18 febbraio, 2014

LE VOCI DI DENTRO. Un uomo muto per uomini sordi. Di Sara Bonci


Teatro Metastasio, Prato. Domenica 16 febbraio 2014

Altra commedia, insieme a Mia famiglia, in cui uno dei personaggi non parla è Le voci di dentro. In questo caso, è Zio Nicola che sceglie di diventare muto, perché non ha più senso parlare, quando non è più possibile cambiare gli animi degli uomini ormai sordi. L'unico suo mezzo di comunicazione, comprensibile soltanto dal nipote Alberto, è l'uso di fuochi d'artificio. Altrimenti, per esprimere il suo disaccordo, sputa dalla terrazza. Tutto inizia da un incubo, quello di Maria, cameriera della famiglia Cimmaruta, che già fa capire quali siano i nuovi valori di cui l'umanità si fa procreatrice e di cui la fanciulla ha paura. La ragazza sogna di pulire delle verdure, dalle quali esce un verme che la conduce con sé davanti alla porta di una chiesa. Lui può entrare, mentre lei deve rimanere fuori, sotto la pioggia. Improvvisamente dall'ombrello datogli dal verme si infiltrano delle gocce di pioggia che diventano poi di fuoco e le entrano dentro il corpo:

Tutt'assieme 'a goccia d'acqua è diventata n'aceniello 'e fuoco: m'ha fatto nu buco in testa e s'è intromesso dentro. Prima m'ha bruciato la lingua, poi lo stomaco, poi i polmoni...A un certo punto aggio ntiso 'e strilla': “A mme nun m'abbruce!” Era 'o core! Era il cuore mio che per non essere bruciato se n'è uscito dalla pancia e si è messo a correre. “Fermati!” strillavo io... “Fermati...Io comme campo senz' 'o core!...”

Successivamente il verme le consiglia, per porre fine al suo dolore, di sparare ad un uomo. Una volta ucciso e tramutato in fontana, Maria beve il sangue che da lui sgorga. La ragazza, nella sua pura innocenza, ha raccontato ciò che l'umanità sarebbe disposta a fare realmente per salvarsi. Bravissima Chiara Baffi in questa interpretazione, in cui il racconto si fa realtà e la parola diventa vita. Ma è il sogno di Alberto vero motore della commedia. Il protagonista, in un sogno così pieno di particolari da sembrare vero, vede la realizzazione dell'omicidio di un suo amico ad opera della famiglia Cimmaruta al completo. Convinto che sia realtà ciò che la sua immaginazione, le sue voci di dentro hanno creato, con uno escamotage escogitato insieme al fratello, si introduce nella casa dei vicini nel tentativo di trovare il cadavere nella vittima dietro all'armadio. Alberto si rivolge in particolare a Pasquale, il padre famiglia, per farlo confessare ed ammettere l'omicidio. Incomparabile Toni Servillo in questo lungo monologo sui morti che riescono ad infilarsi da tutte le parti: dietro la porta, dentro le maniche delle giacche, nella cravatta. In questo pezzo di bravura, geniale fin dalla scrittura e interpretato in modo così straordinario, emerge tutta la musicalità e la bellezza del napoletano. Al suo fianco il fratello Peppe (meritato il premio Ubu 2013 come miglior attore non protagonista) la cui mimica facciale esprime più delle parole. Arrivata la polizia avvertita dai due fratelli per arrestare i “colpevoli”, nella casa non viene trovato nessun cadavere e Alberto si rende conto che ciò a cui ha assistito è stato un sogno. Tornati tutti dal commissariato per mancanza di prove, Carlo teme che il fratello possa subire la vendetta della famiglia Cimmaruta accusata ingiustamente o che possa essere incarcerato per falsa testimonianza. Parte così avvantaggiato e cerca di far firmare al fratello un documento in cui è scritto che gli lascia tutti i suoi beni, in caso non possa più usufruirne. Nella speranza che tutto si risolva lascia perdere i tentativi ipocriti del fratello di accaparrarsi tutto e si chiude in casa. Uno dopo l'altro tutti i Cimmaruta vanno da lui nel tentativo di ricevere i documenti che attestano chi è il colpevole e si accusano a vicenda, lasciando trapelare degli indizi che potrebbero dimostrare il reato: la zia accusa il nipote violento e viceversa, il marito la moglie cartomante, la sorella il fratello. Di fronte alla morte dei veri sentimenti, Alberto inizia a sospettare che l'omicidio sia veramente stato commesso. In tutto questo, Zio Nicola, incapace di sopportare le malvagità a cui assiste, prende finalmente parola solo per dire “Per favore, un poco di pace” e accende un bengala verde per attestare la sua morte. La muta saggezza, personificata da questo enigmatico personaggio, non ha più senso di esistere. Tutto si complica quando l'amico non viene realmente ritrovato e il commissario pretende i documenti, che ovviamente non esistono. La famiglia Cimmaruta, ora uniti nell'intesa di ammazzarlo, invitano ad un'uscita in campagna Alberto. Quest'ultimo, avvertito del fatto da Maria, torna ad accusarli, anche se l'amico scomparso è stato ritrovato, perché sono comunque colpevoli di aver messo un assassinio nel bilancio di famiglia, uccidendo la stima reciproca che ci mette a posto con la nostra coscienza. Tutti se ne vanno, lasciando Alberto solo con il fratello dormiente e con i suoi pensieri.

Sara Bonci



LE VOCI DI DENTRO

di Eduardo de Filippo
regia TONI SERVILLO
scene Lino Fiorito, costumi Ortensia De Francesco, luci Cesare Accetta, suono Daghi Rondanini, assistente alla regia Costanza Boccardi
con (in ordine di apparizione) Betti Pedrazzi, Chiara Baffi, Marcello Romolo, Lucia Mandarini, Gigio Morra, Peppe Servillo, Toni Servillo, Antonella Cossia, Vincenzo Nemolato, Marianna Robustelli, Daghi Rondanini, Rocco Giordano, Maria Angela Robustelli, Francesco Paglino


produzione TEATRO UNITI / PICCOLO TEATRO DI MILANO – TEATRO D'EUROPA / TEATRO DI ROMA

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