10 marzo, 2014

“R III ∙ Riccardo Terzo” di William Shakespeare, traduzione e adattamento di Vitaliano Trevisan. Di Daria D.


Piccolo Teatro Strehler, Milano. Dal 4 al 23 marzo 2014

Alessandro Gassmann  si trasforma in  Frankenstein  per interpretare  Riccardo III di W. Shakespeare, e dà una bella mano di vernice  horror gotico alla regia che lui stesso firma.   Qualche volta   ci sembra di vedere anche i  personaggi della Famiglia Addams o quelli di “Pulp Fiction” di Tarantino. Possiamo dire che Gassmann ha portato il cinema a teatro? Senz’altro e sapete perché? Perché  oggi il teatro, per sopravvivere ha bisogno di prendere dal cinema le sue tecniche, i suoi accorgimenti,  le sue invenzioni, la sua magia virtuale, per distogliere la gente da uno schermo di computer,  da una chat di Facebook e di What’s Up. Vogliamo parlare allora di superiorità del cinema? Parliamone, io sto dalla sua parte. E forse anche Gassmann, ma non credo lo ammetterà mai, anche se la sua regia...
Non vi sto a ripetere la storia del capolavoro che Shakespeare scrisse a soli ventotto anni,  rischia pure di  essere  noiosa, con i suoi cinquantasette personaggi  difficili da ricordare, uno più malefico  dell’altro, invischiati fino al collo  nella Guerra delle Due Rose, che nome romantico!  se non fosse che tra tutti quei“gentiluomini e gentildonne” Shakespeare individua come l’Eroe, seppure negativo, Riccardo, Duca di Gloucester, che salirà al trono come Riccardo III.
Nel  buio di sotterranei, torri e chiese tutte le nefandezze di Riccardo III  vengono perpetrate a suon di maledizioni, spargimenti di sangue, teste mozzate, vendette, sete di potere, prepotenze cui nessuno, alla fine,  si sottrae.
Perché farne  un eroe di un personaggio  negativo?  Bella domanda. Perché gli attori prediligono interpretare i ruoli maledetti, soprattutto se ci sono lontani mille miglia.
Sì perché,  diciamolo pure, Gassmann, pur truccato da zombie, faccia bianca e sangue raggrumato, palandrana militare polverosa e consunta, il braccio destro fuori uso, gamba storpia, ma non sempre,  è troppo attraente  per essere un Riccardo III credibile. Ma…  ma… in questo sta la sua forza: rappresentare l'irrappresentabile per attirare quel pubblico che magari a teatro non ci va mai, o se ci va beh…  c’è caso che eviti Shakespeare come la peste, perché troppo “ inflazionato”, “datato”, privilegiando  magari autori senza molto talento, ma giovani e inclini alla sperimentazione.
Quindi Gassmann, dall’alto della sua statura e con l’avvenenza fisica che la natura gli ha dato, e non, grazie a Dio, gobba e gamba zoppa, ci va già pesante con i  riferimenti cinematografici, le esagerazioni, qualche modernità inutile nel linguaggio, la parola “cazzo”, per esempio,  che però suscita grande ilarità, con la scelta dei costumi, troppo diversi tra di loro, dal cappello piumato al vestito alla Jessica Rabbit di lady Ann, alla giacca e cravatta color bronzo  con tanto di sigaretta alla divisa nazista e qui mi si permetta  di scrivere   che ormai l’uso di quest’ultima  sta diventando noioso e inflazionato, e poco originale. Qualche volta potremmo vedere qualche divisa maoista o dell’ Armata Rossa tanto per cambiare, se proprio vogliamo alludere al potere sanguinario?
Gassmann che porta il peso malefico dell’Eroe, è bravo, ha momenti di humour, ma gli manca il tratto raffinato di chi seduce con la parola e cui  l’Autore tiene particolarmente,  proprio  per non farne un uomo scolpito con l’accetta, senza motivazioni psicologiche che diano varietà alla sua grande anche se diabolica personalità.
Il famoso monologo iniziale dell' “inverno del nostro scontento…” è un po’ messo in secondo piano, frettoloso, ci aspettavamo di più.
Particolarmente bella la scena in cui la Duchessa di York, lady Ann ed Elisabetta si trovano in un bosco oscuro, qui non c’è esagerazione, desiderio di strafare, le parole di Shakespeare ci giungono pesanti, dense, poetiche e ci rimangono dentro, anche perché Paila Pavese, Sabina Knaflitz e Marta Richeldi sono molto brave, più dei loro colleghi maschi.
Che dire, per concludere?  Che Gassmann ha messo molto impegno, il suo talento, la sua voglia giovane di affrontare un’opera tanto “mostruosa” e questo gli va riconosciuto, ma forse ha dato un po' troppo peso  al lato entertaining .
“... non so adulare e inchinarmi, sorridere in faccia, agli uomini, lisciare, fingere e ingannare, essere tutto inchini...”.

Daria D.


R III ∙ Riccardo Terzo
di William Shakespeare, traduzione e adattamento di Vitaliano Trevisan
con (in ordine di apparizione)
Alessandro Gassmann (Riccardo)
Manrico Gammarota (Tyrrel)
Mauro Marino (Edoardo, Stanley, Margherita)
Marta Richeldi (Elisabetta)
Giacomo Rosselli (Rivers, Catesby)
Marco Cavicchioli (Clarence, Hastings)
Sabrina Knaflitz (Anna)
Sergio Meogrossi (Buckingham)
Emanuele Maria Basso (Richmond, Sindaco)
e con la partecipazione di
Paila Pavese (Duchessa di York)
ideazione scenica e regia Alessandro Gassmann
scene Gianluca Amodio, costumi Mariano Tufano
musiche originali Pivio& Aldo De Scalzi
light design Marco Palmieri, videografia Marco Schiavoni
produzione Teatro Stabile del Veneto, Fondazione Teatro Stabile di Torino, Società per Attori
con la partecipazione produttiva di “LuganoInScena”

Foto di scena Federico Riva

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