Questa proposta di riforma dei criteri di assegnazione
delle risorse FUS Danza presentata il 4 dicembre u.s. dalla Direzione Generale
dello Spettacolo dal vivo, presenta molteplici punti di forte criticità.
Il carattere "punitivo", ingiustificato e
drastico delle attività di promozione , si evince semplicemente dai numeri.
Infatti i criteri di assegnazione dei fondi FUS Danza prevedono una diminuzione
dei soggetti riconosciuti come organismi della promozione pari all' 85 % - 90% in
meno di quelli attualmente previsti, ovvero non più di 5 sui 35 dell'annualità
2013.
Il settore della promozione istituito e voluto dal MIBAC
alla fine degli anni '90 e che fino al 2013 ha visto l'ingresso di nuovi
soggetti destinati a svolgere questo fondamentale ruolo per la danza italiana,
viene quindi smantellato.
Allo stesso tempo nelle azioni trasversali è previsto un
capitolo denominato ex ETI con finanziamenti di azioni e progetti che
l'Amministrazione realizza in prima persona, per il perseguimento e lo sviluppo
dei compiti e delle funzioni di promozione. In tale senso s’intravede allora un
intento di centralizzare la promozione della danza in Italia.
A ciò si aggiunge una totale assenza delle attività di
formazione professionale, documentazione, coordinamento della produzione (che
viene a questo punto delegato alla distribuzione che, allo stesso tempo, non
può eccedere il limite di un unico soggetto per Regione.
S’ignorano volutamente le drammatiche ed inevitabili
ripercussioni sui soggetti, sui lavoratori
in termini di perdita di posti di lavoro, e le famiglie dei lavoratori,
i territori oggetto della promozione, l’indotto e quanti fino ad oggi hanno
operato in un comparto strategico per la danza in Italia, senza fornire neanche
un dato sulla sostenibilità del modello proposto, senza prevedere concretamente
quali saranno le ricadute dirette ed indirette che la soppressione di questi
settori provocherà sul sistema danza. A meno che l’obiettivo che ci si propone
di raggiungere non sia quello di innalzare il tasso di disoccupazione dello
spettacolo dal vivo.
L'Italia si caratterizza per essere sempre arretrata in
confronto agli altri paesi europei sulla formazione dei giovani: giovani
danzatori, giovani coreografi, giovani insegnanti, per cui l'eliminazione del
settore della formazione è in evidente contraddizione con la pretesa di dare
più spazio agli under 30. Paradossale, se si pensa di voler riformare il
sistema guardando al futuro.
Allo stesso tempo la totale mancanza di riferimenti alla
documentazione sembra rientrare nella consuetudine ormai invalsa nel nostro
Paese di non dare il giusto valore alla memoria e a quanto storicamente si è
prodotto negli anni precedenti.
Una riforma, quindi, che vuole una danza senza futuro e
senza riconoscimento del passato.
Considerato quanto sopra chiediamo di ripensare la
formulazione dei criteri di intervento su questo comparto che, e lo dicono i
numeri, è quello dove la scure della riforma e dei suoi criteri si abbatterà in
maniera indiscriminata :
ripristinando le modalità di accesso per i progetti
destinati ai settori della promozione,
perfezionamento professionale, documentazione, promozione del pubblico, con le
modalità già esistenti nel D.M. 8 novembre 2007 attualmente in vigore,
aggiungendo altri settori individuati nei proposti criteri di assegnazione
ovvero il ricambio generazionale nello spettacolo dal vivo, l'incentivazione
dello spettacolo dal vivo come forma d’nclusione e di recupero nei contesti di
disagio sociale, senza un limite numerico dei progetti approvabili, così come
per gli altri settori.
Quanto sopra anche per adempiere al disatteso ordine del
giorno della Camera dei Deputati 9/01628/015 che impegna il Governo, a seguito
dell'abrogazione dell'articolo 1 della legge n. 589 del 1979, a "
ricomprendere tali attività tra quelle incluse nel Fondo unico per lo
spettacolo, cui dedicare un apposito capitolo." L'emarginazione nelle
Azioni trasversali, contraddice evidentemente quanto riconosciuto necessario
dal Governo.
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