Triennale d'Arte,
Milano. Dal 24 gennaio al 9 marzo 2014
Stasera
al CRT di Milano abbiamo assistito ad un evento teatrale che non è
terminato quando è calato il sipario,
anzi, come una tenda ricamata in una
casa dell’ottocento, si è rialzato per fare
entrare le portate di un “Pranzo
d’artista”, lo spettacolo della Compagnia ALKAEST dove si incontrano “misericordia e libertà”.
Noi
spettatori siamo diventati così parte
attiva dello spettacolo, narrazione in
forma teatrale tratta da” Il pranzo di Babette” di Karen Blixen, dividendo con
gli attori e con chi ci stava accanto, l’esperienza liturgica del Teatro e del
cibo.
All’inizio
ci siamo fermati nel vestibolo dove gli
attori, gli ospiti di casa, ci hanno
accolto molto gentilmente, felici e ansiosi di farci partecipi delle vicende di
Philippa e Martina, le figlie anziane di
un pastore protestante, tutte dedite ai fedeli, alla comunità, dopo aver rinunciato ad una vita
affettiva e amorosa. E già ci pare di entrare nell’atmosfera del villaggio
nordico, fatta di freddo, silenzi,
diffidenze e intransigenze, nessun calore, eccesso, desiderio, tutto nascosto prudentemente sotto un manto
di neve e di pudicizia.
Poi
passiamo nella sala da pranzo, dove c’è
una lunga tavola di semplici assi di
legno, con la tovaglia bianca, due libri aperti, qualche coltello, due forme di
pane, dal soffitto scende un enorme lampadario a forma di medusa i cui tentacoli hanno avvinghiato
coperchi, tazzine, un ferro da stiro, formelle per budini, sospesi
nell’aria catturano la nostra attenzione. Un bel tocco di genialità di Roberta Colombo.
A poco a poco ci sentiamo dei veri invitati, a
questo pranzo che sarà una sorpresa fino alla fine, ma intanto seguiamo le vicende
delle due sorelle che hanno accolto nella loro casa, come domestica e
cuoca, Babette, fuggita da Parigi, vittima della Comune, con il suo borsone da
viaggio che sembrava fatto “di un tappeto magico, pronto a volar via”. Un atto
di pietà, di misericordia, verso una donna che tiene nascosto il suo passato di
chef al Café Anglais, per modestia, per
rispetto, per timidezza.
Babette in casa delle figlie del
reverendo ha trovato pietà e
misericordia, fino a raggiungere libertà e felicità e questo l’ha appagata del
fatto di non essersi più potuta esprimere al meglio delle sue capacità
culinarie.
Dopo
quattordici anni di vita tranquilla e
senza sorprese, riceve una lettera da
Parigi dove la si informa che ha vinto
diecimila franchi alla lotteria. Le sorelle immaginano che con quei soldi voglia tornare nel suo
paese, invece Babette li userà per dare una cena raffinatissima da lei cucinata
in memoria del reverendo di cui ricorre il centenario della nascita. Insomma
sarà un “ pranzo d’artista” per la raffinatezza delle pietanze preparate, il
servizio, la grazia, la maestria, cosicché,
per la prima volta nella loro vita,
gli abitanti del villaggio, vivranno
un’ esperienza sensuale e magica , unica e irripetibile.
Chiusa
la narrazione che ha avuto un happy end, si è aperto il sipario sui cibi
preparati dagli spettatori, non erano
brodo di tartaruga, né savarin né blinis demidoff, ma piatti che gli invitati
avevano fatto personalmente, dedicandoli
ad un’esperienza di viaggio, di vita, alla madre, all’amato, ad un
sogno, ad un pensiero, e “prendete e mangiatene tutti” sembrava di sentire dire a Babette, e noi così abbiamo fatto, con romantico
sottofondo di musiche suonate al pianoforte da Greta Malerba.
Ancora
una volta il CRT in questa sua rinnovata stagione, ospita un gruppo
teatrale, ALKAEST, fondato nel 1984 da
Marzia Loriga e Giovanni Battista Storti, qui
anche attore e regista, che fa della ricerca socio-culturale un’ esperienza da condividere con gli spettatori,
coinvolgendoli nella memoria, nel senso di appartenenza ai luoghi, per
ritrovare un’identità perduta, o solo
dimenticata, il senso delle cose semplici, la condivisione dell’Arte come patrimonio inestimabile dell’umanità.
Daria D.
Regia di Giovanni
Battista Storti
Interpreti:
Paui Galli
Lorena Nocera/Erika
Urban
Marco Pepe
Giovanni Battista
Storti
Al pianoforte Greta
Malerba
Maestra di cerimonia
Marzia Loriga
Sculture Roberta
Colombo
Spazio scenico
Valentina Tescari
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