06 aprile, 2014

“Désirs”. I desideri che prendono vita al Crazy Horse. Di Stefano Duranti Poccetti


Crazy Horse, Parigi. Mercoledì 2 aprile 2014

A dire il vero, io e il mio collega Luca Scalfi, non sapevamo di preciso cosa aspettarci quando siamo entrati al “Crazy Horse”; certo, sapevamo che si trattava di uno dei più importanti cabaret di Parigi, ma ciò che sarebbe avvenuto al suo interno era per noi un mistero che si sarebbe dovuto rivelare da lì a poco.
Siamo così entrati in questo suggestivo locale, aperto nel 1951, ci siamo seduti al nostro tavolino, circondati da grande eleganza – naturalmente, noi che ci troviamo a restare a Parigi solo per qualche mese, non avevamo una gran scelta di guardaroba e ci siamo così accontentati di entrare al cabaret con un abbigliamento tra lo sportivo e l’elegante – e abbiamo così atteso l’inizio dello spettacolo, o meglio, degli spettacoli. Ci sono stati offerti, con grande gentilezza da parte dell’ufficio stampa, due bicchieri di champagne e sorseggiandoli ci siamo finalmente resi conto che la serata stava per avere inizio, le luci spente ne sono state il preavviso.

Désirs”, questo il nome della serie degli shows che abbiamo visto nel cabaret parigino, per la direzione di Philippe Decouflé e per la direzione artistica di Ali Mahdavi. Si tratta di una serie di numeri posti sotto un denominatore comune: “Desideri”, appunto, quei desideri espressi dalle protagoniste della scena: le splendide ballerine del cabaret, che grazie alle loro danze, alla loro estrosa gestualità, alla loro, perché no?, seducente bellezza, rendono reali sogni, seduzioni, amori… questo tramite shows sensuali e divertenti. Molti i numeri presentati in scena ed è per questo che non potrò parlare di tutti. 

Sicuramente parlerò di come tutto è cominciato, con “God save our bareskin”, dove una serie di ballerine seminude, vestite con costumi, molto sensuali, da soldatesse, marciano sul palcoscenico, sapendo brillantemente prendere in giro la guerra tramite la nudità. In effetti la nudità del Crazy Horse non è mai volgare e priva di significato, ma è messa in scena con eleganza e spesso per richiamare determinati concetti, come in questo caso, dove la marcia ironica delle danzatrici sembra volere prendere letteralmente per i fondelli i soldati in guerra. Altro riferimento contenutistico non irrilevante sta in “Crisis! What crisis?”, dove, parlando della crisi di Wall Street del  ’29, sembra che si voglia parlare della nostra stessa crisi odierna. In ogni caso la danzatrice in scena non sembra pensare molto alla crisi, se offre al pubblico uno spogliarello elegantissimo e tornito di grande sensualità, movendosi sul palcoscenico consapevole della sua straordinaria carica erotica. È come se volesse dirci: “Cosa ce ne importa della crisi se abbiamo la sensualità?”. Dopo tutto i beni materiali non sono la cosa più importante e finché avremo le figure della donna e della seduzione, beh, finché avremo questi aspetti si
può dire che avremo veramente tutto!


Tra gli altri numeri delle danzatrici, di gruppo o solistici, ne troviamo anche uno al maschile che vale la pena di segnalare. Non si tratta né di spogliarelli né di marce di corpi seminudi sul palco, si tratta di (rullo di tamburi) Roman & Slava, due gemelli che danzano il tip tap e che ci dimostrano tutta la loro abilità tecnica e mimica, strappandoci anche non poche e divertenti risa.
Una serata veramente piacevole quella al Crazy Horse, in cui un plauso va alle protagoniste della scena, le danzatrici del cabaret, tra le quali, è curioso dirlo, vi si annovera anche un’italiana, Gloria di Parma. D’altra parte anche il corpo di ballo francese non può rimanere indifferente al fascino e alla bellezza della nostra Penisola.

Per rimanere in clima italiano, andate a vedere, fino all'11 aprile all'Espace Purgatoire di Parigi, le foto in mostra di Riccardo Tinelli alle ballerine del Crazy Horse.

Stefano Duranti Poccetti


Désirs
Philippe Decouflé, direzione
Ali Mahdavi, direzione artistica
Fred Pallem e Philippe Katerine, musica
Fifi Chachnil e Poupie Cadolle, stilisti
Hilton MacConnico, grafica del poster ufficiale
Con le ballerine del corpo di ballo del Crazy Horse


Grazie a Valérie Milgen

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