Piccolo Teatro di
Milano, dal 28 gennaio al 2 febbraio 2014
Il
commento di una signora alle mie spalle “…certo che Pirandello è sempre
Pirandello” mi fa sorridere e penso che con quest’attenuante la spettatrice si
sia lasciata trasportare inconsciamente dalla vicenda di “Non si sa come”,
dramma in tre anni del 1934,mentre la
frase di Romeo Daddi “Addio coscienza! Si naviga, si naviga e il più
delle volte si dorme” le risuonava nella
mente. Ora mi auguro che la signora non
abbia dormito, perché lo spettacolo è molto piacevole, elegante, raffinato,
dalla scenografia, ai costumi, alla recitazione, alla regia. Il regista
Federico Tiezzi con quelle tinte feroci, passionali, il rosso, il viola,il blu dei fondali, delle pareti, dei vestiti,
dei pensieri, ci ha messo in guardia,
però, che sotto la patina “leggera”, Pirandello nasconde
problemi profondi e paurosi, che prima o poi vengono in superficie.
La
prima scena si apre su un quartetto d’archi, due uomini e due donne che, al chiaro
di luna, suonano lo struggente pezzo di Schubert “La morte e la fanciulla”.
Niente di strano se non fosse che i musicisti indossano enormi teste di
alligatori. Poi il sipario si chiude e noi rimaniamo in attesa…
La
scena seguente è una conversazione da salotto tra quegli stessi personaggi,
uniti da un legame di amicizia ma anche da segreti e “stordimenti”, la stessa
parola che usa Schnitzler in “Girotondo”. Tutto procede tra parole dette e non
dette, allusioni e piccole schermaglie, pianti e accuse ma sempre nello stile
adatto a signore e signori, attenti a non portare in superficie la coscienza e
le cose che non si vogliono vedere.
Poi, come un pugno nello stomaco, quasi un
risveglio da un sogno, Romeo Daddi interpretato con peso e levità da Sandro Lombardi,
confessa un delitto commesso trent’anni prima, di cui ricorda però i più
scioccanti particolari come la testa del ragazzino sfracellata da una pietra,
la lucertolina morta che giaceva “con il bianco della pancia rivolta alla
luna”, la luna in cielo, la solitudine eterna.
Ma allora quelle teste giganti di alligatori non sono forse il
riaffiorare alla coscienza di quel ricordo sepolto come un “sogno lasciato
sotto la luna?” Non rappresentano forse l’altra faccia del perbenismo, delle
apparenze? Mostri che si celano dentro
di ognuno di noi e che sono pronti a strisciare fuori quando la realtà si
sovrappone al sogno e torniamo in noi
stessi?
Daddi
parla di quel fatto come un “delitto innocente”, avvenuto per via
“dell’incoscienza del corpo, la luna, il caldo… certe cose avvengono non si sa
come”. Quando l’istinto prevale, non siamo coscienti delle nostre azioni,
commettiamo “delitti innocenti” che
sappiamo tenere nascosti, e di cui non ci sentiamo colpevoli.
Nel
momento in cui Daddi “commette” la verità, è creduto pazzo da tutti, eppure la
sua “pazzia”, magicamente apre il coperchio al vaso di Pandora colmo di
segreti, scavando nelle coscienze, e alla fine nessuno sarà innocente, né
colpevole. Perché “chi può comandare i
sogni” dove siamo liberi di commettere
tutti i delitti possibili immaginabili?
Pirandello
mette il dito sul “marcio” che abbiamo dentro, sul “ buio che si è aperto e poi
richiuso”, e lo fa con spietata lucidità usando prima di tutto questo titolo
criptico, quasi senza senso, un pezzo strappato a una conversazione, una frase
udita in un salotto per bene, che l’Artista ci butta lì, come si butta un osso
al cane, per attirarci nella sua logica illogica, nel suo bianco che è anche
nero, il male che è anche bene, il sogno che è anche realtà.
Daddi
non si sente colpevole del male che ha fatto, quasi fosse stato un altro a
compierlo, ma la sua coscienza cerca la punizione, per ripulirsi da quell’atto
istintivo e allora farà in modo che anche l’amico Giorgio, “non si sa come”, si
macchi di un delitto.
Non
si sa come… ma i testi di Pirandello continuano con successo a coinvolgerci
nelle sue dissertazioni sull’uomo, con
una leggerezza formale che fa bene ai nostri istinti e una profondità che fa
paura alle nostre coscienze.
Pirandello
è sempre Pirandello.
Daria D.
Personaggi e
interpreti:
Romeo Daddi: Sandro
Lombardi
Bice Daddi: Pia
Lanciotti
Giorgio Vanzi:
Francesco Colella
Ginevra Vanzi: Elena
Ghiaurov
Nicola Respi: Marco
Brinzi
bellissima.
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