Teatro Litta, Milano.
Dal 24 gennaio al 9 febbraio 2014
Berlino 1947, due sopravvissuti alla guerra, chi
in un modo e chi in un altro, s’incontrano tutte le mattine quando apre il
negozio di sigari di fronte alla stazione centrale. Uno li compra, l’altro li vende. Un commercio
come tanti altri ma che qui, nel testo dell’autore israeliano Amos Kamil, diventa
il pretesto per una conversazione che va ben di là dalle chiacchiere che si
fanno in un negozio di articoli per fumatori, anche se “il sigaro intorpidisce
i dispiaceri e riempie le ore solitarie con milioni di deliziose immagini”.
Herr
Gruber, il venditore, appare nella prima scena come un prete che come ogni
giorno ripete un rituale: aprire il suo negozio, spolverare, accendere le luci,
disporre sul bancone una tovaglietta su cui mettere i posacenere, appoggiare la
puntina di un giradischi su un grammofono e spargere come l’aroma dei sigari,
la musica sacra di Bach. A questo punto sembrerebbe
pronto per sollevare l’ostia e celebrare la messa. Invece un picchiare
insistente alla porta lo riporta alla realtà. La realtà è rappresentata da un
professore di filosofia, che ci tiene a essere chiamato Herr Doktor e che ogni
giorno si presenta al negozio, anche lui seguendo il suo rituale. Ma oggi è un
giorno speciale: partirà per la Palestina per la nascita dello Stato d’Israele.
Si sente fiero di questo perché la terra
rappresenta il suo essere ebreo, è quello che gli dà valore e quasi ridicolizza
il tabaccaio che non ci pensa nemmeno ad andarsene. Allora, Herr Doktor, con fare
ironico , educato, ma un po’ falso, cercherà di mettere al muro il tabaccaio, per costringerlo a parlare
del passato, della sua vita privata. Ma
l’uomo non cede, gentilmente ma con fermezza, come se avesse dei segreti da
nascondere, come se detestasse il dottore, anche se si fa in quattro per lui. Sa
benissimo che se replicasse, sarebbe Herr Doktor a essere messo al muro, non
più lui.
“Ah
quanto abbiamo sofferto” dice Herr Doktor
“Alcuni
più di altri” risponde Herr Gruber. Perché “Ognuno ha la sua storia” .
Entrambi
ebrei, il dottore nel 1941 è scappato in America, invece il tabaccaio è
rimasto, ed è entrato nell’esercito tedesco.
Herr Gruber, che all’inizio appare la vittima dell’ebreo intellettuale,
che lo incalza con citazioni e rimandi alla filosofia e al giudaismo, ribalta
le carte in tavola, accusandolo di avere fatto ben poco per i propri
connazionali ebrei, preoccupandosi soltanto di portare in salvo la propria
famiglia. E quando invece è la volta del tabaccaio a essere accusato per complicità
con il nazismo, militando nell’esercito tedesco, allora la domanda “ dov’è la
linea di demarcazione tra il bene e il male” appare lecita, pur non trovando risposta.
Il dialogo
tra Herr Doktor, baldanzoso e sicuro di sé, fino ad un certo punto, però, e il
tabaccaio che sembra appesantito da ricordi e immagini del passato, si svolge
tutto in una scenografia all’altezza delle parole, vissuta, calda, consumata,
polverosa, sembra emanare profumo di tabacco e di storia.
Amos
Kamil con coraggio e obiettività mette a nudo l’anima di chi è fuggito verso
l’esterno, e quella di chi è fuggito verso l’interno, quella di chi si sente
“eletto da Dio” e quella di chi sente di essere stato abbandonato da Dio,
perché, citando Nietzsche “Dio è morto”. Kamil cerca di capire e di scusare
lati diversi dell’anima ebraica, perché storicizzando la vicenda, è consapevole
che in tempo di guerra le azioni dell’uomo, davanti al problema della vita e
della morte, si alterano, si trasformano, non obbediscono più alla ragione. La
filosofia, come dice il tabaccaio, “non è rassicurante”, perché non è la vita.
Gli
attori, Gaetano Callegaro e Francesco
Paolo Cosenza con la loro recitazione, sotto la regia di Alberto Oliva, che porta con successo il
peso importante e profondo del testo, riescono a comunicarci il concetto della
vittima e del carnefice e poi sanno anche ribaltare i ruoli, e lo fanno con un
crescendo che ci sorprende e ci emoziona.
E
con le note di Mendelssohn, il celebre compositore di origine ebraica, non più quelle
di Bach, cala il sipario.
Daria D.
Il venditore di sigari di Amos Kamil.
Regia di Alberto Oliva
Interpreti: Gaetano Callegaro e Francesco Paolo Cosenza
Scene e costuni di Francesca Pedrotti
Teatro Litta, Milano dal 24 gennaio al 9 febbraio 2014
deve essere bellissimo!
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