Teatro Carcano, Milano. Domenica 26
gennaio 2014
Inizia lo
spettacolo con una scenografia essenziale ma allo stesso tempo elegante e
minuziosa: un tavolino, una poltrona e uno sfondo di pareti scorrevoli fa da
supporto alla prima scena.
Zeno Cosini,
nato nel 1857, sposato da 23 anni, 2 figli Antonia e Alfio si confessa dallo
psicologo.
E’ così che con
estrema fedeltà alla versione de La Coscienza di Zeno del 1964 di Tullio
Kezich, grande sceneggiatore e cinematografo, che il regista Maurizio Scaparro
indaga l’uomo e le sue frustrazioni attraverso l’atmosfera del business
triestino, tra borsa ed esperti commercianti e malintesi amorosi che fomentano
imbarazzi e insuccessi del protagonista.
Il segreto è
proprio un ambiente essenziale che permette di concentrarsi sulla recitazione
impeccabile e coinvolgente di attori talentuosi come il protagonista Giuseppe
Pambieri, che si fonde totalmente con Zeno, iniziando a coinvolgerci nella sua
storia che parte dalla morte del padre, e dal suo comportamento in fin di vita
che lo ha profondamente turbato.
Durante tutto lo
spettacolo sembra che il protagonista si confidi con il pubblico: siamo il suo
taccuino su cui appunta le sue memorie e le sue paure, siamo il suo diario. E’
così coinvolgente e pieno di quesiti e situazioni che non sa risolvere che ci
sentiamo immedesimati nella sua impotenza e perenne insoddisfazione tanto da
fare il tifo per lui!
Ci svela perché
ha iniziato la terapia, perché ha sempre avuto dei vizi nati da traumi passati
e che in realtà sta ripetendo il suo modus operandi e non sa come uscirne.
Nel confessarsi
a cuore aperto con noi, si percepisce la sua inquietudine e divergenza tra ciò
che vuole e ciò che davvero riesce a ottenere. In termini moderni la
chiameremmo dissonanza cognitiva, concetto introdotto nel 1957 da Leon
Festinger, che definisce quella persona che è incoerente tra idee e azioni.
Infatti tutti i
suoi sforzi nel far coincidere convinzioni e comportamenti sono vani fin
dall’inizio: primo tra tutti avviene quando, innamorato di Ada, la sorella più
bella della famiglia Malfenti, finisce invece col sposare Augusta, la più
bruttina e ancor prima quando tenta di aprire un’impresa commerciale nella
Triste dell’epoca dove vive, non avendo nemmeno idea di come fare, attirando le
prese in giro del suocero e delle cognate.
Ma egli è pieno
di queste contraddizioni, e si sente malato anche perché si sente diverso dagli
altri che invece sono sani e che restano statici nel loro mondo e nel loro modo
di essere. E Zeno decide proprio di spezzare la catena del vizio, dell’inutile
e controproducente malcontento, prendendo consapevolezza di sè e dei suoi
limiti, accentadoli. Ed è qui che
insieme a lui, riemergiamo da questa sensazione di prigionia in una vita che
non ci appartiene ma ci è praticamente imposta. E’ con l’accettazione del sé e
della propria natura umana e in quanto tale fallibile, difettosa e complicata
che si ribaltano le sorti e Zeno, da perdente, diventa un vincente soddisfatto.
Dal sentirsi impotente, come vittima sacrificale degli eventi che si susseguono
e che lo rendono irrequieto e perennemente frustrato, si sente finalmente un
vincitore e di conseguenza è guarito. La sua coscienza che ci disegna lui
stesso attraverso il suo ricordo si scioglie in una vittoria con se stesso e
con la conclusione che la vita non è bella e non è brutta, è originale!
Quasi due ore di
full immersion del male di vivere dell’uomo moderno, perché la lungimiranza del
personaggio sveviano prende vita e si anima come se fosse l’uomo di oggi,
quello segnato dalla crisi, quello che dopo il sarcasmo iniziale e dopo la sua
inettitudine, vince con la consapevolezza e la rassegnazione. Oltre a tutto
ciò, si respira colui che vede quello che ha “scampato”: una moglie “sfiorita”,
ovvero Ada caduta in depressione e un tracollo economico, quello del cognato
che tenta il suicidio per questo, riuscendoci davvero, lasciando l’intera
famiglia in lutto.
Alla fine si
rivela essere tutto a favore di Zeno, tanto da essere considerato l’uomo
migliore della famiglia, anche nonostante il suo tradimento con Carla Gerco,
l’aspirante cantante e mantenuta.
Lo Zeno di fine
Ottocento è estremamente contemporaneo nel descriversi, nel descrivere la sua
malattia che accomuna l’Uomo del Novecento e quello di oggi, che si ritrova ad
affrontare una crisi economica e la crisi della società stessa, che ribalta i
cardini di ciò che è bene e ciò che è male, del concetto di famiglia, di
educazione, di politica e così di tutti i massimi sistemi che si sono persi
totalmente, lasciandoci in balìa dell’anarchia e del disordine che persino i
nostri nonni avevano dimenticato dal boom economico post bellico.
Sotto certezze
apparenti, in realtà si cela il nulla, l’angoscia più recondita e l’impotenza
di non poter agire. E se nello spettacolo Zeno si sente libero dal peso della
sua frustrazione iniziale, e si sente guarito e sereno grazie anche al fatto di
essere riuscito a realizzare il suo obiettivo di diventare un commerciante,
contrariamente alle aspettative di tutti, l’Uomo di oggi ancora non lo è,
ancora non è pronto, sta ancora scrivendo la sua moderna coscienza, vivendola
giorno per giorno.
E’ infine
nell’ultima scena in cui il regista crea l’atmosfera più intima e riservata tra
il protagonista rinato e saggio e il pubblico, tanto da renderla davvero epica.
Zeno è seduto su una sedia, con alle spalle un orologio molto grande disegnato
sullo sfondo, probabilmente simbolo del tempo che passa e spazza via tutto,
luci abbassate a cerchio intorno a lui, ci rivela la sua profezia: la fine del
mondo sarà provocata dall’uomo stesso, e la sua natura autodistruttiva verrà
fuori toccando l’apice della sua potenza.
Flavia Severin
LA COSCIENZA DI
ZENO
di:
Tullio Kezich dal romanzo di
Italo Svevo
regia:
Maurizio Scaparro
interpreti principali:
Giuseppe Pambieri (Zeno Cosini)
Nino Bignamini (il dott. S. /
Giovanni Malfenti)
Giancarlo Conde' (il dott.
Coprosich / Enrico Copler)
e con (in ordine alfabetico)
Silvia Altrui (Anna Malfenti)
Margherita Mannino (Alberta
Malfenti)
Guenda Goria (Ada Malfenti)
Marta Ossoli (Carla Gerco)
Antonia Renzella (Augusta
Malfenti)
Raffaele Sinkovic (Luciano)
Anna Paola Vellaccio (La signora
Malfenti)
Francesco Wolf (Guido Speier)
Produzione Compagnia del Teatro
Carcano
scene di Lorenzo Cutuli
costumi di Carla Ricotti
musiche di Giancarlo Chiaramello
Lo spettacolo è inserito in
INVITO A TEATRO
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