dentro e fuori ognuno, inferriate e grate separano questi cadaveri viventi da una realtà altra, in cui l’odore della terra e la libertà sono principi esistenziali, o dovrebbero esserlo. Rinchiusi in gabbia come bestie, tra il buio pesto e il freddo invernale, l’unico scopo è sopravvivere, l’unico desiderio  è fuggire. L’unica speranza è di non morire abbandonati. <Sapete cosa significa essere toccati da un essere umano?>, questa frase ripetuta circa quattro volte, è l’emblema della conditio psico-fisica provata da chi tra quelle mura trascorre mesi o anni, dimenticandosi, talvolta, anche quale fosse la propria identità originaria. <Qualcuno sa chi sono io?>. Forse nessuno, o probabilmente solo chi ha la chiave per poter comunicare: un codice, misto di pazzia, rassegnazione e dolore, attraverso il quale uno sguardo può esserci ed essere  “comprensivo”. Anime folli che veleggiano come ombre, senza meta e senza cognizione spazio-temporale. Il passato si allontana sempre più, i ricordi iniziano a divenire sbiaditi, confusi ed offuscati dalla sofferenza che lacera e corrode. Individui trasformati in numeri: anonimi e inutili scarti di una società che ben volentieri prova a dimenticarli, piuttosto che aiutarli. Una collettività che disprezzandoli, lascia che i loro corpi possano deteriorarsi  conoscendo solo il sapore delle proprie lacrime e la presenza dell’amica solitudine, l’unica reale e fedele compagna. Soli, tutti uguali: i loro volti talvolta occultati sotto le maglie bianche, affinché non si distingua nessuno. Un unico grande nucleo, incatenato in un luogo maledetto: costretto all’infelicità, alla pazzia, alla possibilità di veder trasformare i propri sogni in incubi e viceversa; ma niente in più. <Perché devono reprimerci quando cerchiamo di fuggire?>.  Questa è un’altra domanda, probabilmente retorica, posta da chi in quella fuga vede la possibilità di riappropriarsi della propria vita o di quel che ne resta. <Fuggire da dove, da chi, per chi?>, ma cosa significa dunque l’evasione? È una diserzione da se stessi, dal mondo, da tutto quel che non accetta la diversità e che i matti li lascia marcire senza afferrarne l’essenza: una sensibilità sovraumana schiacciata dal peso del patimento e dal rumore angosciante di una vocina celata all’interno del corpo, denominata “la voce del silenzio”.
 Un testo impegnativo, coraggioso, rischioso quello scelto dal regista Pellegrino, se non altro per la tematica. Un lavoro interessante ed intenso, il cui messaggio giunge forte e chiaro agli occhi e alle orecchie dell’astante. Perfettamente riuscita dunque la sua primaria finalità. Eppure, forse, vista la corposità del copione, avrebbe potuto osare ulteriormente per quanto concerne le performance attoriali, avendo avuto a disposizione più talentuosi interpreti. Non un minuto in più per non rendere il tutto ripetitivo. Pellegrino ha saputo comunicare, in un giusto tempo, la sensazione provata da chi l’aria di un manicomio ha dovuto respirarla davvero.

Francesca Saveria Cimmino


"QZ6: I COLORI DELLA FOLLIA"
Testo teatrale e regia: CIRO PELLEGRINO.

con:
Maurizio D. Capuano, Ilaria Incoronato, Noemi Giulia Fabiano, Paolo Gentile, Vittorio Passaro, Marco Serra


Regia: Ciro Pellegrino.

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