Roma,
Teatro Eutheca. Dal 12 al 22 dicembre 2013
Un’utopia
viene rappresentata teatralmente dal lontano 1725 e portarla in scena oggi
sembrerebbe, ad una prima impressione, anacronistico. Anche pericoloso,
aggiungerei, dato che in Italia “L’isola degli schiavi” di Marivaux è stata
resa celebre da un certo Strehler nel 1994. Cimentarsi quindi in una pièce con
un tale precedente è impresa coraggiosa.
Un naufragio può non essere soltanto un evento “fisico” ma rappresentare
uno stato “metafisico”, dei personaggi e anche di tutti noi. Non siamo forse
immersi in mille situazioni indefinite, prive di punti di riferimento, come su
un’isola deserta? Uscire da sé per poter osservare le proprie miserie, questo è
l’ammonimento del governatore dell’isola, Trivellino, ai quattro naufraghi, due
padroni con i loro rispettivi servi.
La rieducazione a cui verranno sottoposti dalle leggi dell’insolita Repubblica sarà essenzialmente quella dei cuori, depurati delle proprie sovrastrutture. Alla fine i padroni rimarranno padroni e gli schiavi resteranno schiavi, ma dopo essersi scambiati i ruoli per un periodo ed aver messo a nudo le altrui ma anche le proprie miserie. Quasi una lunga seduta psicanalitica di gruppo per comprendere, alla fine che, come declama Arlecchino, “diventare un uomo migliore: è questo l’onore”. Quella che fu definita “la piccola utopia” di Marivaux, continua ad interpellare il pubblico ancora oggi e molto appropriata è la location approntata nel teatro Eutheca, un gioiellino nella periferia romana, un vero teatro di posa, in cui il pubblico è parte integrale della scena (curata da Francesco Persico), una vera spiaggia di sabbia che vola tra le sedute, ai movimenti concitati dei protagonisti. Pulviscolo dorato attraverso cui filtrare l’analisi introspettiva dei personaggi e rendere ancor più funzionale la bella regia di Federica Tatulli, che dosa sapientemente le luci (di Barbati), eterna aurora e incombente crepuscolo, accompagnanando i turbamenti in divenire di schiavi e padroni, alla ricerca delle verità su sé stessi.
La rieducazione a cui verranno sottoposti dalle leggi dell’insolita Repubblica sarà essenzialmente quella dei cuori, depurati delle proprie sovrastrutture. Alla fine i padroni rimarranno padroni e gli schiavi resteranno schiavi, ma dopo essersi scambiati i ruoli per un periodo ed aver messo a nudo le altrui ma anche le proprie miserie. Quasi una lunga seduta psicanalitica di gruppo per comprendere, alla fine che, come declama Arlecchino, “diventare un uomo migliore: è questo l’onore”. Quella che fu definita “la piccola utopia” di Marivaux, continua ad interpellare il pubblico ancora oggi e molto appropriata è la location approntata nel teatro Eutheca, un gioiellino nella periferia romana, un vero teatro di posa, in cui il pubblico è parte integrale della scena (curata da Francesco Persico), una vera spiaggia di sabbia che vola tra le sedute, ai movimenti concitati dei protagonisti. Pulviscolo dorato attraverso cui filtrare l’analisi introspettiva dei personaggi e rendere ancor più funzionale la bella regia di Federica Tatulli, che dosa sapientemente le luci (di Barbati), eterna aurora e incombente crepuscolo, accompagnanando i turbamenti in divenire di schiavi e padroni, alla ricerca delle verità su sé stessi.
Nel
cast, ad accompagnare Romano Talevi (Arlecchino) e Giovanni Grasso (Iphicrate),
due promettenti ragazze, allieve dell’Accademia Eutheca: Ilaria Piemontese nel
ruolo di Madame e Lorena Ranieri in quello di Colombina. Certamente ancora
acerbe ma molto ben calate nei due personaggi. L’affascinante Federica Tatulli,
oltre a curare la regia dello spettacolo, interpreta il governatore Trivellino
con piglio sicuro ma ammantato della ferma dolcezza che caratterizza da sempre
il personaggio. Nella repubblica degli schiavi, si lotta si, ma non per
sopraffare, bensì per giungere a “comprendere e valorizzare le diversità
culturali”, a quello che potrà essere definito, Trivellino docet: “il giorno
più proficuo della vostra vita”. Forse è proprio questa l’utopia, per cui
Marivaux è più che mai attuale. Giorni proficui che auguriamo a questa
brillante e lodevole Accademia Eutheca.
Paolo
Leone
“L’isola
degli schiavi” di P. C. De Marivaux.
Regia:
Federica Tatulli
Con:
Romano Talevi, Giovanni Grasso, Ilaria Piemontese e Lorena Ranieri.
Scenografia:
Francesco Persico
Costumi
Mariella D’Amico
Disegno
luci: Luca Barbati
Aiuto
regia: Salvatore Costa
Si
ringrazia l’ufficio stampa del teatro Eutheca: Valentina Masilli
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