Piccolo Teatro di Milano. Dal 4 febbraio al 16 febbraio 2014
Foto Fabio Lovino |
Laura
Marinoni con la sua bravura, il suo fisico e la sua bocca può dire e fare ciò
che vuole.
Dalla
bocca della Marchesa infatti, escono oscenità, perversioni, sarcasmi, ingiurie,
insolenze ed è un gran godimento per chi la ascolta e la guarda, almeno per me,
che, avendo fatto la tesi di Laurea su il Marchese de Sade era consapevole che la Marinoni incarnasse la perfetta libertina, sprezzante
dell’amore, di ogni sentimentalismo, dedita soltanto ai piaceri della carne e a
tramare sconcezze.
Il
sipario si apre su una stanza d’ospedale, luci al neon, una finestra a specchio
sul fondo, un tavolino su cui è posato un vaso di rose nere, un trespolo per la
flebo cui è attaccato il braccio di una
bella donna in parrucca del settecento e lingerie di seta. È la Marchesa
Merteuil che ricorda su quel letto altri letti, altri piaceri, altre
nefandezze, anche se sembra non risentire minimamente della situazione in cui
si trova. Perché un libertino sa e deve trovare
piacere in ogni cosa, senza barriere di sesso e di morale, l’importante è godere senza però far
partecipe il cuore.
Foto Fabio Lovino |
Ogni
tanto sentiamo come dei tuoni, e le luci al neon si fanno più forti, prendono
colori da luna park, da concerto rock, da fiera. E infatti è questa l’atmosfera
in cui la Marchesa e poi il Visconte di Valmont, interpretato dallo stesso
regista Valter Malosti, in pantaloni di
pelle, spolverino nero e parrucca bianca, si fanno le loro confidenze, cercano
nuove vittime ai loro piaceri, si denudano delle loro maschere per indossare
quelle di altri e scambiarsi i ruoli, formando così un quartetto immaginario, tanto per allargare gli
orizzonti del piacere.
Giusto,
il libertino è uomo e donna insieme, usa tutti i “buchi”, basta non servano per
procreare o per innalzare le lodi a Dio e al creato. Le mani giunte non tengono
il crocefisso ma qualcos’altro di più piacevole… I due personaggi si usano con
crudeltà e ironia, non c’è pietà, né commiserazione, “i sorrisi scoprono le
zanne”, “la virtù è una malattia”, come proclama anche de Sade “ Les malheurs de la vertu”.
Il
testo scritto nel 1982 da Müller è molto
forte, parole crudeli, tenebrose, ma
altamente poetiche, senza ipocrisie, finzioni, tutto graffia, fa male, brucia, ma è da qui che si ricava il piacere, secondo
il Visconte e la Marchesa.
E se
fossero pazzi e quello un letto di un manicomio? C’è che si crede Napoleone e
chi si crede de Sade a letto con la sua amorale Juliette sorella della
verginella Justine, la preda adatta per ogni libertino.
Foto Fabio Lovino |
La
Marchesa, da donna quale è, tiene testa al Visconte, possiede bellezza,
intelligenza e una grande personalità ma
anche durezza d’animo, gioca con il
trespolo come fosse un oggetto di piacere, esattamente come fa con il
libertino. E quando si toglie la
parrucca, la mascherata è ormai finita, sembra continuare a provare piacere,
con la sigaretta in bocca che aspira con
voluttà pronunciando una parola che
dalle sue labbra alita nell'aria con un sapore pericolosamente sensuale.
Si
consiglia lo spettacolo ad un pubblico di spiriti liberi.
Daria D.
QUARTETT
di Heiner Müller da Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos.
Nuova versione italiana di
Agnese Grieco e Valter Malosti
Regia di Valter Malosti
Laura Marinoni (Merteuil)
Valter Malosti (Valmont)
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