Piccolo Teatro Strehler, Milano. Dal 4 al 23 marzo 2014
Alessandro Gassmann
si trasforma in Frankenstein per interpretare Riccardo III di W. Shakespeare, e dà una
bella mano di vernice horror gotico alla
regia che lui stesso firma. Qualche
volta ci sembra di vedere anche i personaggi della Famiglia Addams o quelli di
“Pulp Fiction” di Tarantino. Possiamo dire che Gassmann ha portato il cinema a
teatro? Senz’altro e sapete perché? Perché
oggi il teatro, per sopravvivere ha bisogno di prendere dal cinema le
sue tecniche, i suoi accorgimenti, le
sue invenzioni, la sua magia virtuale, per distogliere la gente da uno schermo
di computer, da una chat di Facebook e
di What’s Up. Vogliamo parlare allora di superiorità del cinema? Parliamone, io
sto dalla sua parte. E forse anche Gassmann, ma non credo lo ammetterà mai,
anche se la sua regia...
Non vi sto a ripetere la storia del capolavoro che
Shakespeare scrisse a soli ventotto anni,
rischia pure di essere noiosa, con i suoi cinquantasette
personaggi difficili da ricordare, uno
più malefico dell’altro, invischiati
fino al collo nella Guerra delle Due
Rose, che nome romantico! se non fosse
che tra tutti quei“gentiluomini e gentildonne” Shakespeare individua come
l’Eroe, seppure negativo, Riccardo, Duca di Gloucester, che salirà al trono
come Riccardo III.
Nel buio di
sotterranei, torri e chiese tutte le nefandezze di Riccardo III vengono perpetrate a suon di maledizioni,
spargimenti di sangue, teste mozzate, vendette, sete di potere, prepotenze cui
nessuno, alla fine, si sottrae.
Perché farne un
eroe di un personaggio negativo? Bella domanda. Perché gli attori prediligono
interpretare i ruoli maledetti, soprattutto se ci sono lontani mille miglia.
Sì perché,
diciamolo pure, Gassmann, pur truccato da zombie, faccia bianca e sangue
raggrumato, palandrana militare polverosa e consunta, il braccio destro fuori
uso, gamba storpia, ma non sempre, è
troppo attraente per essere un Riccardo
III credibile. Ma… ma… in questo sta la
sua forza: rappresentare l'irrappresentabile per attirare quel pubblico che
magari a teatro non ci va mai, o se ci va beh…
c’è caso che eviti Shakespeare come la peste, perché troppo “
inflazionato”, “datato”, privilegiando
magari autori senza molto talento, ma giovani e inclini alla
sperimentazione.
Quindi Gassmann, dall’alto della sua statura e con
l’avvenenza fisica che la natura gli ha dato, e non, grazie a Dio, gobba e
gamba zoppa, ci va già pesante con i
riferimenti cinematografici, le esagerazioni, qualche modernità inutile
nel linguaggio, la parola “cazzo”, per esempio,
che però suscita grande ilarità, con la scelta dei costumi, troppo
diversi tra di loro, dal cappello piumato al vestito alla Jessica Rabbit di
lady Ann, alla giacca e cravatta color bronzo
con tanto di sigaretta alla divisa nazista e qui mi si permetta di scrivere
che ormai l’uso di quest’ultima
sta diventando noioso e inflazionato, e poco originale. Qualche volta potremmo
vedere qualche divisa maoista o dell’ Armata Rossa tanto per cambiare, se
proprio vogliamo alludere al potere sanguinario?
Gassmann che porta il peso malefico dell’Eroe, è bravo,
ha momenti di humour, ma gli manca il tratto raffinato di chi seduce con la
parola e cui l’Autore tiene
particolarmente, proprio per non farne un uomo scolpito con l’accetta,
senza motivazioni psicologiche che diano varietà alla sua grande anche se
diabolica personalità.
Il famoso monologo iniziale dell' “inverno del nostro
scontento…” è un po’ messo in secondo piano, frettoloso, ci aspettavamo di più.
Particolarmente bella la scena in cui la Duchessa di
York, lady Ann ed Elisabetta si trovano in un bosco oscuro, qui non c’è
esagerazione, desiderio di strafare, le parole di Shakespeare ci giungono
pesanti, dense, poetiche e ci rimangono dentro, anche perché Paila Pavese,
Sabina Knaflitz e Marta Richeldi sono molto brave, più dei loro colleghi
maschi.
Che dire, per concludere?
Che Gassmann ha messo molto impegno, il suo talento, la sua voglia
giovane di affrontare un’opera tanto “mostruosa” e questo gli va riconosciuto,
ma forse ha dato un po' troppo peso al
lato entertaining .
“... non so adulare e inchinarmi, sorridere in faccia,
agli uomini, lisciare, fingere e ingannare, essere tutto inchini...”.
Daria D.
R III ∙ Riccardo Terzo
di William Shakespeare, traduzione e adattamento di Vitaliano Trevisan
con (in ordine di apparizione)
Alessandro Gassmann (Riccardo)
Manrico Gammarota (Tyrrel)
Mauro Marino (Edoardo, Stanley, Margherita)
Marta Richeldi (Elisabetta)
Giacomo Rosselli (Rivers, Catesby)
Marco Cavicchioli (Clarence, Hastings)
Sabrina Knaflitz (Anna)
Sergio Meogrossi (Buckingham)
Emanuele Maria Basso (Richmond, Sindaco)
e con la partecipazione di
Paila Pavese (Duchessa di York)
ideazione scenica e regia Alessandro Gassmann
scene Gianluca Amodio, costumi Mariano Tufano
musiche originali Pivio& Aldo De Scalzi
light design Marco Palmieri, videografia Marco Schiavoni
produzione Teatro Stabile del Veneto, Fondazione Teatro Stabile di Torino,
Società per Attori
con la partecipazione produttiva di “LuganoInScena”
Foto di scena Federico Riva
Bellissimo articolo!
RispondiEliminaGrazie Daria, fai venire voglia di andare a vederlo.
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