Parigi, Opéra Comique, Salle
Favart. Lunedì 9 dicembre 2013
È un grido
tormentoso, un incubo, una terribile ricerca filosofica dentro se stessi, un
percorso d’agonia che conduce verso una mistica morte liberatrice. È celebre il
“Manfred” di Lord Byron, la storia dell’uomo alla ricerca del suo senso vitale,
senso che nella vita terrena non riesce a colmare, rifiutando tutto ciò che gli
ruota intorno, anche la religione. Ma da dove scaturisce questa sofferenza?
Dalla ricerca profonda e filosofica sull’esistenza, certo, ma soprattutto da un
amore infranto: l’amore per la sua Astarte, oramai morta, oramai uno spirito,
un fantasma a cui Mandred si rivolge per avere aiuto, perché lui, sì, lui vuole
morire per placare i suoi tormenti. La strada per la morte però non è semplice,
visto che il protagonista è in rapporto con delle presenze sovrannaturali e con
dei poteri straordinari che sembrano impedirgli di morire. La sua vita traballa
tra tormenti, inferni, paura dell’immortalità… ma alla fine la salvezza
arriverà e sarà una morte solenne, luminosa, mistica, quella che sarà data
all’eroe romantico Manfred.
Il poema drammatico
si apre con la splendida ouverture schumanniana, che si può tranquillamente
definire uno dei più bei pezzi d’apertura della storia della musica.
L’Orchestre de La Chambre Philharmonique, diretta da Emmanuel Krivine, la
esegue benissimo e con grande intensità emotiva, riuscendo a tratteggiare musicalmente
il complicato spirito manfrediano.
Le parti declamate
sono recitate in francese, mentre le parti corali sono cantate in lingua
tedesca. Il tutto si svolge all’interno di un’ambientazione molto suggestiva,
buia, arcana, creata da nebbie che si spargono per il palcoscenico, da un
disegno luci eccezionale – di Georges Lavaudant, anche regista -, che si
accompagna efficacemente alla musica e al soggetto della vicenda. All’interno
di questa atmosfera si muovono Manfred e Astarte e lo fanno con poca
gestualità, pochi movimenti scenici, ma nonostante questo i loro dialoghi
filosofici e d’amore ci toccano il cuore, grazie alla bravura dei due attori
Pascal Rénéric (Manfred) e Astrid Bas (il Fantasma di Astarte). I loro dialoghi
si alternano alle entrate del coro, che rappresenta di volta in volta quei
personaggi oscuri e terribili nascosti negli inferi. Anche il gruppo corale è
artefice di un’ottima prova, sempre intonato, preciso, armonico, s’incastona
perfettamente con il resto del tutto.
Per spettacoli dove
tutto funziona alla perfezione – e la musica e la scena e la componente
attoriale - c’è poco da dire. Certo, posso affermare che questa del “Manfred” è
stata una prima eccezionale all’Opéra Comique e non posso fare altro che complimentarmi
con l’intero cast.
Stefano
Duranti Poccetti
Manfred
Sur un poème dramatique de
Lord Byron
Music Robert Schumann
Direction musicale, Emmanuel Krivine
Mise en scène et lumières, Georges Lavaudant
Manfred, Pascal Rénéric
La Fée, la fantôme
d'Astarte, Astrid Bas
Orchestre, La Chambre
Philharmonique
Chœur de chambre, les
éléments
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