31 gennaio, 2014

Mark Drusco. La melodia sovrasensibile degli “Armony Haiku”. Intervista curata da Stefano Duranti Poccetti


Buonasera Mark. Innanzitutto potresti presentarti spiegando il tuo percorso e la tua formazione artistica?

Io sono completamente autodidatta, non ho frequentato il Conservatorio, non ho avuto maestri, se non la musica stessa. Un giorno seppi di possedere questo talento, che premeva dirompente per essere riconosciuto da me, così assecondai la mia natura e presi a studiare composizione sulle partiture dei classici, specialmente barocchi. La musica barocca, quella di Henry Purcell, di Marin Marais, di J.S. Bach, fu il mio punto di riferimento armonico.

Che cosa significa musica per te?

Armonia Sovrasensibile, cioè armonia per l’Anima e la Bellezza.

E così arrivi all’ “Armony Haiku”. Che cos’è di preciso?

Una nuova corrente musicale, di cui io sono l’ideatore. Armony Haiku è sintesi estrema di emanazioni della Bellezza e dell’Ignoto espressa in non più di 58 secondi musica. Io penso a una dimensione naturale; poniamo una sorgente, ne colgo l’essenza del suo nascere e fluire, ma non cerco di descriverla con l’armonia, cerco di arrivare alla sua essenza energetica, al suo spirito. Così i miei haiku sono espressioni armoniche di visioni sovrasensibili, non descrizioni naturali in forma di melodia.

Accanto a questa ricerca lavori anche come compositore di colonne sonore per film, soprattutto in America. Puoi parlarmi di queste esperienze e dirmi quanto è difficile unire la tua filosofia musicale alla “filosofia” dei produttori di film?

Negli USA, in California, ho lavorato per un po’ come compositore di “main themes”, cioè temi principali per colonne sonore di film. Non erano film famosi, piuttosto piccole produzioni indipendenti, che allora si stavano affacciando sul mercato cinematografico e televisivo. Si chiamavano DreamWorks, Eagle Pictures… Oggi sono grandi produzioni, ma allora, negli anni ’90, erano agli inizi.
Ma all’ epoca, benché avessi il mio stile, non ero arrivato a concepire la mia musica come raffinata espressione artistica: la consideravo piuttosto come ricerca di armonie che dovevano evocare, e forse anche trasfigurare il contenuto di un film. Ed era più o meno ciò che mi si chiedeva, senza implicazioni filosofiche o ricerche armoniche strutturali. Poi tornai in Italia.

E’ stata una scelta lavorare all’estero o una necessità? Ti piacerebbe lavorare anche con produzioni italiane?

E’ sempre una necessità, per ogni artista, lavorare all’estero. Si esce dall’Italia per avere una visione aggiunta del mondo musicale, ma alla fine ci si rende conto che, a parte maggiori opportunità di lavoro e di vedersi riconoscere il proprio talento (cosa che in Italia non accade quasi mai per svariati motivi, primo fra tutti l’atavico provincialismo che ci tiene schiacciati), è dappertutto la stessa cosa: le produzioni vogliono colonne sonore che esaltino il film, ma nessuno ha ancora capito che il film si esalta solo se la musica è esaltante. Un film dipende dalla musica molto più di quanto si creda.

Se parlo di “minimalismo” dei tuoi brani uso un termine corretto?

No. I miei Armony Haiku sono brani brevissimi poiché sono sintesi estreme di labirinti armonici e di complesse visioni sovrasensibili, non composizioni “minimaliste”. E’ molto più difficile esprimere un mondo in 58 secondi che allungarsi in armonie descrittive  di mezz’ora.

Adesso parlami da ascoltatore: chi è il compositore di musica colta che ascolti più volentieri? C’è un brano preciso che porti nel cuore?

Al di sopra degli altri c’è Henry Purcell, il più grande compositore inglese del 1600 e il suo “Three Parts upon a Ground” è il suo capolavoro strumentale.

Puoi parlarmi dei tuoi progetti futuri?

Attraverso il lavoro del mio agente per l’Italia, Monica Pasero, mi sto riavvicinando alla composizione di colonne sonore per film. Sono anche in contatto con una delle maggiori agenzie di Hollywood: la Filmtrix Agency. Vedremo come prosegue la collaborazione. Io nel frattempo porto avanti  la composizione dei miei Armony Haiku.


Curata da Stefano Duranti Poccetti

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