L'attrice campana debutta da cantante: dal 10 febbraio su iTunes “Una
terra che tace”, la canzone sulla terra dei fuochi esclusa dal Festival di
Sanremo.“C’è una terra che tace, sotto un seno di
cemento”. “una terra che muore” . “Eppure da vent’anni io sapevo”. Sono alcuni
versi di Una terra che tace (etichetta Suoni del Sud) il singolo
cantato da Benedetta Valanzano,
giovane attrice campana lanciata da “Un Posto al Sole” e volto di tante fiction
di successo.
Vista di recente nella serie tv Rosso San
Valentino (Rai Uno) e già protagonista della commedia musicale “L'astice al
veleno” con Vincenzo Salemme, la
Valanzano debutta come cantante
con un canzone che tratta un tema sociale attuale e scomodo: la piaga
dei rifiuti tossici e dei roghi che interessa le provincie del territorio della
Campania.
La canzone è stata
esclusa da Sanremo 2014 e dal 20 febbraio il singolo sarà disponibile nei negozi
di dischi e su iTunes: su You Tube, il video-clip con la regia di Claudio
D'Avascio.
“Da sempre
vivo la mia terra”, racconta la Valanzano. “Non ho mai pensato di strumentalizzare “la terra dei fuochi”, la mia è
una canzone lontana dai cliché, un inno di speranza e una preghiera
collettiva”. “ Non dobbiamo tacere, ma farci ascoltare: non è vero che non
cambierà mai nulla”. “Ho presentato “Una terra che tace” a Sanremo, ma non
l'hanno ammessa: per un'attrice era un'idea folle poter cantare coi i big
all'Ariston: ci ho provato perché Fabio Fazio da sempre è sensibile ai temi
sociali”.
Nei mesi
scorsi, sui social network, Benedetta Valanzano e molti altri personaggi dello
spettacolo (Fiorello, Eros Ramazzotti e Alessia Marcuzzi) hanno idealmente “adottato” un comune
campano facendosi immortalare con cartelli che incitavano a non far morire la
terra dei fuochi.
“Una terra che tace” è' un brano di Claudio B. Lauri – Luca Toller, nato dalla collaborazione con la
compagnia teatrale di “L'anima buona di Lucignolo” e ispirato a una
lirica di Cesare Pavese contenuta nella raccolta “la terra e la morte”. Oggi,
dopo tanto silenzio ci risvegliamo dentro un incubo di proporzioni
apocalittiche e dal quale non sappiamo uscire. “Una terra che tace” può essere
letta come una preghiera collettiva - le colpe sono di diverso grado e diffuse
– un inno al perdono e alla salvezza,
un incitamento ad affrontare noi stessi, i nostri egoismi, la nostra avidità.
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