Teatro Roma, Roma. Dal 28 dicembre 2013 al 19 gennaio 2014
Una famiglia, una periferia, un’epoca di fermento, i
primi anni 60. Il disagio economico, acuito dalla mancanza di chi porta il pane
a casa, i sogni, le speranze, i progetti
strampalati ma volenterosi per un improbabile riscatto sociale. La storia che
sfiora gli affanni dei nostri. I Beatles, Kennedy, il Vajont, Hollywood.
Cercare di “svoltare” senza un soldo, confidando nella buona sorte o in una
“spinta”, che sia nel campo dello spettacolo o delle onoranze funebri poco
importa. Chi cerca di sistemarsi in casa altrui per mero interesse economico,
corteggiando furbescamente. Sicuri che gli anni 60 siano passati? A questa
domanda, che viene spontanea riflettendo su quanto messo in scena da questa
ennesima, bellissima, commedia di Gianni Clementi, si può cercare una risposta
non fermandosi alla superficie di una rappresentazione teatrale, ma sbirciando
dietro una battuta, “soffiando la polvere” da una risata, scavando nemmeno
tanto in un testo interessante come “La spallata”.
Come tutte le opere di Clementi, di spunti di riflessione se ne trovano a bizzeffe e si ha la sensazione che gli interpreti scelti siano stati azzeccatissimi. La pièce cresce col passare dei minuti, drammaturgicamente perfetta, portandoci in un ambiente familiare semplice, con i primi segnali di un benessere che di lì a poco sarebbe divenuto “il boom”. Tutti i personaggi sul palco hanno una ben precisa connotazione scenica e caratteriale, formano un puzzle che pian piano si incastra, dove ogni tessera è importantissima per la riuscita finale. E così possiamo ammirare Gabriella Silvestri (Assunta) in una delle sue migliori interpretazioni, una fragile e ingenua donna che vive nel ricordo morboso del suo defunto marito, esilarante in ogni sua battuta, con tempi comici perfetti. Le risponde da par suo la vulcanica Giorgia Trasselli (Lucia), altra donna di casa, agitata e preoccupata per il futuro dei propri figli e cognata di Assunta. E lei il perno della casa, credibilissima nella sua spontanea veracità. Claudia Ferri (Edda) è una dei suoi figli, sogna ed è affascinata dal montante mondo dello spettacolo, dal mito di Cinecittà e Hollywood e che sarà tradita, dal suo stesso sogno, nel peggiore dei modi. Il fratello Tito, interpretato da un convincente Alessandro Loi, è l’evanescente aspirante imprenditore che annaspa a metter su l’agognata agenzia di pompe funebri che dà l’input a tutta la commedia. Cercherà di affidarsi all’altro fratello Vittorio (Matteo Milani), indisponente rivoluzionario, superbo quanto maldestro. Un loro cugino, Romolo (Alessandro Salvatori), figlio di Assunta, è un carabiniere insoddisfatto, non operativo, che suona i piatti nella banda dell’Arma; bellissima interpretazione la sua, a mio parere.
Come tutte le opere di Clementi, di spunti di riflessione se ne trovano a bizzeffe e si ha la sensazione che gli interpreti scelti siano stati azzeccatissimi. La pièce cresce col passare dei minuti, drammaturgicamente perfetta, portandoci in un ambiente familiare semplice, con i primi segnali di un benessere che di lì a poco sarebbe divenuto “il boom”. Tutti i personaggi sul palco hanno una ben precisa connotazione scenica e caratteriale, formano un puzzle che pian piano si incastra, dove ogni tessera è importantissima per la riuscita finale. E così possiamo ammirare Gabriella Silvestri (Assunta) in una delle sue migliori interpretazioni, una fragile e ingenua donna che vive nel ricordo morboso del suo defunto marito, esilarante in ogni sua battuta, con tempi comici perfetti. Le risponde da par suo la vulcanica Giorgia Trasselli (Lucia), altra donna di casa, agitata e preoccupata per il futuro dei propri figli e cognata di Assunta. E lei il perno della casa, credibilissima nella sua spontanea veracità. Claudia Ferri (Edda) è una dei suoi figli, sogna ed è affascinata dal montante mondo dello spettacolo, dal mito di Cinecittà e Hollywood e che sarà tradita, dal suo stesso sogno, nel peggiore dei modi. Il fratello Tito, interpretato da un convincente Alessandro Loi, è l’evanescente aspirante imprenditore che annaspa a metter su l’agognata agenzia di pompe funebri che dà l’input a tutta la commedia. Cercherà di affidarsi all’altro fratello Vittorio (Matteo Milani), indisponente rivoluzionario, superbo quanto maldestro. Un loro cugino, Romolo (Alessandro Salvatori), figlio di Assunta, è un carabiniere insoddisfatto, non operativo, che suona i piatti nella banda dell’Arma; bellissima interpretazione la sua, a mio parere.
L’apparizione dell’ultimo personaggio, Cosimo, interpretato da un Antonio Conte
in stato di grazia, sedicente e marpione uomo d’affari che tenta di istruire i
ragazzi sul mercato del “caro estinto”, và a completare il cast. La bellezza
della commedia è la bellezza dei personaggi, tratteggiati con un pennello
intriso di struggente dolcezza. Nessuno prevale sull’altro, donando così quel
manto di armoniosità apprezzato in tante altre opere dell’autore. Tutti,
davvero tutti, essenziali al dipanarsi della storia che ha la caratteristica,
tipicamente “clementiana”, di emozionare con un’ altalena di situazioni comiche
e drammatiche, o apparenti tali, con una tale efficacia, con una scrittura
palesemente ispirata del testo, da farne una commedia non solo bella, ma che fa
pensare e commuove mentre diverte (e diverte tanto), condotta con estrema cura
e ritmi sostenuti, dalla regia di Vanessa Gasbarri, che offre allo spettatore
il suo senso estetico con dei movimenti scenici molto belli ed accurati,
riuscendo a trasformare un testo già ottimo di suo, in un prodotto di raffinata
fattura.
La spallata (dal movimento per tirare su la cassa da
morto) è l’epopea di un’epoca, è la fase adolescenziale di un sogno, è la
fatica di vivere mentre intorno il mondo va avanti. La semplicità che sta per
finire e la paura di restare indietro. I sogni che dovranno piegarsi alla
ragionevolezza, al dover “mettere la testa a posto”. Ma questo spegnerà
l’entusiasmo, la fame di vita, le passioni, la luce negli occhi. Sicuri che
siano passati quegli anni? Ben venga la commedia, quando è di grande,
grandissima qualità.
Paolo Leone
Teatro Roma, dal 28 dicembre 2013 al 19 gennaio 2014 (Via Umbertide 3)
Con: Antonio Conte, Giorgia Trasselli, Gabriella Silvestri, Claudia Ferri,
Alessandro Loi, Matteo Milani, Alessandro Salvatori.
Regia di Vanessa Gasbarri
Scene di Katia Titolo; Costumi di Velia Gabriele; Musiche di Simone
Martino; Luci: Giuseppe Filipponio; Assistente regia: Michele Fallica
Nessun commento:
Posta un commento