Opéra national de
Paris, Opéra Bastille. Domenica 19 gennaio 2014
Come un flusso
lirico e infinito la musica di Jules Massenet, che accompagna così i quattro
atti di quell’opera tratta da “I dolori del giovane Werther” di Goethe, il
manifesto del Romanticismo tedesco e mondiale. Il “Werther” del musicista
francese conserva in se stesso la struggente disperazione dei
personaggi goethiani, incrementando però questa frustante sensazione attraverso
la poesia e la forza di un discorso musicale magico e così straordinariamente
emotivo.
È chiara la trama
di Werther, innamorato di Charlotte, ma che non può essere sposato dalla
giovane per una promessa fatta da lei stessa alla madre prima della sua morte.
Charlotte le aveva infatti promesso che avrebbe sposato Albert, cosa che in
effetti avviene, e nonostante anche lei stessa ami Werther decide di rinunciare
al suo amore per lui a causa del “dovere”. Il dramma gira tutto intorno a
questo contrasto tra amore e dovere, dove è purtroppo il dovere che trionfa,
per la disperazione di Werther che alla fine si toglierà la vita, ma che avrà
la fortuna di morire tra le braccia della sua amata Charlotte, che proprio sul
finire gli darà quel bacio da lui tanto agognato, che forse gli offre una morte
per certi aspetti serena.
La scenografia è
costruita in un modo tale da ricostruire degli ambienti veramente reali e quasi
cinematografici.
Il primo atto è contraddistinto da uno scenario bucolico nei pressi della casa di Charlotte, di suo e padre, dei suoi fratelli e delle sue sorelle, tra cui è presente Sophie, che s’invaghirà anch’essa di Werther, anche se non ricambiata. La scena di questa bella campagna è divisa da un alto muro con una grande porta di legno – il portone d’ingresso del loro casolare. È qui che avviene il primo incontro tra i protagonisti, dove inizialmente il loro grande amore sembra essere possibile, almeno prima dell’arrivo in scena di Albert, che Charlotte è in “dovere” di sposare.
Il primo atto è contraddistinto da uno scenario bucolico nei pressi della casa di Charlotte, di suo e padre, dei suoi fratelli e delle sue sorelle, tra cui è presente Sophie, che s’invaghirà anch’essa di Werther, anche se non ricambiata. La scena di questa bella campagna è divisa da un alto muro con una grande porta di legno – il portone d’ingresso del loro casolare. È qui che avviene il primo incontro tra i protagonisti, dove inizialmente il loro grande amore sembra essere possibile, almeno prima dell’arrivo in scena di Albert, che Charlotte è in “dovere” di sposare.
Il secondo atto
si apre sempre su un esterno, come un cortile che si affaccia sulla campagna
tedesca. Albert e charlotte qui si sono ormai già sposati e Werther, già in
preda alla più cupa disperazione, decide di lasciare il paese per cercare di
non rivedere mai più la donna che ama e che non può essere sua.
Con il terzo atto
la scena diventa un interno, una sala della casa di Charlotte, anche un po’
austera e poco illuminata, dove la donna sta rileggendo le lettere del suo
amato Werther, anche lei in preda alla disperazione. Poco dopo è lo stesso
amato a giungere in scena e a questo punto la donna sembrerebbe cedere al loro
amore, ma alla fine no, non ce la fa, il dovere è troppo forte, la morale è
troppo rigida. Werther esce e arriva Albert, che trova la moglie disperata.
Poco dopo giunge una missiva del protagonista che dice di dover partire per “un
lungo viaggio” e che ha bisogno della pistola, che lui sa in loro possesso.
Albert esorta Charlotte a fargli avere la pistola e la donna, che al dovere non
sa dire di no, gliela fa avere, ma lei sa a che cosa gli servirà quell’arma e
così scappa dalla porta centrale di scena, nonostante la forte nevicata, per
cercare di andare a salvare il suo amato.
La parte finale
porta con sé una soluzione scenografica molto significativa: Il sipario è
ancora calato e noi sentiamo uno sparo; quando il sipario si apre osserviamo da
lontano l’umile casa di Werther, con l’uomo dentro accasciato nell’oscurità
quasi completa. La casa piano piano si avvicina, perché si tratta di una
scenografia mobile, e a un certo punto per la nostra sorpresa vediamo Charlotte
correre tra le poltrone della platea dell’Opéra Bastille per raggiungere il palcoscenico,
dove si trova Werther. Finalmente arriva e il corpo di Werther è oramai
visibile e illuminato. Sembra morto, ma in realtà ha ancora la forza di
pronunziare le sue ultime parole di amore, prima di spirare tra le braccia
della donna, che le dà finalmente quel bacio di amore tanto desiderato fin
dalla “prima volta che aveva visto i suoi occhi”.
Tutto bene per
questo “Werther” all’Opéra Bastille; bene le scenografie di Charles Edward e i
costumi di Christian Gasc, in linea con i tempi storici del romanzo goethiano.
Correlato a questi è ottimo il disegno luci di André Diot, ripreso comunque
dalla concezione originale di Charles Edwards. Straordinaria l’Orchestre de
l’Opéra national de Paris, diretta da Michel Plasson, che suona le note di
Massenet riuscendo a interpretare per il meglio quella melanconia unita a una
passione intensa che può portare all’autodistruzione di sé. In definiva è
ottima la prova del regista Benoît Jacquot; questo anche grazie alla bravura degli
interpreti in scena, sopra a tutti a quella dei due protagonisti: Werther (Roberto
Alagna) e Charlotte (Karine Deshayes), che coronano con i loro canti di amore e
afflizione questa splendida prima.
Stefano Duranti Poccetti
WERTHER
JULES MASSENET
PRÉSENTATIONPRE-PERFORMANCE
READING
DRAME LYRIQUE EN
QUATRE ACTES ET CINQ TABLEAUX (1892)
MUSIQUE DE JULES
MASSENET (1842-1912)
POÈME D'EDOUARD BLAU,
PAUL MILLIET ET GEORGES HARTMANN D'APRÈS JOHANN WOLFGANG VON GOETHE
EN LANGUE FRANÇAISE
Dans le chef-d’oeuvre
de Massenet, les larmes ne cessent de couler et cela dès qu’au clair de lune,
l’idylle s’est à la fois révélée et brisée. « Tout monêtre pleure », dit
Werther. Voilà qui nous mène bien loin des larmes habituelles de l’opéra,
qu’elles soient furtives ou qu’elles éclatent en violents sanglots. Celles-là
coulent lentement et inexorablement, une à une, « patientes gouttes », dit Charlotte
: en quatre actes, elles auront fait leur oeuvre. Charlotte ne peut les retenir
en relisant les lettres de Werther et ses larmes sont la seule part
d’elle-même, le seul sacrifice qu’il ose lui demander. Elles couleront devant
l’ange de la consolation qu’est Sophie. Elles couleront à la lecture d’Ossian.
Elles couleront enfin devant le corps baigné de sang de Werther. Mais ces
dernières, il les refuse : le voilà libéré et heureux.Werther est un long
requiem, « lacrimosa dies illa », jour plein de larmes que celui-là, et sans
doute l’oeuvre la plus personnelle de Massenet. Roberto Alagna et Karine
Deshayes incarnent ces malheureux amants sous la direction de Michel Plasson et
dans la production désormais légendaire de Benoît Jacquot.
Michel Plasson Direction
musicale
Benoît Jacquot Mise
en scène
Charles Edwards Décors
Christian Gasc Costumes
André Diot Lumières
(d'après les lumières originales de Charles Edwards)
Roberto Alagna e Abdellah Lasri (12 fév.)
Werther
Jean-François
Lapointe
Albert
Karine Deshayes
Charlotte
Hélène Guilmette
Sophie
Jean-Philippe Lafont
Le Bailli
Luca Lombardo
Schmidt
Christian Tréguier
Johann
Joao Pedro Cabral
Brühlmann
Alix Le Saux
Kätchen
Orchestre de l’Opéra
national de Paris
Maîtrise des
Hauts-de-Seine ⁄ Chœur d’enfants de l’Opéra national de Paris
Production originale du Royal Opera House, Covent Garden, Londres (2004)
che spettacolo emozionante deve essere!!
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