Carissimi lettori del
Corriere dello Spettacolo,
oggi la vostra
biondissima redattrice Claudia Conte ha il piacere di intervistare l’attore
Vito Napolitano.
Iniziamo dalla prima
domanda. Desideri ed aspirazioni da bambino. Già in tempi non sospetti sognavi
di diventare un attore?
Sono approdato “da
grande” a questo mestiere ma nella vita ho imparato sulla mia pelle che non
esiste in assoluto un tempo giusto per qualcosa. Credo che tutto arrivi
semplicemente quando è il suo momento. Approcciarsi da giovanissimi a questo
lavoro consente di fare una gavetta superiore. Ma arrivare negli anni di una
mia maggiore maturità mi ha permesso di essere più consapevole, strutturato e
determinato ad affrontare le difficoltà tipiche di questo percorso. Tornando
alla tua domanda: io non lo so veramente. Il mio primo desiderio da bambino è
stato di fare il calciatore insieme a quello di diventare un cantante. Dalla
mia famiglia materna ho ereditato quel “bubbone” artistico che covava da sempre
in me e che inevitabilmente un giorno era destinato ad esplodere. La mia
difficile giovinezza non mi ha permesso di seguire da subito i miei sogni. In
verità forse non riuscivo neanche ad ascoltarli, sapendoli decodificare. Dovevo
badare alle emergenze di un presente allora molto complicato. Oggi ricordo
nitide, però, le mie emozione davanti alla prime proiezioni della mia vita. O
quando da bambino spiavo i films nascosto dentro il piccolo cinema,
proprietà di miei parenti, in un paesino
del profondo Salento. Poi un giorno, come vuole il destino, tutto è successo.
La mia crisi, la partenza da Lecce, il reset della mia precedente vita e
l’arrivo a Roma. E i tanti importantissimi prezzi pagati per questa scelta. Ma
oggi mi sento certamente un uomo più centrato che vive una vita più piena, e
che cerca di fare un mestiere che lo rende finalmente appagato… il mestiere più
bello del mondo.
Vito Napolitano agli esordi.
Come è iniziata l’avventura nel mondo dello spettacolo?
In parte ti ho già
risposto. Il felice incontro con la mia prima insegnante di recitazione, la
compianta Beatrice Bracco, mi ha poi definitivamente convinto che ero sulla
strada giusta. Che questo era ciò che volevo da sempre. Per fare questo
mestiere occorre amarlo davvero tanto. Soprattutto oggi con le enormi
difficoltà generali e con la complessa situazione specifica del nostro Paese.
Soldi e fama non possono essere il vero volano per iniziare. Se arrivano è
meglio, ma per riuscire ad affrontare gli innumerovoli sacrifici che comporta
questa strada, trovando la forza di non mollare mai, ci vuole tanta, tanta
passione.
L’evento che ritieni il più
importante per la tua carriera.
La mia carrera è agli
inizi. Trovarci già un evento importante mi sembra prematuro. L’incontro con
dei grandi professionisti, attori e registi, con cui ho avuto la fortuna di
lavorare, certamente mi ha arricchito molto. La mia prima volta davanti a una
telecamera, in una grande produzione, è stato certamente un passaggio
importante per tutte le sensazioni intense e le conferme positive che ne sono
derivate. Così come l’esordio teatrale dell’anno scorso che è stata una
sferzata di pura adrenalina, formativa e corroborante. Una magia!
Teatro, Cinema e televisione.
Cosa ami di più e perché?
Li considero tre
strumenti con cui esprimersi indispensabili per un attore. Sapersi fronteggiare
con tutti dovrebbe essere naturale per ogni interprete. Detesto la classica
domanda che spesso ti fanno: “sei un attore di cosa?”. La sfida è tarare
tecnicamente ed emotivamente il proprio lavoro a seconda dell’ “arena” in cui
si opera al momento; dato che le modalità cambiano molto nelle tre situazioni.
Io li amo tutti e ho avuto la possibilità di cimentarmi con tutti e tre.
L’obbiettivo della mia vita, però, rimane da sempre il cinema che considero
l’arte sublime. La magia del grande schermo non ha eguali. L’emozione che
riesci a veicolare nello spettatore che ti guarda al cinema rimane la più
potente. Procurarmi emozioni procurando emozioni agli altri è uno degli stimoli
maggiori che trovo facendo questo lavoro. Nel 1910 un articolo apparso sullo
statunitense “Independent” a proposito del cinema recitava: “…una mania
destinata ad esaurisi in pochi anni.” Bene. Giudicate voi cos’è diventato oggi
il fenomeno cinematografico.
C’è un attore cui ti ispiri?
Sono cresciuto con il
mito USA e non potrei non adorare tutti i mostri sacri d’estrazione “Actors
Studio”. L’elenco è lungo e i nomi sono conosciuti a tutti. Più che a un singolo
attore m’ispiro a un metodo di lavoro e costruzione del personaggio. In questo
senso il primo nome che mi viene in mente è quello di un’attrice: Meryl Streep.
Lei, a mio parere, resta l’emblema assoluto dell’attore di personaggio. Quello,
cioè, che può entrare nella pelle di chiunque toccando, con le sue
interpretazioni, tutte le cifre dello scibile umano. Io però credo che oggi
l’attore moderno debba svincolarsi da certi stereotipi e attingere
necessariamente a più fonti per la propria formazione. Non esiste solo il
“metodo” o solo la “tecnica”. La giusta alchimia è data dalla sintesi di più
esperienze eterogenee che consentono l’elaborarazione di un proprio personale
sistema, efficace solo a seconda ciascuno di noi. Ma il discorso rischia di
diventare troppo lungo e meriterebbe un’intervista a parte che ti rilascerò in
un’altra occasione (sorriso).
Cos’è che escluderesti in
maniera tassativa da delle proposte di lavoro, e cosa invece ti piacerebbe fare
che non hai ancora fatto?
Non escluderei nulla
a priori fermo restando il principio di serietà dell’offerta. Col tempo mi
convinco sempre più che l’importante è credere fortemente nel progetto che ti
viene proposto. La scelta ovviamente è personale ma che sia pagato molto, poco,
che sia una grossa produzione o un progetto indipendente, la nostra “pancia” sa
sempre qual è la scelta giusta. Non ho ancora fatto un ruolo da primo
protagonista in una serie televisiva o
in un importante progetto cinematografico. Al momento è questa la mia
principale ambizione.
Nella tua carriera hai
collaborato con molti artisti di pregio. Ce n’è uno che stimi particolarmente?
La frase “più sali di
livello e più incontrerai la semplicità”
la trovo assolutamente
appropriata. Adoro gli artisti senza sovrastrutture, quelli che “sono” senza
bisogno d’altro. In giro ci sono tanti “divi” che, al di la d’ogni loro merito
professionale, amano solo patinarsi. Quelli li amo di meno… ma rispetto sempre
tutti. Ce ne sono molti che stimo anche in Italia e con i quali mi piacerebbe lavorare.
Di quelli incontrati sul set m’ha colpito la capacità di concentrazione
immediata (entrare subito nella “bolla”) che ha Claudio Santamaria. E l’immensa
statura professionale di Gigi Proietti. Ultimamente ho avuto la fortuna di
essere esaminato da Sergio Castellitto. Sono rimasto incantato dal suo carisma,
dalla sua profondità umana e dalla sua competenza. E’ quella che si dice:
un’anima piena di bella luce. Mi piacerebbe molto lavorare un giorno al suo
fianco.
Ed ora andiamo un po’ a
conoscere Vito Napolitano dal punto di vista personale. Dimmi i tuoi maggiori
pregi e difetti.
Ecco la solita
domanda che rovina tutto (sorriso). Valutarsi, migliorarsi e quindi amarsi
sempre di più, credo che sia l’impegno più difficile per ogni essere umano,
artista e non. Col tempo ho imparato molto di più a farmi scivolare le cose di
dosso. Quelle inutili intendo, che consumano la buona energia. Da quando sono
nato sono assolutamente: un non giudicante. Sempre convinto che ognuno sia
libero d’esprimersi e di stare al mondo come meglio crede. Questo mi aiuta
naturalmente anche nel mio lavoro. Sono una persona senza filtri, molto
profonda e sensibile in tutti gli aspetti della mia vita. E questo rischia di
diventare anche un difetto quando, scavando più del dovuto, la percezione del
tutto diventa troppo amplificata . Sono un passionale. Amo il suono delle
parole e quindi sono un po’ logorroico. Non ho un gran dono di sintesi quando
scrivo (ve ne sarete accorti). Altri difetti? Noooo.
Quando non lavori, come
trascorri il tuo tempo libero?
Adoro correre anche
per tenermi in forma. E in generale tutti gli sport all’aria aperta. Amo
viaggiare, anche se da tempo non riesco a farne uno serio. La scrittura è la
mia seconda passione. Magari un giorno sarà anche il mio secondo lavoro. E poi,
manco a dirlo, vedo tanti films. Appena possibile, inoltre, vorrei fare una
buona scuola di regia. In effetti mi affascina moltissimo anche l’universo che
c’è dall’altra parte della camera.
Un tuo motto o una frase che
più ti rappresenta?
L'artista ha ancora
il potere di salvare il mondo.
Grazie per la tua
disponibilità e il tempo che ci hai dedicato. E’ stato un vero piacere. La
nostra intervista si è conclusa. Manda un saluto ai nostri lettori del Corriere
dello Spettacolo!
Saluto con grande
affetto tutti voi esortandovi a leggere bene, a leggere di più, e a leggere
sempre di noi sul Corriere dello Spettacolo. Abbiamo immenso bisogno del vostro
sostegno e del vostro calore. Poi vi confermo che la vostra Claudia, oltre ad
essere una brava attrice e redattrice, ed una donna molto affascinante, è
davvero tanto bionda!
Curata da Claudia Conte
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