25 marzo, 2014

“La notte più lunga”. Un viaggio nel pensiero, cercando una verità. Di Paolo Leone


Roma, Teatro Cometa off. Fino al 30 marzo 2014

Un viaggio in treno, di notte, alla ricerca di se stessi. Un uomo, un attore che, smarrito il “centro della circonferenza”, perduto il capo nelle parole e nei personaggi pirandelliani, tenta con disperante capacità affabulatoria di coinvolgere nei suoi discorsi di vita i compagni di vagone. Se ci riuscirà non ci è dato saperlo. Il viaggio come metafora, come pretesto per dissertare, appunto pirandellianamente, sul senso della vita. Ha un senso, ha una logica, ha una verità? O è tutta una nostra costruzione, sovrastruttura codarda che crolla di fronte alla sofferenza, unica realtà capace, forse, di distoglierci dal vuoto dell’intelligenza? Di stazione in stazione, si passa in rassegna davvero non la vita di un uomo solo, ma dell’intera umanità. La solitudine vera, non essere capiti in ciò che tentiamo di condividere di noi stessi; il destino o piuttosto gli artifizi della nostra mente; la coscienza in cui così poco viviamo, presi da mille altre faccende vacillanti…coscienze formate sul nulla. Vissuti, noi tutti, da casi che non possiamo dominare. La morte, imponderabile, l’estrema precarietà e fragilità umana. Mentre tutto concorre a volerci spensierati. La felicità, cadùco istante.
Non ci è dato sapere se i compagni di viaggio nel vagone abbiano ascoltato. Quel che è certo è che Gino La Monica, nel suo straordinario monologo ammirato ieri sera, ci ha accompagnati con garbo in una stazione scomparsa dalle nostre carte di viaggio: Pensiero è il suo nome.
Dando corpo e voce (e che voce) al difficilissimo, quanto affascinante testo scritto da Emanuela Giovannini, in un’ora turbinosa di parole e concetti in cui solo a tratti si riesce a distinguere il Pirandello originale da un “pirandellismo” altrettanto efficace, fa salire gli spettatori su quel treno immaginario che corre verso riflessioni profonde a cui non si è più abituati, almeno in teatro. La menzogna come stile di vita…è la constatazione e, se vogliamo, l’ammonimento che ancora oggi (forse oggi più che mai) l’introspezione pirandelliana ci mette davanti agli occhi. Del resto, “non si dà mai il caso di dirla la verità, come quando la s’inventa”.

Il testo consente a un grande attore come La Monica una prova maiuscola, da ricordare, arricchita da espressioni e registri cangianti, con classe sopraffina, dall’umoristico al drammatico, al prosaico. Paradossalmente, l’aspetto più surreale di Pirandello a cui fa riferimento l’autrice, ispirato dalla bellissima novella “Di sera, un geranio” e che pervade buona parte del monologo, è quello che ci invita a considerare la realtà della vita, di cui sappiamo ben poco e ad accettarne il sottile equilibrio, la fragilità estrema.
Come paradossale è il fatto che per poter restituire al teatro il ruolo culturale di cui dovrebbe essere perno e che in Italia non è, bisogna andare in un teatro “off”. Ma questo è un altro discorso.

Eloquente è il saluto del personaggio interpretato da La Monica: “Io scendo alla prossima. Spero di non avervi tediati troppo con tutti i miei discorsi. E’ la vita, sapete che, a una certa età, comincia a traboccare da chi la vive e vuole essere detta, narrata, vuole che la si lasci andare. Buon proseguimento, cari signori. Ricordatevi di me, se volete”.
Se vogliamo, almeno una sera, magari in un piccolo teatro “off”, rendendo il giusto tributo ad un’autrice coraggiosa (di questi tempi) e ad un attore che ci riconcilia con l’arte del recitare. Chapeau.

Paolo Leone


La notte più lunga, di Emanuela Giovannini
Roma, Teatro Cometa off. Fino al 30 marzo
Con: Gino La Monica
Regia: Emanuela Giovannini; Musiche: Antonio Di Pofi; Scena: Fiammetta Mandich; Luci: Giovanna Bellini; Aiuto regia: Roberto Saura.

Ufficio stampa: Claudia Ragno.

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