Buonasera Mark.
Innanzitutto potresti presentarti spiegando il tuo percorso e la tua formazione
artistica?
Io
sono completamente autodidatta, non ho frequentato il Conservatorio, non ho
avuto maestri, se non la musica stessa. Un giorno seppi di possedere questo
talento, che premeva dirompente per essere riconosciuto da me, così assecondai
la mia natura e presi a studiare composizione sulle partiture dei classici,
specialmente barocchi. La musica barocca, quella di Henry Purcell, di Marin
Marais, di J.S. Bach, fu il mio punto di riferimento armonico.
Che cosa significa
musica per te?
Armonia
Sovrasensibile, cioè armonia per l’Anima e la Bellezza.
E così arrivi all’ “Armony
Haiku”. Che cos’è di preciso?
Una
nuova corrente musicale, di cui io sono l’ideatore. Armony Haiku è sintesi
estrema di emanazioni della Bellezza e dell’Ignoto espressa in non più di 58
secondi musica. Io penso a una dimensione naturale; poniamo una sorgente, ne
colgo l’essenza del suo nascere e fluire, ma non cerco di descriverla con
l’armonia, cerco di arrivare alla sua essenza energetica, al suo spirito. Così
i miei haiku sono espressioni armoniche di visioni sovrasensibili, non descrizioni
naturali in forma di melodia.
Accanto a questa
ricerca lavori anche come compositore di colonne sonore per film, soprattutto
in America. Puoi parlarmi di queste esperienze e dirmi quanto è difficile unire
la tua filosofia musicale alla “filosofia” dei produttori di film?
Negli
USA, in California, ho lavorato per un po’ come compositore di “main themes”,
cioè temi principali per colonne sonore di film. Non erano film famosi,
piuttosto piccole produzioni indipendenti, che allora si stavano affacciando
sul mercato cinematografico e televisivo. Si chiamavano DreamWorks, Eagle
Pictures… Oggi sono grandi produzioni, ma allora, negli anni ’90, erano agli
inizi.
Ma
all’ epoca, benché avessi il mio stile, non ero arrivato a concepire la mia
musica come raffinata espressione artistica: la consideravo piuttosto come
ricerca di armonie che dovevano evocare, e forse anche trasfigurare il
contenuto di un film. Ed era più o meno ciò che mi si chiedeva, senza
implicazioni filosofiche o ricerche armoniche strutturali. Poi tornai in
Italia.
E’ stata una scelta
lavorare all’estero o una necessità? Ti piacerebbe lavorare anche con
produzioni italiane?
E’
sempre una necessità, per ogni artista, lavorare all’estero. Si esce
dall’Italia per avere una visione aggiunta del mondo musicale, ma alla fine ci
si rende conto che, a parte maggiori opportunità di lavoro e di vedersi riconoscere
il proprio talento (cosa che in Italia non accade quasi mai per svariati
motivi, primo fra tutti l’atavico provincialismo che ci tiene schiacciati), è
dappertutto la stessa cosa: le produzioni vogliono colonne sonore che esaltino
il film, ma nessuno ha ancora capito che il film si esalta solo se la musica è
esaltante. Un film dipende dalla musica molto più di quanto si creda.
Se parlo di “minimalismo”
dei tuoi brani uso un termine corretto?
No.
I miei Armony Haiku sono brani brevissimi poiché sono sintesi estreme di
labirinti armonici e di complesse visioni sovrasensibili, non composizioni “minimaliste”.
E’ molto più difficile esprimere un mondo in 58 secondi che allungarsi in
armonie descrittive di mezz’ora.
Adesso parlami da
ascoltatore: chi è il compositore di musica colta che ascolti più volentieri?
C’è un brano preciso che porti nel cuore?
Al
di sopra degli altri c’è Henry Purcell, il più grande compositore inglese del
1600 e il suo “Three Parts upon a Ground” è il suo capolavoro strumentale.
Puoi parlarmi dei
tuoi progetti futuri?
Attraverso
il lavoro del mio agente per l’Italia, Monica Pasero, mi sto riavvicinando alla
composizione di colonne sonore per film. Sono anche in contatto con una delle maggiori
agenzie di Hollywood: la Filmtrix Agency. Vedremo come prosegue la
collaborazione. Io nel frattempo porto avanti la composizione dei miei Armony Haiku.
Curata da Stefano Duranti Poccetti
Ma stiamo scherzando? Ma chi è questo cialtrone?
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