Al Teatro Elicantropo di Napoli, da giovedì 5 dicembre a domenica
8, Roberto Azzurro e Claudio
Finelli in scena con In pantaloni rosa e garofano verde, un’originale
conferenza drammatizzata sull’omosessualità.
Napoli, Elicantropo. da giovedì 5 a domenica 8 dicembre 2013
“L'omosessualità è una malattia, come lo stupro degli infanti o
voler diventare capo della General Motors.”. Questa frase del 1968 di Eldridge Cleaver, è il chiaro esempio di quale sia stata, da
sempre, l’etichetta impressa sulla fronte di talune persone; colpevoli ed
emarginate, derise e aggredite sono perché amanti del loro stesso sesso.
Reietti di una società incapace di comprendere, incapace di aprirsi all’altro;
pronta a puntare l’indice contro chi non ha commesso nessun reato. È solo gay. È
un Individuo come tutti che sa amare e sa odiare. Bisognerebbe,
antropologicamente parlando, partire dai concetti di “normalità” e “anormalità”,
oltre che dal concetto di “Amore”. Chi siamo noi per stabilire cosa e chi possa
esser considerato “normale”? Cos’è la normalità? Banali domande che tutti noi
ci poniamo, forse quotidianamente, ma che per un Paese arretrato, a volte
bigotto, e incapace di guardare oltre il proprio naso, risulta esser una questio sospesa.
La
conferenza aiuta a riflettere su due aspetti: si parla di omosessualità perché
si è omofobi e non si comprende che tra i letterati, i poeti, politici e
stimabili uomini di successo e spessore, ci siano gay. Ne citiamo giusto
qualcuno: Marlowe, Pasolini, Grillini, Saba, Patroni Griffi, Vendola. Cosa
sarebbe stata la letteratura senza alcuni di questi nomi? È davvero rilevante
il gusto sessuale di un Uomo o ci si può, nel 2013, interessare unicamente allo
scambio culturale, emozionale ed intellettuale? Oggi giorno si può andare oltre
certi parametri e vincoli stabiliti da un’Istituzione da sempre presente e
influente nella nostra modalità comportamentale e nella nostra coscienza?
Claudio Finelli ricorda la storia e gli autori, Roberto Azzurro ne interpreta i
versi: è questo il giusto compromesso tra vedere e sentire, tra ironia e
profondità; tra realtà e finzione. Si possono descrivere e rappresentare
parole, si può lottare, talvolta, solo grazie all’uso del linguaggio: il metodo
più rapido ed efficace per ferire ed istruire. Possono esser taglienti, pregne
di valore, vuote o persuasive, le parole possono denunciare e giustificare,
dichiarare e mostrare debolezze, ragioni, dolori e privazioni; come il senso di
una vittoria e di una speranza. Ma son tutto quel che resta, tutto quel che
sicuramente non svanirà. Scripta manent,
dicevano i latini. Dunque le lettere, le confessioni e gli amori proibiti,
provati da uomini illustri o da chicchessia, qualora siano testimoniati,
assumono un valore altro. E non ha alcuna importanza sapere verso chi siano
dirette certe frasi invase da passione e desiderio. L’amore non ha genere, non
ha sesso. L’amore conosce solo l’amore e di esso si nutre e si svuota. Ciò vale
per un eterosessuale, un omosessuale, un trans-sessuale, un bianco, un nero, un
giallo. L’amore non conosce distinzioni e denigrazioni. È arrivato il momento
di comprenderlo. Una
brillante conferenza, un messaggio chiaro ed esaustivo. Talvolta non c’è bisogno
di nulla per creare qualcosa di bello: basta solo esibire se stessi. Poter
esser liberamente se stessi.
Francesca Saveria Cimmino
In pantaloni rosa e garofano verde
Con Roberto Azzurro e Claudio Finelli
Regia di Roberto Azzurro
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