Parigi, Opéra, Palais
Garnier. Dal 27 novembre 2013
Storia di amore e di
perdono, è famosa la trama de “La Clemenza di Tito”, l’imperatore che con un
ultimo atto di pietà decide di risparmiare la vita a Vitellia, che confessa di
avere progettato la congiura verso il sovrano. Era stato un impulso di vendetta
quello della donna, che, ambiziosa di potere, non era riuscita a digerire il
fatto che Tito non avesse fatto lei imperatrice; era accaduto allora che la
donna avesse chiesto a Sesto, innamorato di lei, di essere il pugnale della sua
vendetta. Ma alla fine eccola Vitellia, la ritroviamo piena di rimorsi e
confessatrice del suo tradimento proprio nel finale dell’opera, dopo l’incendio
al Campidoglio… e sarà proprio “La Clemenza di Tito” a salvarla.
Lo spettacolo si apre
con una parete disposta al centro della scena in cui viene scritto con il gesso
il nome “TITUS”, infatti la presenza
dell’imperatore non assume un valore protagonistico soltanto dal punto di vista
drammaturgico e attoriale, ma lo è anche dal punto scenografico. In effetti la
scena - sulla quale di tanto in tanto vengono calati dei teloni su cui sono dipinti motivi e disegni dal sapore onirico, colorato e un po' naif - è quasi sempre dominata da un grande ammasso di falso marmo (che
rappresenta il palazzo dell’imperatore); palazzo che scena dopo scena assume
forme differenti: prima troviamo una forma pura grossa e alta, che domina quasi
tutta la scena, dove Tito sale per fare i suoi discorsi; andiamo avanti e la
forma si sgretola per rappresentare la decadenza dell’impero e l’inizio della
congiura di Vitellia; di conseguenza la forma si ripresenta ancora integra e
passo dopo passo notiamo che sul marmo comincia a essere scolpito qualcosa, che
piano piano comincia a essere sempre più visibile… si tratta della testa di
Tito, che alla fine dell’opera seria si dimostra finalmente al suo stato
finito, come a volere significare e la fine dello spettacolo e l’arrivo della
“clemenza”.
Un pugnale, una
corona, dei fogli stracciati… non sono solo semplici oggetti di scena, ma sono
oggetti che si caricano durante la messa in scena di significati straordinari.
In effetti quello stesso pugnale, quella stessa corona, quello stesso gesto di
strappare dei fogli… sono elementi che ritroviamo in modo continuativo durante
“La Clemenza di Tito”. Si tratta del pugnale della congiura, della corona che
passa ininterrottamente di testa in testa (perché sono in molti coloro che
agognano il potere), dei tanti fogli stracciati da Tito, che rifiuta le regole
e le leggi scritte in nome della sua coscienza, della clemenza che alla fine concederà.
La messa in scena di
Willy Decker, unita al simbolico e suggestivo arredamento scenico di John
Macfarlane – anche creatore dei costumi, che accostano un’attenzione storica a
un gusto totalmente nuovo e anche astratto -, nonché all’onirico disegno luci
di Hans Toelstede, risulta precisa, pulita e fluida, facendo rimanere lo
spettacolo sempre su un tono piacevole, senza alti né bassi, dall’inizio alla
fine.
Molto buona anche la
prova dei cantanti in scena, tra cui si annovera un Saimir Pirgu in grado di
tenere, grazie alle sue capacità vocali e teatrali, il ruolo principale di
Tito, con tutte le sfumature emotive di questo personaggio.
Pulita e precisa come
la regia è anche la direzione musicale di Thomas Netopil, che alla guida dell’
“Orchestre de l'Opéra national de Paris” dà vita a un’interpretazione della partitura mozartiana che si
concorda perfettamente con il resto della messa in scena.
Stefano Duranti
Poccetti
Thomas Netopil
Direction musicale
Willy Decker
Mise en scène
John Macfarlane
Décors et costumes
Hans Toelstede Lumières
Alessandro Di Stefano Chef de Choeur
Saimir Pirgu Tito Vespasiano
Tamar Iveri Vitellia
Maria Virginia
Savastano Servilia
Stéphanie D'Oustrac Sesto
Hannah Esther Minutillo Annio
Balint Szabo Publio
Orchestre et choeur de
l'Opéra national de Paris
COLAS, MÉCÈNE DE LA CLEMENZA
DI TITO
Sei talmente colto che mi fai bagnare qunado scrivi, mmmmm Maschio Colto Aurora
RispondiEliminaVedi? è la forza afrodisiaca dell'Arte!
RispondiEliminaSei a Parigi...vedo....io adoro Parigi per la forma della torre.....baci Aurora
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